Le diverse formazioni che si oppongono all’attuale regime di Bashar al-Assad uniscono le proprie forze in quella che verrà chiamata Coalizione nazionale per le forze di opposizione e la rivoluzione siriana. “Un primo accordo è stato firmato – ha detto a Doha Ali Sadreddine al-Bayanouni, delegato della Fratellanza musulmana che partecipa ai negoziati – La sessione serale sarà dedicata all’elezione del presidente dell’organismo e del suo vice”. Le discussioni, iniziate giovedì scorso sulla base di un’iniziativa dello stesso Seif, avevano inizialmente trovato l’opposizione del Consiglio nazionale siriano (Cns), le cui resistenze sono però crollate nella giornata di ieri a seguito delle forti pressioni di Qatar, Emirati Arabi e Stati Uniti. Ai lavori partecipa anche un inviato del ministro degli esteri italiano Giulio Terzi, il quale si è detto molto soddisfatto “delle notizie che vengono da Doha sull’accordo per la costituzione di un’alleanza delle opposizioni siriane”. IlSussidiario.net ha chiesto un commento a Enzo Cannizzaro, docente di Diritto internazionale presso l’Università La Sapienza di Roma.



Professore, chi prenderà parte a questa Coalizione?

Per quel che ho potuto vedere, i dettagli dell’operazione ancora non sono chiari. Senza dubbio parteciperà l’area islamica, una delle grandi formazioni dell’opposizione armata, mentre è molto più incerto se verranno coinvolte anche le altre minoranze, in particolar modo quella cristiana.



Qual è la posizione attuale dei cristiani?

E’ questo il problema fondamentale. Come è noto, i cristiani in Siria appoggiano in gran parte il regime di Assad proprio per paura dell’avvento di un regime islamico. Sarebbe però importante la loro partecipazione a un movimento di liberazione nazionale che potrebbe aprire anche a determinate garanzie per un futuro politico. Un’eventuale alleanza, infatti, non può essere soltanto militare perché altrimenti alcune minoranze difficilmente riusciranno a prenderne parte.

George Sabra, nominato presidente del Consiglio nazionale siriano, ha esortato la comunità internazionale a sostenere coloro che stanno provando a rovesciare il regime di Assad. Cosa può dirci?



E’ necessario dire che in tutti i casi eventuali aiuti a un movimento di liberazione sono comunque di dubbia conformità al diritto internazionale, perlomeno finché non vi è una concreta unità popolare che faccia pensare che si stia violando il principio di autodeterminazione. Per il momento non è così, quindi gli aiuti che sottobanco arrivano già da molti mesi difficilmente potranno emergere e diventare adesso militari nel vero senso del termine. Certo, potremmo anche assistere a una maggiore propensione da parte dei paesi occidentali a voler dare più aiuti a un movimento più unitario (sempre in modo poco trasparente) per garantire un futuro non islamico della Coalizione.

Fino a oggi crede che l’occidente abbia dato segnali incoraggianti nella protezione della comunità cristiana?

Per quanto abbiamo potuto vedere l’occidente ha sicuramente incoraggiato l’azione armata, cosciente del fatto che questa si fonde anche in buona parte sugli islamici. Ha quindi probabilmente chiesto anche garanzie politiche, ma non so se siano state sufficienti finora. Certamente non sono state sufficienti a fugare i timori della minoranza cristiana.

Nel nord-est del Paese, secondo l’Ondus, miliziani curdi schierati con l’opposizione si sono impadroniti di tre città, Darbasiya, Tal Tamer e Amouda. Cosa ne pensa?

Mi stupisce vedere i curdi scendere in campo contro Assad, visto che in realtà hanno certamente più paura della Turchia che della Siria. I curdi temono molto l’intervento di Ankara perché i diritti della minoranza curda in Turchia non sempre vengono riconosciuti e rispettati, mentre in Siria possono contare su garanzie ben maggiori.

Quanto crede potrà resistere ancora Assad?

Da un punto di vista internazionale credo possa resistere ancora a lungo, soprattutto grazie al sostegno di Cina e Russia. Sono le obiezioni di queste nazioni che portano a pensare che i paesi occidentali difficilmente potranno intervenire con un’azione militare in Siria, e infatti credo che non lo faranno mai. Da un punto di vista interno, invece, Assad può contare sul sostegno di una parte della popolazione che, anche se minoritaria, è proprio quella spaventata da un eventuale avanzata islamica.