“I ribelli siriani non hanno assolutamente nessuna intenzione di prendere parte nel conflitto tra Israele e Hamas. Il nostro primo obiettivo è fare cadere Assad, poi discuteremo delle nostre relazioni con lo Stato ebraico”. Lo afferma Massoud Akko, giornalista curdo siriano e attivista per i diritti umani nelle file dell’opposizione, nel momento in cui secondo indiscrezioni giornalistiche l’esercito israeliano si accingerebbe a entrare a Gaza. A scriverlo è il Times, che cita alti ufficiali delle forze armate dello Stato ebraico. Per Akko, “il vero obiettivo del governo Netanyahu nell’attaccare Gaza è salvare Bashar Al-Assad, con il quale a parole non è in buoni rapporti ma che nei fatti è il miglior presidente siriano possibile visto dalla prospettiva di Gerusalemme”.
Akko, che cosa faranno i ribelli siriani se l’escalation a Gaza dovesse continuare?
L’opposizione siriana è molto triste per quanto sta avvenendo in Palestina, ma non ha intenzione di lasciarsi coinvolgere da questa escalation. I ribelli e l’opposizione siriana non parteciperanno in nessun modo agli scontri tra Israele e Gaza. Come fa a esserne certo? Le svelo un retroscena. Giovedì i ribelli siriani si sono venuti a trovare nel Golan. Israele ha bombardati le loro fila, ma le milizie dell’opposizione si sono rifiutate di rispondere al fuoco. Il nostro unico obiettivo per il momento è deporre Bashar Al-Assad, poi potremo discutere del processo di pace con Israele.
Più in generale, come interpreta quanto sta avvenendo a Gaza?
Quanto sta avvenendo è un gioco che Israele sta facendo per aiutare Assad. Da quando è iniziato il bombardamento su Gaza, tutti i media si stanno concentrando sulla Palestina e hanno completamente dimenticato la guerra in Siria. E’ uno stratagemma per distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica da quanto sta avvenendo in Siria. In questo modo le armi che in precedenza l’Iran destinava alla Siria, sono state dirottate su Gaza. Il governo israeliano ha compiuto la rappresaglia per fare sì che tutti i media e l’opinione pubblica internazionale si concentri su Gaza e si dimentichi della rivoluzione.
Eppure Israele e Siria non sono amici …
In realtà non esiste nessuna inimicizia tra il governo israeliano e Bashar Al-Assad. Anche se a parole dicono di essere nemici, dal 1973 non ci sono state azioni di guerra tra i due Paesi confinanti. La situazione è paradossale, perché nessuno dei due ha mai voluto firmare un trattato di pace, ma al confine non si vede una sola arma né si è sparato un solo colpo. Il principale sostenitore di Assad è l’Iran, il più grande nemico di Israele.
Come è possibile che Netanyahu voglia salvare Assad?
Non esiste la certezza sul fatto che l’Iran e Israele siano nemici. Ogni giorno il governo di Teheran dice che bombarderà o attaccherà Israele, ma di fatto non accade nulla. Sono soltanto chiacchiere, senza alcuna azione concreta. L’unico dato di fatto è il legame tra Israele e Bashar Al-Assad, che visto da Gerusalemme è il miglior presidente siriano che si possa immaginare. Lo dimostra il fatto che il confine tra Siria e Israele è estremamente calmo da quasi 40 anni.
E quindi?
Assad è la guardia più sicura per lo Stato ebraico. Il padre di Bashar, Hafez Assad, per 20 anni non ha alzato un dito contro il Paese vicino. E lo stesso ha fatto Bashar in 12 anni di presidenza. Nel 2007 Israele ha colpito l’impianto nucleare di Al-Kibar, nella zona di Daraa in Siria, con alcuni aerei provenienti dalle basi aeree ebraiche che sono giunti in prossimità del palazzo presidenziale a Latakia. Neppure in quell’occasione il governo siriano ha reagito.
Per quale motivo?
Se ufficialmente Israele non è amico di Iran e Siria, in realtà sottobanco i tre governi non fanno altro che rimescolare continuamente le carte per fare sì che nessuno riesca a sapere che cosa sta accadendo. E il risultato è che in questi giorni Al Jazeera e Al Arabiya, le due più grandi tv satellitari del mondo arabo, hanno dedicato ampio spazio solo alle notizie su Gaza, facendo passare in secondo piano quelle sulla Siria. In precedenza la rivoluzione contro Assad aveva la precedenza in entrambi i canali. E così si è riusciti ad accantonare il problema siriano.
(Pietro Vernizzi)