Si conclude finalmente l’incubo per Rimsha Masih, la 14enne pakistana arrestata per blasfemia in quanto, secondo chi l’aveva denunciata, avrebbe bruciato alcune pagine del Corano. L’Alta corte di Islamabad ha cancellato ogni accusa nei suoi confronti, dopo che nel corso delle indagini della polizia era emerso che si era trattato di accuse fabbricate ad arte dall’imam Khalid Jadoon Chrishti. Il ministro pakistano per l’Armonia nazionale, Paul Bhatti, nominato custode di Rimsha Masih che ha anche seguito personalmente per l’intera durata del caso giudiziario, sottolinea: “Sono soddisfatto per il fatto che questo caso di blasfemia si sia risolto nel migliore dei modi, senza agitazioni, proteste o violenze. E’ un segnale positivo che viene dalla società pakistana, e che dimostra come il sacrificio e l’impegno di mio fratello Shahbaz non sono stati vani. Desidero dedicargli questa vittoria, che è innanzitutto una vittoria della giustizia”.



Ministro Bhatti, finalmente le minoranze religiose in Pakistan hanno ottenuto una sentenza a loro favore …

Sono contento per questa decisione dell’Alta corte, che ci aspettavamo in quanto da tutte le indagini era emerso che la bambina è innocente. Quanto avvenuto dà due grandi messaggi alla comunità internazionale e a quella pakistana. Il primo è che può essere fatta giustizia anche in Pakistan. I nostri giudici sono trasparenti e non si sono basati sul fatto che una delle due parti in causa era cristiana e l’altra musulmana, ma soltanto sul merito del processo e hanno deciso di conseguenza. L’accusatore di Rimsha Masih, l’imam Khalid Jadoon Chrishti, è stato inoltre arrestato e accusato a sua volta di blasfemia. Il messaggio che emerge da questa sentenza è che anche in futuro chiunque cercherà di utilizzare la legge sulla blasfemia per i suoi fini personali sarà punito. E’ un segnale positivo, che scoraggia chiunque intenda ricorrere a questa legge in modo arbitrario.



Come ha vissuto la battaglia, che ha condotto in prima persona, per la liberazione di Rimsha Masih?

La strada che ha portato alla cancellazione dell’accusa nei confronti di Rimsha Masih è stata segnata anche da momenti molto difficili, ma siamo riusciti a superarli e sono quindi contento del fatto che la bambina oggi è libera e che tutte le accuse nei suoi confronti si sono rivelate false.

Rimsha Masih potrà tornare a casa o dovrà vivere nascosta per paura di ritorsioni?

Non penso che si debba nascondere, ma dobbiamo comunque stare attenti. C’è sempre una piccola minoranza che può reagire negativamente, degli estremisti che la pensano diversamente dagli altri. Poiché Rimsha è sotto la mia custodia, vorrei fare il possibile per proteggerla. Ora si trova quindi in un posto sicuro all’interno del Pakistan, e prima che possa tornare a farsi vedere in pubblico ci vorrà un po’ di tempo.



 

Quali sono stati i commenti in Pakistan dopo la decisione dell’Alta corte?

 

Ho ricevuto una serie di telefonate da ogni angolo del Pakistan, da parte dei leader religiosi cristiani e musulmani, oltre che dai miei amici della comunità internazionale, che desideravano congratularsi ed esprimere la loro soddisfazione. Tutti i ministri musulmani del governo del Pakistan mi hanno comunicato personalmente la loro contentezza per il fatto che il nostro Paese possa dare questo tipo di messaggio e prendere questo tipo di decisione nella quale prevale la giustizia.

 

E’ anche il segno del fatto che il Pakistan sta cambiando?

 

Io sono ottimista e ritengo che questa ondata di terrorismo, estremismo e fanatismo che ha colpito il Pakistan prima o poi sia destinata a scomparire. Interventi come quello dell’Alta corte di Islamabad danno una luce positiva a una società come la nostra che sta ancora soffrendo per diversi problemi. E non si tratta solo dei cristiani o di altre minoranze, ma anche di tantissime altre persone. Casi come quello di Rimsha Masih, pur lasciando una triste realtà, danno anche un messaggio di coraggio e di speranza.

 

Si tratta dell’unico caso positivo nel Pakistan degli ultimi anni?

 

No, di recente c’è stata anche la vicenda di Malala Yousafzai, la ragazzina oggi 15enne attaccata dai talebani quando aveva solo nove anni. Si era opposta infatti al divieto per le bambine di andare a scuola, dicendo con grande coraggio agli estremisti: “Dateci i libri, non le mitragliatrici”. Un giorno il capo dei talebani l’ha colpita alla testa, ma la piccola è sopravvissuta. Siamo riusciti a trasferirla in Inghilterra, in un centro dove sono trattati i feriti di guerra, e Malala Yousafzai si è ristabilita. In seguito a questo attacco, l’intero Pakistan si è unito per esprimere solidarietà alla 15enne e condannare i suoi aggressori, insieme a qualsiasi mentalità che ostacola l’educazione delle donne e i loro diritti.

 

Intanto Asia Bibi è ancora in carcere con l’accusa di blasfemia …

 

E’ stato un caso diverso, che è stato complicato dall’assassinio di mio fratello Shahbaz, e prima ancora del governatore del Punjab, Salman Taseer. Asia Bibi si trova quindi ancora agli arresti. Diverse Ong si sono interessate al suo caso e per loro è diventato un business, in quanto raccolgono fondi per conto suo. La considero una fonte di rammarico personale, anche perché mi sono offerto di aiutarla ma mi è stato opposto un rifiuto, motivato dal fatto che se ne stanno occupando altre associazioni che però finora non hanno fatto nulla di concreto.

 

(Pietro Vernizzi)