Il motivo dell’impazzimento generale al comitato è diventato all’improvviso più chiaro: Romney ha scelto la Pennsylvania come luogo dello scontro finale. Una decisione a sorpresa, visto che lo stato di Filadelfia è da sempre tendenzialmente democrat: dal 1988 in poi mai un candidato rosso (il colore dei repubblicani) ha trionfato qui. E anche in occasione di queste elezioni Obama è sempre stato in vantaggio in tutti i sondaggi. Il margine è calato molto, scendendo sotto al 5%, ma resta consistente.
Una mossa strana quella di Romney, al punto che David Axelroad, braccio destro di Obama, ha promesso di tagliarsi i baffi che porta da quarant’anni se i democratici dovessero perdere i 20 delegati che assegna questo Stato. E ha bollato il tentativo dei repubblicani come “la mossa della disperazione”. Sarà anche vero, ma l’ex governatore del Massachusettes ha investito quasi 5 milioni di dollari solo per gli spot televisivi in Pennsylvania di questa settimana. Obama, per dare una dimensione, poco più di uno.
E Romney è arrivato in città proprio oggi, per un rally (una serie di comizi) che durerà fino a domani. Gli strateghi democratici hanno replicato con la carta più pesante che hanno: Bill Clinton. Il presidente che ha governato l’America fino al 2000 è oggi il più prezioso alleato di Barack Obama: gode di una popolarità e di un consenso superiori a quelli di chiunque altro. Clinton parlerà domani alle 16 alla Pennsylvania University, davanti ad una folla che si prevede possa superare le diecimila persone. Resta solo da capire se la scelta di inviare la migliore risorsa dei democratici proprio qui sia un segnale di debolezza, per cui in effetti la Pennsylvania è tornata contendibile, o sia semplicemente una precauzione per evitare spiacevoli sorprese. L’unica cosa sicura è che i democratici questo Stato non lo possono perdere. Se la notte della maratona del voto dovessimo vedere lo stato di Filadelfia e Pittsburgh colorarsi di rosso, sarebbe il segnale che per Obama si prepara una sicura disfatta.
Il clima inizia a farsi sempre più frizzante. Adesivi sulle auto, cartelloni appesi ai pali della luce, stickers sulle porte delle case: di fronte alla creatività americana, i manifesti abusivi italiani impallidiscono. Oggi al comitato è arrivata persino una signora con un terrificante vestitino di stampo obamiano. Senza dubbio ottiene il suo effetto: come a Disneyland, per strada tutti si fermano per fare una foto con lei.
L’altra novità sono le famiglie, che si propongono per il door to door. Oggi ne sono arrivate due: marito e moglie assieme ai figli piccoli. Sostanzialmente trasformano la passeggiata domenicale per il quartiere in un proficuo momento di canvassing: vedere i bambini trotterellare dietro ai genitori con la spilletta di Obama sul maglioncino, è una delle immagini più divertenti che porterò con me.
Ma non è la sola istantanea di oggi che mi è rimasta impressa. Stamattina presto, mentre ero ancora al comitato, ho visto entrare una signora molto anziana di colore, accompagnata passo passo da un ragazzo giovane. La signora si muove solo grazie ad un carrello che la sostiene. Ci racconta che nel 2008 ha fatto il porta a porta dodici ore al giorno, finché la reggevano le gambe, per contribuire ad eleggere Barack Obama. Ora le dispiace tanto, ma non ce la fa più, ci spiega indicando il carrello. Ma può fare tantissime telefonate: ci sente bene. Previene la nostra obiezione che le telefonate si possono fare anche da casa, dicendo che è venuta fino a casa di Natalia perché le campagne elettorali sono un gioco di squadra: per questo è voluta venire fino al comitato. E’ una risposta che mi colpisce, perché quello di squadra è un concetto che qui non ho sentito spesso. Qui l’idea imperante è piuttosto quella della catena di comando.
Ma ciò che conta ora, è che domani si vota. E a noi non resta che incrociare le dita.
Vicesegretario nazionale dei Giovani Democratici, Giacomo Possamai si divide tra Vicenza (dove vive), Bologna (dove studia Giurisprudenza) e Roma. Attualmente segue in prima persona la campagna elettorale di Barack Obama dagli Stati Uniti.