Torna il terrore dopo anni a Tel Aviv: una bomba è stata fatta esplodere su di un autobus in pieno centro della capitale israeliana. Non ci sono vittime, ma alcuni feriti in condizioni gravissime. Reazione sconcertante nella striscia di Gaza: appartenenti ad Hamas festeggiano l’attentato per le strade. Ilsussidiario.net ha contattato il giornalista israeliano Michael Sfaradi che si trova proprio a Tel Aviv: “Non è la prima volta che Hamas festeggia un attentato terroristico, anzi lo hanno sempre fatto. Questa è la differenza fra noi e loro”. Sfaradi conferma poi che non ci sono morti ma almeno due dei feriti sono in condizioni disperate: “Dai corpi delle vittime dell’esplosione sono state estratte viti, bulloni, chiodi e biglie, segno che la bomba era stata confezionata per cercare di fare quanti più danni possibili alle persone”.
Come è adesso la situazione a Tel Aviv?
La zona in cui è avvenuto l’attentato è stata isolata dalle forze dell’ordine, dopo le prime ore di paura e di concitazione la situazione si è avviata alla calma.
Ci conferma che non ci sono vittime?
Torno dalla conferenza stampa che ha fatto il direttore dell’ospedale in cui sono state ricoverate le vittime. Ci ha detto che i feriti sono ventuno, di cui cinque in gravi condizioni e due si trovano in condizioni disperate. La cosa più inquietante è che ci ha spiegato come dai corpi dei feriti siano stati estratti bulloni, biglie, chiodi e viti, segno che la bomba era stata confezionata per fare più danni possibili alle persone.
Ci conferma anche che non si è trattato di un kamikaze?
Sì, perché in tal caso si sarebbe ritrovato il corpo. Al momento le ipotesi sulla dinamica sono due. La prima che qualcuno abbia gettato dall’esterno dentro l’autobus uno zaino contenente la bomba, la seconda che abbia lasciato l’esplosivo, sia sceso dal mezzo e quindi con un telefonino o un telecomando l’abbia fatta esplodere.
E’ il primo attentato a Tel Aviv dopo anni: dopo il lancio di razzi il livello di sicurezza non era stato aumentato?
Il livello di sicurezza qui è sempre alto: anche durante le cosiddette calme apparenti i servizi di sicurezza non allentano mai i controlli. Ogni giorno qui c’è sempre massima allerta. Il livello di sicurezza è talmente alto che non c’è modo di alzarlo ulteriormente neanche in questo periodo di guerra, l’unica cosa è che cambiano i consigli dati alla popolazione. E cioè di guardarsi sempre attorno, di telefonare se si hanno dei sospetti, di tenere d’occhio borse e pacchi abbandonati.
Cosa ne pensa della reazione festosa di Hamas alla notizia dell’attentato?
Penso che chi ha ancora dei dubbi che Hamas sia o no una organizzazione di terroristi continuerà ad averli.
In che senso?
Nel senso che chi difende Hamas non ha dei dubbi in realtà. Sanno perfettamente chi è Hamas e cosa sostiene, perché è scritto nel loro statuto e il loro statuto riporta la distruzione dello Stato di Israele. Chi davvero avesse dei dubbi, si dovrebbe leggere lo statuto; se non ne fosse convinto, sarebbe in malafede. Non dicono che cercano un modo in cui ai due popoli sia possibile vivere in pace, si schierano da una parte soltanto perché odiano Israele. E molto probabilmente la radice è un profondo e innato anti semitismo.
C’è chi dice che anche Israele si comporta da terrorista.
La differenza fra noi e loro è semplice. L’altro giorno una famiglia palestinese purtroppo è rimasta colpita in un bombardamento mirato a uno dei capi militari di Hamas. La reazione del governo israeliano è stata di inviare cure mediche ai feriti e promettere un risarcimento alle famiglie colpite. Certo, queste cose non riportano in vita i morti, ma non ci comportiamo come alcuni palestinesi, perché io non do la colpa a un intero popolo, né faccio come fanno alcuni, che quando ci sono vittime israeliane si ritrovano per le strade a festeggiare.