In Polonia non si faranno più figli o quasi: è quanto denunciano varie fonti e studi sulla natalità in questo Paese. Si parla di una tendenza demografica che porterà in breve tempo solo due donne su tre a diventare madri: attualmente il dato è di una donna su cinque. I motivi? Molti, a seconda delle fonti. Tra questi quelli più eclatanti un cosiddetto “boom” educativo che sta portando molte più donne di prima alla carriera universitaria e il fatto che ben il 40% delle persone tra i 25 e i 40 anni vive con i genitori e ha solo delle relazioni informali con il fidanzato/a. Secondo il professor Renzo Poccetti contattato da ilsussidiairo.net “non è una novità questa situazione, almeno per gli esperti che si occupano di natalità e demografia”. Ma soprattutto dimostrano come ormai tutta l’Europa, aggiunge, “dall’ovest all’est si trova nella medesima condizione: tutto il continente europeo è un continente che dal punto di vista demografico sta morendo”.
Professore, i dati che denunciano la situazione polacca sulla natalità sono da ritenersi qualcosa di nuovo? Direi proprio di no, è un dato che si conosce da parecchio tempo che adesso evidentemente l’occhio di bue dell’attenzione mediatica sta portando all’attenzione, ma gli esperti ne erano a conoscenza da tempo.
Quali sono secondo lei i fattori preponderanti di questa situazione? Se ne elencano diversi, dal boom educativo alle maggiori ambizioni professionali delle donne. La natalità in effetti risente di una miriade di fattori. Sicuramente si può dire che l’idea che la natalità sia inversamente proporzionale al livello di educazione e di scolarizzazione da parte soprattutto delle donne è un elemento abbastanza consolidato.
L’elemento economico invece quanto conta? La Polonia è soggetta da tempo a un flusso migratorio ad esempio. L’elemento economico si può invece ritenere un elemento assai debole a proposito dei tassi di natalità. Un esempio chiaro è la Germania dove vi è ampia legislazione a protezione della maternità ma in realtà il tasso di fertilità è addirittura più basso di quello italiano. Parliamo dell’1,3 e in una condizione economica fra le migliori: vediamo dunque che cambia veramente ben poco.
Sembra di capire che siamo davanti a una situazione analoga per tutto il continente europeo. Infatti: al di là di qualche eccezione come la Francia e l’Irlanda è un quadro comune. La Francia poi gode da sempre di una fortissima componente di immigrazione. Si può invece dire che tutto il continente europeo è un continente che dal punto di vista demografico sta morendo. Teniamo infatti conto che l’Europa è ormai sotto il livello di sostituzione che è 2,1 figli per donna.
Come mai questo? E’ il grande problema di tutte le società avanzate occidentali. La stessa cosa l’abbiamo in Russia dove c’è un inverno demografico pauroso. O se andiamo dall’altra parte del mondo la ritroviamo in Giappone. Da questo punto di vista ha fatto scalpore una proiezione presentata all’ultimo Sinodo dei Vescovi che diceva come dobbiamo prepararci a mutamenti dal punto di vista demografico davvero significativi. Un cambiamento di componente in termini di secolarizzazione è dunque penetrato anche nella società polacca.
Appunto: sappiamo come la Polonia abbia una forte tradizione cristiana che evidentemente dopo il crollo del comunismo è andata perdendo colpi. E’ così? Il dibattito andrebbe molto esteso, quello che si capisce è che tutto quel grande impulso di valori che spinse alla transizione dal regime oppressivo comunista verso un regime di libertà è stato rapidamente annacquato da quella tentazione quasi mistica che è quella dell’edonismo consumistico. Non mi sembra che dal punto di vista dei comportamenti più evidenti la società polacca sia diversa da Paesi come il nostro. Un Paese nelle sue radici formato dal cristianesimo ma oggi non è immune dalla secolarizzazione che colpisce tutto l’occidente.
Si parla anche di problemi di fertilità delle coppie polacche: in questo senso vige in Polonia un dibattito simile al nostro per quanto riguarda la fecondazione artificiale e una legge bioetica che la consenta.
A questo proposito vorrei citare un commento fatto dal professor Carlo Bellieni proprio recentemente su questo tema, quando ha detto che i governi sembrano avere sempre una risposta al reale problema di difficoltà al concepimento. Un problema che da noi in Italia ad esempio colpisce veramente tante coppie, si parla di una coppia su sette. Bellieni osservava come in realtà la soluzione dei governi è quella di dire io ti do la fecondazione artificiale dimenticando tra le tante cose che il tasso di successo per la coppia è stazionario intorno al 10, 12%. E invece dimenticando che una legge sarebbe valida se tenesse invece conto dell’idea che prevenire è meglio che curare. Ma nessuno la affronta.
Soluzioni pre fabbricate che non tengono conto delle reali esigenze delle persone? Non dimentichiamo tutta la problematica legata all’idea di prevenzione, con il post ponimento della gravidanza. Ciò ha reso possibile ampio uso di politiche contraccettive che oggi comportano il fatto nascono quasi solamente figli unici quando nascono. Che i fratelli cominciano a essere una rarità e che i figli di terzo ordine sono quasi scomparsi. Non si tiene conto poi di fattori di inquinamento ambientale a vario titolo che ovviamente incidono sul delicatissimo equilibro della formazione dei gameti. Insomma, tutti fanno i pesci in barile e non vogliono sentire. Ricordiamo infine che la tendenza ormai assodata a fare figli dopo i 40 anni va contro la natura e la natura si ribella.