Esiste un voto cattolico? Alla vigilia del dibattito vice-presidenziale è legittimo chiederselo. E – quantomeno a prima vista – verrebbe subito da dire di no, considerato che entrambi i candidati si professano cattolici praticanti e siedono su sponde opposte. Ed è la prima volta che qualcosa del genere accade nella storia americana. Vedremo cosa succederà giovedi sera, ma intanto proviamo a capire da dove vengono fuori due politici come Joe Biden e Paul Ryan tirati su a “casa e Santa romana chiesa”.



Storicamente il mondo cattolico americano, per lunghi decenni e in larga misura, si è riconosciuto nelle istanze democratiche. Diritti umani e impegno sociale sono sempre stati cavalli di battaglia dei democrats che anche i cattolici americani hanno cavalcato.

Fino al 1973, “Roe vs Wade”, ovvero la legalizzazione dell’aborto, il grande e profondo spartiacque sociale e politico d’America. Quando la Corte suprema si pronunciò il mondo si spaccò in due e continua a farlo almeno ogni quattro anni quando c’è da eleggere il presidente. Ci sono tante cose che influenzano il voto dei cattolici, ma l’aborto sembra rubare la scena a tutte le altre. Perché?



Se chiedessimo “perché” ad un cattolico americano ci vedremmo rivolgere uno sguardo tra il perplesso e lo sbigottito, come quello della mia povera mamma quando le domandai come avesse fatto a sacrificarsi per anni assistendo il nonno paralizzato: perché è la vita! La sacralità della vita è centrale. Senza rispetto della vita nella sua forma iniziale non ci può essere nient’altro.

Questo è un paese di grandi contraddizioni. Se ne accorge anche un cieco. Ma è anche un paese di grandi passioni ideali. Come diceva don Luigi Giussani, l’America è un adolescente che si innamora e si indiavola senza mezze misure. Ed è cosi preda dei propri sentimenti che non fa in tempo a diventare ideologico. Almeno fino ad ora.



Anche questa della sacralità della vita è una grande contraddizione. Già, perchè in America abbiamo ancora la pena di morte. Gli Stati Uniti se ne stanno nel bel mezzo di un elenco di paesi che va dalla Cina all’Iran, dalla Corea del Nord all’Arabia Saudita… E se è vero che ai 50 milioni e più di aborti da Roe vs Wade in poi si oppongono all’incirca 1.500 esecuzioni capitali, è pur vero che la sacralità della vita non la si può misurare a peso.

Ma la pena capitale non è a tema. Nessuno la metterà a tema, nè i candidati vice-presidenti cattolici, nè il presidente protestante o lo sfidante mormone. Perché la maggioranza degli americani la vuole. Ma tanti cattolici sono/sarebbero disposti ad usare il proprio voto per un candidato “pro life”, a prescindere dal resto delle sue convinzioni ed azioni. E’ per questo che per tanti Barack Obama è un “no” senza possibili remissioni, e Mitt Romney è pesantemente “under scrutiny”, vigilato speciale, perchè il suo anti-abortismo sembra far acqua su troppi fronti. Allora?

Allora capita che in queste elezioni del 2012 il fattore “pro life” potrebbe non avere un paladino adeguato lasciando tanti credenti smarriti di fronte ad una scelta “impossibile”.

Come voteranno questi – all’incirca – sessanta milioni di cattolici americani? Voteranno scegliendo il “danno minore”, colui che sembra essere più vicino a loro sul grande tema dell’aborto o si asterranno? O forse riterranno che quel che conta davvero quest’anno è solo la crisi economica puntando tutto su un laico pragmatismo e mettendo da parte i loro valori ideali?

Sarebbe bello giovedi sera sentire Biden o Ryan parlare della Libertas Ecclesiae. Sapranno di cosa si tratta?