Khamis Gheddafi, figlio minore dell’ex rais, già dato per morto nel 2011, sarebbe stato ufficialmente catturato oggi dalle truppe dei lealisti nella battaglia di Bani Walid e sarebbe successivamente morto per le ferite riportate. Khamis, settimo e più giovane figlio del Colonnello deceduto esattamente un anno fa, era a capo della trentaduesima Brigata nei giorni della repressione degli insorti e sarebbe stato scovato dalla divisione Httin durante la battaglia di Bani Walid. La notizia sarebbe stata confermata dal leader del parlamento Mohamed Magarief alla televisione Al Arabiya. L’ultima roccaforte dei lealisti è in fiamme dopo l’assalto delle forze delle governative: il bilancio del raid, in cui sarebbe morto anche l’ex portavoce del regime, Mussa Ibrahim, parla adesso di 11 morti e 122 feriti. Strenuo difensore di Gheddafi, Ibrahim, durante i mesi della guerra in Libia, era il volto più noto della resistenza per i suoi interventi in televisione attraverso i quali difendeva le ragioni del Rais. Proprio nel giorno dell’anniversario della morte di Gheddafi, l’ex portavoce sarebbe stato fermato da forze governative a Tarhuna, a circa settanta chilometri a sud della capitale. Ibrahim avrebbe ricevuto l’alt ad un check-point sulla strada che porta da Tripoli proprio verso la roccaforte del Colonnello di Bani Walid, sotto assedio da giorni da parte di milizie ex rivoluzionarie e teatro di violenti scontri nei giorni scorsi. La notizia della sua cattura, circolata in mattinata, è stata poi confermata da una nota dell’ufficio del primo ministro designato, Ali Zeidan. Magarief, che incontrano nella capitale l’ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Buccino ha fatto sapere che, oltre al portavoce Ibrahim, sono stati arrestati anche altro esponenti delle forze fedeli a Gheddafi. La cattura di Ibrahim è stata annunciata e smentita più volte nell’ultimo anno e in molti chiedono che venga mostrata una foto che provi l’arresto dell’ex portavoce. Giovane e ambizioso, il trentottenne Ibrahim che per anni ha studiato nel Regno Unito, è stato il volto più occidentale del Regime del Rais e “cane de da guardia” dei giornalisti stranieri ospiti all’Hotel Rixos nei giorni della repressione e della rivolta.
La Libia, dunque, non è ancora del tutto libera, come ha fatto sapere Magarief in un discorso notturno che condannava le violenze intorno a Bani Walid incendiata dagli scontri con i ribelli nonostante il cessate il fuoco di 48 ore imposto dal Governo per permettere la fuga ai civili rimasti. Magarief a capo del primo Parlamento democraticamente eletto da oltre 40 anni ha anche denunciato “ritardi e negligenze” nella formazione di un esercito e di una polizia nazionale, nel controllo delle armi e nell’integrazione degli ex combattenti in istituzioni statali.