STRAGE CRISTIANI IN NIGERIA. L’ultima tragica notizia che arriva dalla Nigeria è quella che arriva dal Nord Est di quel Paese, dove in una notte sono stati sgozzati nel sonno ben quindici cristiani. E’ un’autentica “caccia all’uomo”, condotta con tutta probabilità dai militanti della setta islamica Boko Haram. Ad avvertire della strage l’Agenzia di stampa “France Presse” è stata una voce umanitaria che ha chiesto l’anonimato: “Gli assalitori si sono introdotti nella case di Mussari e hanno ucciso quindici persone nel sonno”. Il villaggio di Mussari si trova vicino a Maiduguri, dove si trova uno dei quartier generali della setta dei Boko Haram.
E’ ormai una tragedia, perché in quella parte di Africa, anche al di sotto del fiume Niger, quello che divide la zona del deserto, e in un certo senso del Magreb, dall’Africa nera si assiste a una vera e propria radicalizzazione dell’estremismo islamico.
Massimo Introvigne è un sociologo, un filosofo, uno scrittore, ma soprattutto un profondo studioso e conoscitore dei movimenti religiosi. E’ il fondatore e il direttore del Cesnur, una rete internazionale di studiosi di nuovi movimenti religiosi. Dalla fine del 2011, Introvigne ha avuto l’incarico dall’Ocse di rappresentante nella lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri delle altre religioni.



Che cosa sta succedendo professor Introvigne?
Si è radicalizzato il processo di islamizzazione in varie parti del Medio Oriente e del Magreb. Ma lei può notare questi problemi anche in Somalia. Lì, nella zona del Magreb, c’è il nord del Mali che è ormai una sorta di “stato fuori controllo”. Il problema viene posto ogni settimana in sede Onu, ma poi nessuno sembra avere intenzione di rischiare qualche cosa per il nord del Mali. Ci sono sempre stati dei movimenti separatisti, uno addirittura laico. Ora prevale il radicalismo islamico collegato ad Al Qaeda. E da quella zona partono questi raid assassini in collegamento con altri.



Ma è un fatto recente, un cambiamento di strategia?
Possiamo dire che ci sono diversi aspetti da valutare in una simile situazione. L’escalation di questo fenomeno di stragi di cristiani è aumentato in quella zona dopo la caduta di Gheddafi. Il rais libico per molto tempo aveva contatti con questi separatisti del nord del Mali, li arruolava in qualche formazione militare, insomma aveva una funzione di deterrenza. Ora è passata la linea della radicalizzazione islamica, con un collegamento con Al Qaeda, una vera frangia di megrebini legati ad Al Qaeda che ha mutato strategia.

In che senso?
Non pensano più, in questo momento, all’azione terroristica, ma al controllo del territorio, all’islamizzazione dei territori e quindi ammazzano i cristiani per farli fuggire, per fare in modo che se vadano da quelle zone.



Una sorta di “pulizia etnica”.

No, una vera e propria “pulizia religiosa”. Hanno constatato che questa strategia è condivisa, spesso popolare in quelle zone e quindi la perseguono in tutti i modi. In quella zone del Mali c’è un autentico ammassamento di nazionalità magrebine, come gli algerini ad esempio che hanno una grande presenza. 

Ma in tutte quelle zone di confine tra l’Africa magrebina e l’Africa nera c’era anche una grande influenza dei rappresentanti delle ex potenze coloniali, quelle francesi e inglesi. Non hanno una capacità di intervento? 
Recentemente sono stato in Senegal e lì si dice che c’è una convivenza quasi perfetta tra cristiani e musulmani. E in quel caso si nota anche l’influenza della vecchia autorità coloniale. Ma tutto intorno la situazione è completamente diversa e l’escalation delle stragi di cristiani è diventato un obiettivo di fondo. E’ un’escalation che si dovrebbe affrontare a livello internazionale. Ma sinora, come le dicevo, dall’Onu arrivano solo segnali di riunioni e di ordini del giorno. 

(Gianluigi Da Rold)