Mario Monti non riuscirà a convincere Angela Merkel e Nicolas Sarkozy che grazie alla manovra ora l’Italia sta meglio. A sostenerlo è Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e professore di Economia all’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Oggi il presidente del Consiglio italiano si incontrerà a Parigi con il presidente francese Sarkozy, mercoledì sarà a Berlino per i colloqui bilaterali con la Merkel mentre il 18 gennaio decollerà per Londra, dove lo attende un vertice con il premier inglese David Cameron. L’obiettivo è dimostrare all’Europa che sono finiti i motivi per temere l’Italia. In un’intervista a IlSussidiario.net, Forte spiega però che Sarkozy e la Merkel, nel cui prossimo futuro ci sono delle sfide elettorali molto impegnative, si rifiuteranno di ammorbidire le richieste Ue nei confronti dell’Italia, che la manovra Monti non è in grado di soddisfare. La portata del decreto “salva Italia” è soltanto di 15 miliardi di euro, pari all’1% del Pil, e non è quindi sufficiente a dimostrare che il nostro Paese sia fuori pericolo. Soprattutto dopo che, come afferma Forte, “negli ultimi mesi del governo Berlusconi la situazione italiana era stata descritta come disastrosa, esagerando le difficoltà con il solo scopo di cacciare il Cavaliere”.



Professor Forte, Monti riuscirà a rassicurare l’Europa?

Non conosciamo ancora l’esito della serie di incontri che iniziano oggi, ma se guardiamo ai dati di fatto Monti non ha margini di successo. Nei confronti degli inglesi, il nostro premier non è in grado di garantire qualcosa che dipende sostanzialmente dalla decisione di Bce e Fondo Europeo di Stabilità. La Francia e soprattutto la Germania non recederanno di un millimetro dalle linee adottate finora, perché non sono in grado di rinegoziarle in quanto non ne hanno la forza politica. Sia la Merkel sia Sarkozy si avviano verso le elezioni, e quindi ulteriori concessioni all’Italia non sono possibili. Le visite di Monti quindi non porteranno a nessun risultato pratico. La vera questione aperta è il patto per la riduzione del debito. L’Italia lo dovrà firmare entro marzo, e già da quest’anno sarà obbligata a promettere di attuare dei tagli al bilancio che non sarà in grado di mettere in pratica. Ciò potrebbe portare il nostro Paese a diventare insolvente, finendo così sotto osservazione.



Quali saranno le conseguenze dello stato d’insolvenza?

Il rischio maggiore è che ciò accresca notevolmente lo spread dei nostri titoli, e occorrerebbe quindi prendere fin da subito delle contromisure. Gli incontri bilaterali di Monti sono finalizzati a questo, ma in realtà porteranno soltanto a constatare che in Europa regna l’incapacità decisionale in quanto i suoi due leader, la Merkel e Sarkozy, vanno alle elezioni e rischiano di perderle. Le strutture dell’Europa non sono ancora state costruite e se ciò avverrà in ritardo, nel frattempo avremo un periodo di interregno difficile nel quale tutto dipenderà dalle decisioni della Bce.



Nell’intervista a “Le Figaro”, Monti ha affermato che “due Paesi su 27, anche se sono i più grandi, non possono decidere per tutti gli altri”. Che cosa ne pensa di questa dichiarazione?

L’affermazione di Monti è matematicamente sbagliata. Francia e Germania, insieme ai loro alleati, dotati non a caso di una situazione finanziaria mediamente migliore degli altri Paesi, hanno la maggioranza dei voti nel Consiglio dei ministri dell’Eurozona. Dell’alleanza franco-tedesca fanno infatti parte Belgio, Olanda, Lussemburgo, Austria e Finlandia. E nel Consiglio europeo la Francia ha lo stesso numero di seggi dell’Italia, ma la Germania ne ha di più di Spagna, Grecia e Portogallo messi assieme. Quindi è sbagliato affermare che Francia e Germania non possono decidere da sole, in quanto gli altri Paesi di fatto hanno consegnato loro una delega in bianco.

Che cosa lega il blocco degli alleati di Francia e Germania?

Una stretta interconnessione economica, legata anche dal fatto che tra questi Stati non esistono barriere. Mentre l’Italia è divisa dal resto dell’Europa dalle Alpi, tra Francia, Germania, Belgio e Paesi Bassi non esistono sono confini fisici. La conseguenza è che il commercio, le economie e le banche di questi Paesi sono strettamente intrecciate, al punto da costituire un’unica entità omogenea. In questi sette Paesi esiste un’integrazione “fisica” tra le imprese, le assicurazioni, le società di trasporti e dell’energia. A ciò si aggiunge una vicinanza culturale, che lega Francia e Belgio da un lato e Germania e Paesi Bassi dall’altra. Mentre spezzato lo storico asse Roma-Berlino-Vienna, l’Italia rimane da sola.

Monti però può contare su una manovra “lacrime e sangue” che rimette ordine nei nostri conti pubblici…

Non è così, e gli unici a non averlo capito in Italia sembrano essere i giornalisti del Corriere della Sera. Non esiste una magia per cui, siccome Monti è un professore della Bocconi e non racconta le barzellette come Berlusconi, allora è per forza in grado di risolvere il problema del nostro debito pubblico. Monti può stare più simpatico di Berlusconi, ma i dati di fatto della nostra economia sono altri. L’Italia dovrà cercare di ottenere una maggiore credibilità al di fuori dell’Eurozona. Il vero compito di Monti dovrebbe essere quindi quello di convincere Gran Bretagna, Giappone e Stati Uniti del fatto che la manovra è in grado di risolvere i problemi della finanza pubblica italiana. Purtroppo il governo Monti ha un grosso handicap, determinato proprio da coloro che più di tutti lo hanno voluto.

Di quale handicap si tratta?

L’attuale esecutivo è nato da una crisi politico-finanziaria in gran parte creata esagerando la nostra situazione, cioè facendo credere che le difficoltà dell’Italia erano enormi, mentre in realtà non era così. Peccato però che i provvedimenti del governo Monti valgono in totale soltanto 15 miliardi netti di euro, con un aggiustamento pari all’1% del Pil. Non ci voleva un professore della Bocconi per realizzare una manovra “da idraulico”. Dopo avere dichiarato per settimane che la situazione italiana era tragica, e avere chiamato “salva Italia” un decreto di portata così limitata, non è facile in tutto il mondo e convincere gli inglesi e gli americani, ma anche i cinesi, i giapponesi e gli indiani, che adesso il nostro Paese sta bene mentre prima stava male.

Come è possibile cambiare questa situazione?

Certo non aumentando le tasse, bensì attraverso la crescita e le liberalizzazioni. Se la coalizione politica fosse omogenea, sarebbe possibile realizzare le riforme strutturali necessarie. Mentre abbiamo un governo che si regge su tutti i volonterosi, che dal punto di vista delle idee sui contratti di lavoro, sulla libertà di mercato e sulla gestione delle imprese pubbliche hanno delle distanze estremamente rilevanti.

(Pietro Vernizzi)

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