La leadership cinese si è completamente rinnovata. La guida dal Partito comunista e dell’esercito è stata assunta da Xi Jinping; contestualmente, è cambiato anche il vertice del partito. Di fronte ai delegati del XVIII Congresso, compresi il nuovo capo, si sono presentati in sette: oltre a Xi, gli altri sei membri sono Li Keqiang, primo ministro in pectore; Zhang Dejiang, vice premier; Wang Qishan, vice premier; Yu Zhengsheng, segretario del partito della municipalità di Shanghai; Zhang Gaoli, segretario del partito della municipalità di Tianjin, Liu Yunshan, capo della propaganda.
Con la nomina di Xi, oltre alla riduzione dei membri del Congresso che da 9 sono passati a 7 (sembra per poter garantire maggiore coesione dopo le laceranti lotte intestine degli ultimi tempi), è stata introdotta un’altra importante novità. Hu Jintao, il predecessore, lascerà sin da subito l’incarico di segretario di segretario della commissione militare e Xi. In passato, era tradizione che il presidente uscente mantenesse la carica per un periodo per poter preservare il più a lungo possibile a rafforzare la propria influenza. Hu Jintao, quindi, lascerà sin da subito tutte le cariche, a differenza del predecessore Jiang Zemin. L’avvicendamento, rivelato al termine del congresso, si è prodotto, come da tradizione, attraverso procedure tutt’altro che trasparenti, in un contesto no limits per la stampa e per qualunque osservatore esterno. A decidere la nuova guida del partito è stata una trattativa tra i big della nomenclatura comunista. In ogni caso, pare che la decisione di nominare Xi fosse scontata, tanto che cinque anni fa fu collocato nel grado più alto del Comitato permanente, nell’ipotesi che, cinque anni dopo, non avendo ancora raggiunto l’età pensionabile, potesse diventarne il numero uno. Il nuovo comitato governerà la Cina per i prossimi dieci anni. Xi Jinping diventerà a breve presidente della Repubblica. Attualmente, lo affianca un nutrito gruppo di fedelissimi di Jiang Zemin, l’ex presidente 86enne. Molti di loro sono cosiddetti “principi”, ovvero discendenti dei leader storici del partito comunista cinese.
Tra le sfide del nuovo segretario e futuro presidente della Repubblica, ci saranno il miglioramento del tenore e delle condizioni di vita dei cittadini cinesi, il rafforzamento dell’unità del partito e la lotta alla corruzione al suo interno.