Nel quadro del nuovo rapporto Ue sulle adesioni, rientrano anche Kosovo e Serbia. Quest’ultimo Paese ha inoltrato richiesta da tempo, regolarmente respinta. E così è anche adesso: l’Unione europea chiede infatti sensibili e concreti passi avanti verso la regolarizzazione dei suoi rapporti con il Kosovo. Un destino, quello dei due Paesi, che a quanto pare continua a legarli in modo indissolubile. Per il Kosovo invece la Ue chiede di accelerare i tempi di adesione. Secondo la giornalista bosniaca Azra Nuhefendic, contattata da Ilsussidario.net sarà difficile che la Serbia accetti le condizioni poste dall’Europa: “Al momento sono tornati al potere gli stessi nazionalisti che ispirarono le guerre degli anni 90. L’attuale presidente serbo tiene il piede in due scarpe: Europa, ma anche Russia”. L’ingresso nell’Unione europea, spiega Azra Nuhefendic, sarebbe una benedizione per tutti i Paesi balcanici, perché porrebbe fine alle dispute sui confini tutt’oggi aperte. “Il problema è che nei Balcani si gioca una partita a tre tra Russia, Stati Uniti e Unione europea”.



L’Unione europea si dice tranquilla che il Kosovo possa aderire anche se ben cinque Paesi membri non hanno mai riconosciuto la sua indipendenza, Paesi importanti come la Spagna. 

Paesi come la Spagna non riconoscono il Kosovo non perché sono interessati alla sua situazione, ma perché temono che quello che è successo alla Serbia e allo stesso Kosovo cioè lo smembramento delle unità nazionali, possa succedere anche a loro. Ricordiamoci dei problemi che la Spagna ha con i Paesi baschi. 



Un interesse nazionalistico dunque.

Tutte le nazioni creano la propria politica estera partendo dai propri interessi. Non crediamo che la politica estera sia fatta in base ad autentiche esigenze di solidarietà fra le nazioni. Sono solo interessi politici ed economici che sono collegati fra loro. Questo nonostante la decisione di creare lo stato del Kosovo sia stata fortemente sostenuta dalla stessa Unione europea.

Può essere, nel caso di altri Paesi della Ue che non riconoscono il Kosovo, un fatto di amicizia con la Serbia?

Anche, ma è un eufemismo perché i rapporti di amicizia tra nazioni sono solo rapporti economici. Anche nel caso dell’Italia. Quando si parla in pubblico di supporto, di tradizionale amicizia tra Italia e Serbia sono solo interessi economici, pensiamo alla Fiat che ha in Serbia fabbriche e stabilimenti. Questi sono i legami di amicizia tra i Paesi.



L’Unione europea ha chiesto alla Serbia di fare passi in avanti per arrivare a rapporti stabili con il Kosovo, pensa che accetterà?

Dubito che la Serbia farà passi avanti nelle relazioni con il Kosovo. In Serbia dopo le ultime elezioni sono di nuovo al potere gli stessi nazionalisti che avevano condotto le guerre degli anni 90 come il presidente neo eletto che di recente ha fatto visita in Italia. Lui è schierato contro il Kosovo. Dice sì all’Europa, ma anche alla Russia. La Serbia gioca fra due ruoli opposti.

Come è la situazione attuale nel Kosovo? Si sa che ci sono sempre problemi con la minoranza serba che vi risiede.

Il Kosovo non è un problema recente, tutto è partito dal Kosovo, anche la guerra degli anni 90. Negli ultimi anni dal 1999 quando la Nato bombardò la Serbia costringendola a firmare la pace che ha dato vita al Kosovo la situazione è sempre peggio per i serbi che vi risiedono. Anche prima della guerra in Kosovo la maggioranza era albanese nel 98% della popolazione. Oggi sono ancora di più. Si gioca un gioco politico sporco perché tramite questi esponenti della minoranza serba in Kosovo si propone un’altra divisione. 

 

Cioè?

 

I serbi che hanno cominciato le guerre degli anni 90 con la pretesa di avere il Kosovo, la Bosnia e parte della Croazia adesso sarebbero più che felici di avere una parte del Kosovo, quella del nord. Ma se si fa questa nuova spartizione si pone un altro problema perché anche nel sud della Serbia c’è una maggioranza albanese. E questa nuova balcanizzazione può andare avanti all’infinito

 

L’Unione europea che tipo di interventi ha fatto per risolvere la questione?

 

Non ha mai fatto interventi seri. L’Unione europea non ha mai avuto un fronte unito per risolvere i problemi non solo quelli del Kosovo ma nei Balcani in generale e questa divisione è basata su interessi economici ed è ancora molto evidente. C’è poi un altro problema.

 

Quale?

 

In Kosovo ci sono forti interessi americani. Sono stati loro a fare pressione sugli altri per accettare l’indipendenza del Kosovo e ancora adesso fanno pressioni per riconoscere questa indipendenza. Poi ci sono gli interessi russi. E’ un gioco a tre, fra Ue, Russia e Stati Uniti.

 

Qual è l’interesse americano specifico nel Kosovo?

 

Non ho dati precisi, ma anni fa ancora quando ancora era presidente George Bush Jr. si parlava della costruzione di un gasdotto nel Kosovo. Per questo credo insistano nel voler controllare il Paese. Nel Kosovo c’è una delle più grandi basi militari americane: sono venuti nel Kosovo per rimanerci.

 

E i russi, tradizionali alleati della Serbia?

 

I russi hanno anche loro i propri interessi. Di recente per contrapporsi agli americani hanno cominciato a costruire una base in Serbia molto vicina al confine con il Kosovo dicendo che si tratta di una base per interventi nei casi di disastri naturali ma è solo un eufemismo.

 

Per la penisola balcanica quanto sarebbe importante una adesione di tutti i suoi Stati alla ue?

 

Sarebbe importantissimo perché una volta nella Ue non si toccano più i confini e tutti i problemi reali sono per i confini. Tutto il resto, religione e nazionalità sono pretesti per riorganizzare, ritagliare e ridisegnare i confini. E poi si risolverebbero tanti problemi sociali ed economici.