La giornata di ieri è stata monopolizzata dall’attesa per il dibattito. Per Obama è una chance decisiva per invertire il trend, per Romney l’occasione di mettere un tassello in più per completare la rimonta. I democratici arrivano al dibattito con le vele sgonfie, i repubblicani con il vento in poppa. Noi, alla fine, abbiamo accettato l’invito della nostra hostfamily di vedere il dibattito assieme a loro. Al comitato invece è stata una giornata interlocutoria: tutta l’attenzione è concentrata sul reclutamento di nuovi volontari. Attività che si svolge in due modi: chiamando a tappeto tutti che quelli che hanno donato anche un solo euro al candidato democratico o che si sono registrati alle elezioni come democratici e con i classici banchetti per strada, proprio come quelli che si fanno dalle nostre parti.



La ragione di questo sforzo organizzativo è semplice: il prossimo weekend, e soprattutto nei quattro giorni prima del voto, parte l’operazione Get Out the Vote (GOTV), letteralmente “tira fuori il voto”. Perché qui il problema non è convincere le persone a votare per l’uno o per l’altro, ma portarle alle urne. Per cui si va materialmente a trovarli a casa oppure li si chiama al telefono uno per uno per ricordargli di andare a votare, fino all’ultimo minuto in cui i seggi restano aperti. È un’operazione indispensabile per entrambi gli schieramenti, ma particolarmente vitale per Obama. I democratici registrati sono infatti circa il 5% in più dei repubblicani, ma temono moltissima la disaffezione dell’elettorato dopo quattro anni di governo in anni difficilissimi.



È uno strano Paese questo. Vive la sfida tra i due candidati con un’intensità e una partigianeria assolute, molto più che in Italia, ma ha un’affluenza al voto di 30 punti inferiore. Basta un aneddoto per raccontarlo. Oggi abbiamo organizzato un banchetto nella zona della Temple University, una delle più importanti università di Filadelfia. Alla fine del pomeriggio, verso le sette e mezza di sera, vediamo uscire dalla panineria all’angolo una signora. Ci si avvicina e ci consegna un grande sacchetto: capiamo in fretta che ci ha portato la cena. “Siete qui da tutto il pomeriggio, lo state facendo per noi e ci serve che voi continuiate a farlo” ci dice. È il suo modo di contribuire ad una battaglia che sente sua. O almeno così mi piace pensare.



La giornata si chiude con il dibattito, visto assieme ai nostri padroni di casa, Tim e KD. Il tema è la politica estera, ma i candidati escono spesso dal seminato. Obama nel complesso ne esce meglio, ma la sensazione è che non sia stato uno scontro decisivo. Mancano 15 giorni esatti al giorno del voto e la corsa tra i due è un testa a testa senza respiro. Tre sono stati gli Stati chiave, per il numero di delegati che portano in dote: Ohio (18), Pennsylvania (20) e Florida (29). I sondaggi danno leggermente in testa Obama nei primi due, Romney nell’ultimo. La sensazione è che ci aspetti una notte post elezioni molto simile a quella del 2000, con il testa a testa Gore-Bush. Confidando, chiaramente, nell’esito opposto.

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