NEW YORK – Sono appena andato a fare qualche foto. C’è un molo oltre il parco, in fondo a Senator Street, dove viviamo. Oggi è lunedì, ma siamo tutti – quasi – a casa. Anche perché la Subway non va, i bus neanche, e la macchina ti dicono di lasciarla stare dov’è così almeno, ci cascasse sopra qualcosa come un albero o un pezzo di casa, lei (la macchina) si sfascia, ma tu no. 



Al Pier, il molo, l’acqua è visibilmente alta, ormai al livello della piattaforma, con le onde che lo spazzano con crescente vigore man mano che le ore passano, man mano che l’ora “X” si avvicina. E quello non è neanche il mare, è l’Hudson river. Il “landfall”, l’atterraggio di Sandy, è previsto per questa sera. Un po’ a sud di New York City, in Jersey, dove già ampie zone costiere sono allagate. Qua non siamo abituati agli uragani. Siamo abituati alla spettacolarizzazione di tutto, all’enfatizzazione ad ogni costo di qualsiasi evento – o presunto tale – che in qualche modo possa “draw audience”. 



Gli speciali televisivi e radiofonici per Sandy sembrano bollettini di guerra introdotti da musiche ed immagini che sarebbero perfetti per promuovere un nuovo film di Rocky o Rambo. Non siamo abituati agli uragani, ma siamo abituati alle esagerazioni. Così nella testa di tutti i neworkesi qualcosa come Sandy… “just can’t be, it’s not gonna happen…”, non può essere, non può succedere. Così nonostante l’ordine di evacuazione esteso ad ampie aree di Manhattan e Brooklyn, tanti hanno deciso di non muovere un dito. Tanto, anche questa volta, non succederà niente. Si parla di un 40 per cento di “ignavi”. L’altro 60 per cento invece negli ultimi due giorni ha saccheggiato supermercati e hardware stores come arrivasse l’apocalisse. Pane, acqua, batterie, torce elettriche, cibo in scatola …tutto finito. Niente panico, una sorta di divertita ironia, quasi un trick or treat di Halloween per adulti. 



Eppure questa volta la cosa sembra seria. Anzi, togliamo il “sembra”. Le coste del New Jersey sono già “underwater”, sommerse, le raffiche di vento rendono pericoloso anche solo camminare per le strade, migliaia di persone sono senza corrente elettrica, e cosi resteranno per giorni. E siamo ancora all’inizio dell’avventura. Che non si sappia bene cosa accadra a NYC non significa che il mistero di madre natura non abbia gia messo alla prova la nostra costa e la sua gente. 

Gli americani sanno organizzarsi. Una città grande e complicata come New York, completamente circondata dall’acqua (non so se avete presente, ma tutti i “boroughs” di New York sono isole!), e quindi praticamente indifendibile rispetto ad un serio “attacco dal mare”, sta facendo l’impossibile non solo per resistere, ma per riprendere subito la sua vita normale non appena Sandy se ne sarà andato. Alla televisione si susseguono il Sindaco Bloomberg, il Governatore Cuomo (quello di NY), il Governatore Christie (quello del New Jersey). Continuano a dirci che il peggio deve ancora venire, il vento si infurierà, si farà feroce (già samo a folate da 80/90 kmh), la marea si innalzerà a livelli mai visti, onde a riva alte cinque metri e più… 

Sandy ha lasciato una scia di morte ai Caraibi, non dimentichiamolo. Il peggio deve ancora venire. Stasera, e fino a domani. Ci dicono anche di stare tranquilli, di stare a casa. Le scuole sono chiuse, e cosi gli uffici, i ponti, i tunnels che collegano Brooklyn a Manhattan e il New Jersey a Manhattan. Lo saranno anche domani. Tutti a casa, che si muova solo chi deve, come una nostra figlia che è medico e che sta per avventurarsi alla ricerca di strade ancora aperte che le permettano di arrivare all’ospedale. Dove poi dovrà per forza restare finché Sandy non deciderà di andarsene. Tutti a casa, a seguire in TV quel che madre natura ha deciso di offrirci. 

Finché non va via la corrente. 

Che siano ebrei miscredenti (Bloomberg), radicalmente liberal (Cuomo), conservatori (Christie), il messaggio finale è sempre lo stesso: facciamo tutto quello che si può fare.  E siamo nelle mani di Dio. 

È l’evidenza della realtà. Certe volte occorre un Sandy per ricordarsene.