Peer Steinbrueck, candidato dall’SPD come sfidante del Cancelliere per le elezioni del prossimo anno, ha attaccato Angela Merkel per la sua politica europea basata sull’austerity. Dopo avere promesso che “non sarà una campagna noiosa”, ha criticato la maggioranza per le sue spaccature interne e sottolineato che la SPD garantirà una maggiore uguaglianza grazie a una “rinascita dell’economia sociale di mercato”. IlSussidiario.net ha intervistato Gian Enrico Rusconi, politologo, docente nell’Università di Torino, per un commento sulla figura di Steinbrueck e su questi primi scampoli di campagna elettorale tedesca.



Professor Rusconi, come valuta la scelta di candidare Steinbrueck?

E’ la personalità migliore che la SPD potesse presentare. E’ la figura socialdemocratica che ha la maggiore competenza ed esperienza di governo, perché è stato al fianco della Merkel come ministro dell’Economia quando c’era la grande coalizione. E’ un personaggio non raro nella socialdemocrazia, che noi diremmo un tecnico, anche se ha fatto la carriera dentro al partito.



Appena candidato ha subito polemizzato con la CDU …

Come figura è molto imponente, con un tono aggressivo che non in campagna elettorale non guasta. E ha tirato fuori le unghie contro la Merkel in modo piuttosto pesante, anche se a suo tempo i due si intendevano. Il periodo più felice della Merkel del resto è stato quello della Grosse Koalition, con il paradosso finale che sul piano elettorale la CDU ha guadagnato e la SPD ha pagato perché è stata una politica di rigore ante litteram. La Merkel dovrebbe ricordarsi che il primo a portare avanti una politica di rigore è stato il socialdemocratico Schroeder, e poi la Grosse Koalition.



A quali modelli si ispira Steinbrueck?

Il suo modello è Helmut Schmidt, il grande cancelliere che venne dopo Willy Brandt. Un personaggio che non entusiasmava certo quella parte dei socialdemocratici che è più visionaria, socialista, solidarista. Al contrario, per la corrente Schmidt-Steinbrueck è molto importante l’aspetto del governare con competenza. La Merkel avrà quindi davanti un contendente di sinistra, ma che è lontano mille miglia dall’essere un sinistrorso alla Vendola, e rappresenta quindi l’avversario più difficile da battere.

Per quali motivi?

Di questi tempi, la Merkel gode di un consenso trasversale, la sua politica è sostenuta dai sindacati, proprio grazie al fatto di avere una posizione intermedia. Lo stesso Steinbrueck però ha criticato in maniera feroce gli estremisti che sostengono l’uscita dall’euro da parte della Germania.

E quindi? 

Steinbrueck non farà appello alle utopie, condurrà una campagna elettorale molto concreta. Si distinguerà per una politica di apertura verso l’Europa ma con moderazione, perché la SPD è d’accordo con la linea Monti-Draghi ma sempre con cautela. In Germania non c’è infatti un’alternativa radicale all’austerity della Merkel, ma semplicemente un allentamento di alcune posizioni pur restando nell’ambito di una politica di rigore.

 

Nel caso di una vittoria di Steinbrueck, che cosa cambierebbe per la Germania, l’Europa e l’Italia?

 

Ci sarebbe un avvicinamento maggiore alla linea europea di Draghi, Hollande e Monti. Tre personaggi che sembrano essere identici perché hanno tutti e tre un interlocutore forte come la Merkel. Se al suo posto ci fosse Steinbrueck, caratterizzato da una certa maggiore elasticità, emergerebbero di più anche le differenze tra il presidente della Bce e il presidente francese. Resta tutto da vedere se Steinbrueck riuscirà a battere la Merkel. Ma di certo la SPD non rovescerebbe la sua politica, bensì si limiterebbe a una maggiore sintonia con la Bce; sempre però senza esagerare.

 

Quali sono infine le sue considerazioni a 22 anni dall’unificazione tedesca?

 

L’operazione è riuscita. Ha avuto torto chi parlava di Quarto Reich, ma anche la retorica ottimistica di Helmut Kohl si è dimostrata a sua volta esagerata. Oggi comunque non esiste più una questione legata alla ex DDR. Esistono problemi strutturali, ci sono zone più e meno sviluppate, e soprattutto una profonda eredità culturale del comunismo. Sul piano economico i problemi sono stati ben superati, 40 anni di comunismo non sono uno scherzo eppure sembrano appartenere a un lontano passato.

 

(Pietro Vernizzi)