Sei palestinesi, accusati di collaborazionismo con Israele, sarebbero stati giustiziati nella giornata di oggi a Gaza City. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni, sembra che militari di Hamas abbiano poi rivendicato la strage con alcuni messaggi spillati proprio sui cadaveri. I sei uomini considerati “traditori” sono stati fucilati nella strada centrale di al-Nasser e i cadaveri abbandonati successivamente sul posto, circondati poco dopo da una folla di passanti. Intanto sembra che già dalla mezzanotte di oggi potrebbe entrare in vigore una tregua a Gaza tra le forze israeliane e quelle palestinesi: ad annunciarlo era stato il dirigente di Hamas, Ayman Taha, citato da al-Jazeera. Subito dopo, però, una fonte palestinese citata invece dal sito internet di Hamas “Palinfo.com” ha sottolineato che “le fazioni palestinesi non hanno ancora approvato la tregua perché sono in attesa della risposta di Israele, in particolare su alcune delle condizioni poste dalla resistenza”. E’ stato dunque specificato che la tregua potrebbe anche arrivare “stasera, in qualsiasi momento, non appena arriverà la risposta israeliana”. La tregua, secondo diverse fonti, dovrebbe prevedere la cessazione di ogni operazione militare da parte di entrambe le forze, come anche le uccisioni mirate. In attesa di una possibile tregua, il conflitto continua però a seminare morte: sono almeno diciotto i palestinesi rimasti uccisi durante i raid aerei effettuati in queste ultime ore da Israele sulla Striscia di Gaza. Tra le vittime ci sono anche tre bambini, di cui uno disabile di 4 anni. Questa sera hanno invece perso la vita due fotoreporter di al-Aqsa Tv, uccisi durante il raid contro il quartiere Nasr di Gaza City. Riguardo la possibile tregua, il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, ha dichiarato alle Commissioni riunite di Camera e Senato che “le potenzialità destabilizzanti di questa crisi tra Israele e i gruppi armati palestinesi sono ben maggiori e più gravi di quelle vissute con l’operazione Piombo fuso di quattro anni fa e ciò emerge anche dalla quantità superiore delle armi impiegate, alcune delle quali di chiara provenienza iraniana”.
Terzi ha quindi aggiunto che un eventuale prolungarsi dello scontro “avrebbe conseguenze inaccettabili sul piano politico e umanitario, e serissime per l’intera area del Mediterraneo”.