L’avevamo aspettata tutti. E alla fine la tregua non è arrivata. Sarebbe stata comunque solo una consolazione, perché questa terra non ha bisogno di una tregua, ma della pace. A un certo punto della serata si è temuto il peggio. I tank israeliani erano pronti a entrare. Poi, senza sapere bene perché, l’invasione di terra è stata rimandata. La giornata di ieri è stata assurda, voci che si rincorrevano continuamente davano le notizie più disparate. La tregua è vicinissima. No, i soldati sono pronti a invadere Gaza. E via dicendo per tutta la giornata che ha registrato, oltre ad alcune vittime palestinesi, due israeliani morti in un attacco missilistico. A un certo punto, anche a Gerusalemme si sentono le sirene. Annunciano – qualche secondo prima – l’arrivo di due razzi, che colpiscono la zona di Gilo, vicino al chekpoint di Betlemme, nei pressi di un insediamento. Nessun pericolo, nessun danno a cose o persone. Giusto quel pizzico di paura che ti tiene sempre sul chi va là. Qualcuno ci dice che a questi missili è stato tolto l’esplosivo. Si tratterebbe di qualche colpo “a salve”, giusto per creare il panico. Alla sera il continuo ping pong di notizie annuncia definitivamente che la tregua è slittata.  Gerusalemme spera nel miracolo di Hilary Clinton, dopo che gli Stati Uniti hanno posto il veto per la risoluzione di pace. E’ strano – ma forse la mia è solo polemica sterile – che ai paradossi di questa terra si aggiungano anche le contraddizioni palesi che giungono dall’estero.



Chiacchierando con gli italiani che – come me – sono incollati alle agenzie e sperano di leggere l’unica notizia che vorremmo sentire, mi hanno colpito ieri sera le parola di un amico. “Dobbiamo pregare per la pace”, gli dicevo mentre ero preoccupato soprattutto per la sorte dei cristiani nella Striscia. “Si, giusto, prega per la pace”, mi ha risposto. “Ma la pace non è tutto per i cristiani. “E’ importante, importantissima, ma non è tutto. Perché i cristiani di Gaza sono felici solo quando si ricordano per Chi vivono”. Poi ho pregato per quello, più sereno.

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