Arnon Zack è un cittadino israeliano che abita a Tel Aviv. Ieri come tutti i suoi concittadini si è trovato a vivere la drammatica esperienza dell’attacco da parte palestinese, quando un missile ha raggiunto la zona vicino alla capitale israeliana. “Israele è un posto molto deprimente in cui vivere oggi, erano ventun anni che non accadeva un episodio del genere a Tel Aviv, ma in altre zone del paese si vive con questo terrore quotidianamente”. Arnon, insegnante di musica, ha inviato a Ilsussidiario.net il suo racconto e la sua testimonianza di un giorno di paura.
Erano ventun anni che non andavo a dormire con la paura che possano scattare le sirene degli allarmi, non è una cosa divertente. Sebbene si sappia molto bene che Hamas disponga di missili in grado di raggiungere Tel Aviv, quanto successo ieri ha colto la maggior parte delle persone di sorpresa. Non ci sono stati episodi di panico per strada, ma la gente è andata subito a cercare luoghi dove potersi rifugiare. Quando la sirena dell’allarme ha cominciato a suonare stavo dando lezioni di chitarra a un ragazzo di 15 anni a casa sua. Siamo andati a nasconderci nella rampa delle scale, il posto più sicuro all’interno del palazzo e abbiamo aspettato qualche minuto.
Personalmente non ho sentito l’esplosione ma altra gente sì. Il missile non ha colpito la città, ma è caduto qualche chilometro a sud. La gente in Israele vive con la paura costante. Negli ultimi dodici anni i palestinesi che vivono nella striscia di Gaza hanno lanciato in continuazione missili verso la popolazione israeliana. Inizialmente a essere colpita è stata la città di Sderot che dista solo un chilometro dalla striscia di Gaza. Dopo qualche tempo grazie a missili di portata più estesa, hanno cominciato a colpire anche la città di Ashkelon, a circa sette chilometri sempre dalla striscia di Gaza. Con il passare degli anni la gittata dei missili si è fatta sempre più elevata: dal 2008 hanno cominciato a colpire anche la città di Ashdod, che è a circa venti chilometri dal confine.
E’ una situazione drammatica. Ci sono ragazzini che non conoscono altro tipo di vita se non quella sotto la costante pura dei missili. Circa il 25% di questi ragazzi sono colpiti dallo shock dei rifugi anti missili: sono colpiti da stati di ansia, sono terrorizzati all’idea di dormire da soli. Chi potrebbe mai in qualunque paese al mondo vivere da dodici anni in questo modo? Nessuno vorrebbe vivere dodici giorni in tale situazione. Oggi in Israele sia la gente politicamente di destra quanto quella di sinistra approva la decisione di colpire i depositi di missili di Hamas.
E adesso hanno cominciato a colpire anche Tel Avv, la città più importante di Israele, a circa 55 chilometri dalla striscia di Gaza. Tel Aviv è una città che soffre da sempre di questa paura. Nel 1921 qui venne assassinato lo scrittore Yossef Brenner, considerato il padre della letteratura ebraica moderna, durante la prima sollevazione araba. Nel 1940 furono gli aerei italiani a bombardare Tel Aviv. Nel 1947, durante la guerra di indipendenza, Tel Aviv era costantemente sotto paura di attacchi. Durante la guerra del Golfo, nel 1991, la città fu colpita da circa 40 missili sparati dall’Iraq. E durante la seconda intifada ci furono dozzine di attacchi suicidi in città.
Facendo i conti, sono 130 anni di guerra continua. Non ha niente a che vedere con la guerra del 1967 o qualsivoglia occupazione dei territori palestinesi, semplicemente gli islamici non vogliono che esista uno stato ebraico. Ormai siamo senza speranza: chi o cosa potrà mai risolvere questa situazione? Fino a oggi non è mai cambiato nulla: solo guerre e ancora guerre e l’idea di vivere il resto delle nostre esistenze tra bombe e missili.