La riforma del lavoro e, in particolare, i contratti. Sono questi i punti di frizione fra il Governo greco e la Troika. Ieri si è concluso con l’ennesimo nulla di fatto l’incontro tra il premier Antonis Samaras e i leader dei due principali partiti che sostengono il Governo di coalizione – Antonis Venizelos del Pasok e Fotis Kouvelis di Sinistra Democratica – per tentare di trovare un accordo in cambio del pacchetto di aiuti internazionali del valore di 31 miliardi e mezzo di euro. I due partiti non cedono, mentre ormai il tempo stringe: a fine novembre le casse dello Stato saranno completamente vuote. IlSussidiario.net ha contattato Dimitri Deliolanes, corrispondente in Italia della radio TV pubblica greca ERT.
Quali sono i punti di frizione su cui Pasok e Sinistra Democratica non vogliono cedere?
C’è una grandissima riserva di Pasok e Sinistra Democratica rispetto alle pretese della Troika di intervenire, di nuovo e pesantemente, sui temi che riguardano il lavoro: in particolare sulla liquidazione per i licenziati e su una serie di diritti per chi ancora conserva un impiego. Ciò che non è del tutto chiaro è se queste riserve riguardano un accordo già concluso, come ha annunciato ieri il ministro delle finanze Stournaras, oppure, se sono riserve che contano nelle trattative in corso con la Troika.
Il tempo stringe e fra pochi giorni la Grecia sarà in bancarotta. Qual è lo scopo di Pasok e Sinistra Democratica? Se fosse una manovra politica a chi gioverebbe?
Questo governo è stato eletto e formato sulla base di un programma di dura rinegoziazione e di cambiamento della politica imposta dai creditori alla Grecia. Quello che stanno cercando di fare questi due partiti è alleviare, il più possibile, le dure condizioni che la Troika sta perseverando nell’imporre ad Atene. E’ evidente che questi sacrifici non possono che portare a una destabilizzazione politica, oltre essere socialmente difficili da digerire: a mio parere, i dubbi dei due partiti di sinistra e centro-sinistra che partecipano al Governo sono del tutto reali. Staremo a vedere cosa succede se le loro istanze venissero ignorate da Fmi, Bce e Ue e il loro pacchetto non fosse presentato in Parlamento, senza le migliorie che loro propongono: penso che lo scenario potrebbe diventare molto pericoloso.
Quindi, un braccio di ferro per poter cercare di ottenere il più possibile?
No, sinistra Democratica e Pasok stanno cercando di salvare il salvabile. La Troika, senza trattare, si è seduta al tavolo con un pacchetto già pronto di tagli per un Paese già allo stremo e che certo non può reggere ulteriori riduzioni. In più, l’Esecutivo aveva assicurato che non ci sarebbero stati altri sacrifici. Venizelos e Kouvellis stanno disperatamente tentando di mettere in salvo almeno il settore privato, il trattamento di fine lavoro e alcuni diritti basilari dei lavoratori.
Se non dovessero riuscire nel loro intento?
Il Governo sarebbe a serio rischio.
Se non dovesse reggere si andrebbe per l’ennesima volta alle urne?
Nel caso di nuove elezioni posso anticipare lo scenario: un governo monocolore di Syriza, la sinistra radicale (nei sondaggi si attesta al 29% ndr) e, in antitesi come primo partito di opposizione, la destra estrema di Alba Dorata (all’11,8% contro il 7,5% di Pasok ndr.). Se alla Troika e agli europei piace questo scenario, proseguano pure nella destabilizzazione dell’Esecutivo di Samaras. Se, invece, vogliono evitare questo assetto farebbero meglio ad ascoltare il presidente e ciò che dicono i partiti allegati al Governo.
In tutto questo, qual è la linea di Samaras, stretto fra le richieste della Troika e le istanze dei due partiti al Governo?
Samaras è stato accusato dalla sinistra di essere troppo arrendevole con la Troika. In realtà, il presidente sta cercando disperatamente di portare la discussione a livello di leadership europea, in modo da poter evitare queste imposizioni assurde, questa sorta di dogmatismo neo liberista che gli inviati di Ue, Bce e Fmi stanno dettando ad Atene. Samaras sta tentando di ottenere un’azione politica che dica alla Troika “Non forzate più, non c’è più nulla da spremere: cambiamo pagina e cominciamo ad adottare una politica di sviluppo”. Finora, è riuscito solo in parte, ma speriamo che il suo progetto abbia successo.
Quanto i dissapori all’interno del Governo e del Parlamento interessano la gente che, quasi ogni giorno, manifesta?
La popolazione è esasperata e stremata. La gente non ce la fa più e va avanti a suon di scioperi. Oltre alla crisi politica cui accennavo prima c’è anche il rischio che si verifichi un’esplosione di rabbia cieca che trascina via qualunque cosa. Il rischio vero è la destabilizzazione della Grecia e, quindi, l’Europa si deve chiedere: ci serve un Paese povero e problematico ma stabile, o non ci interessa del futuro di Atene e allora diamo pure fuoco alle polveri?