“Coloro che associano l’Islam al terrorismo chiudono gli occhi davanti alle uccisioni di massa di musulmani, volgono lo sguardo dal massacro di bambini a Gaza”. Lo ha affermato il primo ministro turco, Tayyip Erdogan, riferendosi ai bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza. E ha aggiunto il premier di Ankara: “Per questa ragione, dico che Israele è uno stato terrorista, e che i suoi atti sono terroristici”. Ilsussidiario.net ha intervistato Toni Capuozzo, vice direttore del TG5.
Capuozzo, che cosa ne pensa delle parole di Erdogan?
Nelle dichiarazioni di Erdogan ci sono due livelli, uno implicito e uno esplicito. Il livello implicito fa riferimento alla querelle tra Turchia e Israele dopo la vicenda della Flotilla, l’imbarcazione turca che fu affrontata da una motovedetta israeliana. Ma soprattutto, è possibile leggervi il tentativo della Turchia di avere un ruolo regionale che da tempo era più defilato, e che dal conflitto libico è invece diventato di primo piano. Non a caso Erdogan è stato il primo capo di Stato a compiere una visita nella Libia del dopo Gheddafi. E’ inoltre in corso un braccio di ferro tra la Turchia e l’Egitto di Morsi, che pur essendo un fedele alleato degli Stati Uniti ha assunto un atteggiamento diverso nei confronti della crisi di Gaza. Rispetto all’operazione “Piombo fuso” di quattro anni fa, tutto è cambiato e questo cambiamento spiega molto di quanto Erdogan ha detto.
Qual è invece il secondo livello nelle parole di Erdogan?
Il fatto che le vite umane hanno valore sempre, anche quando si tratta di un’unica vittima, sia che sia un adulto sia a maggior ragione quando si tratta di un bambino. Rispetto a “Piombo fuso” la precisione delle incursioni israeliane è aumentata di molto. Ciò nulla toglie al fatto che sia scandaloso che delle vite umane, a Gaza come in Israele, siano bruciate in questo conflitto. Ma se noi pensiamo al solo incidente ferroviario avvenuto in questi giorni in Egitto, il numero delle vittime che si sono contate tra Gaza e Israele, e speriamo che non aumentino, è per fortuna estremamente ridotto. Parlare quindi di “massacro” come fa Erdogan ha un suono inevitabilmente demagogico.
Che cosa farà Erdogan per sostenere Hamas contro Israele?
La Turchia non farà nulla, anche perché ha già sufficienti problemi ai confini con la Siria. Del resto chi probabilmente in queste ore sta brindando al conflitto israelo-palestinese è Assad a Damasco. In questo momento, con l’attenzione tutta concentrata su Gaza, il dittatore siriano ha mani libere per fare tutto ciò che vuole. Inoltre né Israele né tantomeno Hamas hanno interesse a un’escalation del conflitto. La Turchia non farà nulla quindi innanzitutto perché le due parti in causa non andranno oltre un certo limite.
Eppure la Turchia è un membro Nato. E’ accettabile che sia a favore di un gruppo estremista come Hamas?
La Turchia lo sta sostenendo a parole, ma non lo farà mai e poi mai con un intervento di tipo militare. I Paesi Nato hanno diritto a un’autonomia di giudizio politico, in quanto si tratta di un’alleanza soprattutto militare. La Turchia del resto fino a pochi anni fa è stato un partner di Israele nello scacchiere medio – orientale, e solo di recente i rapporti tra i due Stati si sono deteriorati.
Erdogan ha parlato di “uccisioni di massa di musulmani”, ma in Palestina vivono anche migliaia di cristiani. E’ corretto fare della questione palestinese una battaglia confessionale?
In questo momento la più grande strage di musulmani sta avvenendo in Siria, a opera di un musulmano alawita come Assad. Nell’ultimo decennio del resto, nonostante l’11 settembre, l’attentato alla stazione di Atocha a Madrid e quello nella metropolitana di Londra, le attività del fondamentalismo islamista hanno provocano delle vittime che sono in maggioranza musulmane. Anche in questo momento in molte parti del mondo ci sono musulmani che uccidono musulmani. Trovo quindi che sia una strumentalizzazione sottolineare l’elemento religioso in un conflitto come quello Palestinese, in cui la religione ha certo il suo peso, ma non è l’elemento preponderante.
(Pietro Vernizzi)