Il ministro francese per la Casa, Cecile Dufflot, ha chiesto alla Chiesa cattolica di aprire i suoi edifici inutilizzati ai senzatetto durante i mesi invernali. In un’intervista pubblicata lunedì sul giornale Parisien, l’esponente del governo di Francois Hollande ha affermato di avere avviato una ricerca sulle case sfitte sul territorio d’Oltralpe. Secondo i dati forniti dall’agenzia statistica nazionale, in Francia ci sono 2,3 milioni di appartamenti sfitti. Ilsussidiario.net ha intervistato il professor Salvatore Abbruzzese, docente di Sociologia delle religioni all’Università di Trento ed esperto in particolare del rapporto tra laicità e libertà di religione in Francia.



Abbruzzese, è davvero necessario che lo Stato insegni alla Chiesa come compiere le opere di carità?

Ciò che non va nelle dichiarazioni del ministro Duflot è in primo luogo il fatto di presupporre che questi appartamenti siano inutilizzati e che la Chiesa non abbia nessun tipo di programma o strategia. Il fatto che lo Stato entri dentro la vita di un’altra istituzione e si permetta di dire che le sue case non sono gestite in modo fruttuoso, è già un’ingerenza grave. Sarebbe stato un altro discorso se il ministro Duflot avesse chiesto se per caso la Chiesa aveva delle strutture a disposizione.



Secondo lei come avrebbe dovuto muoversi il governo di Parigi?

Se lo Stato ha un’esigenza e desidera che un’altra realtà si attivi, può chiedere se c’è qualche spazio residenziale che quest’ultima potrebbe offrire liberamente. Ma entrare in casa di altri e dire “tu hai degli appartamenti inutilizzati” è un atteggiamento da Stato totalitario. Significa non distinguere la specificità di un’altra istituzione, oltre a presumere di sapere che quegli edifici sono sfitti e che non sono destinati a nessuna altra attività. E’ abbastanza grave che un ministro entri a piè pari dicendo alla Chiesa che cosa deve fare.



Questa richiesta dipende dall’inesperienza di un singolo ministro, o documenta il concetto di laicità proprio della sinistra francese?

L’uscita del ministro Duflot ricorda tanto il vecchio atteggiamento di Napoleone Bonaparte, il quale stabilì gli ordini contemplativi erano inutili e quindi andavano aboliti. E’ l’atteggiamento prevaricatore di uno Stato che non sembra rispettare le altre istituzioni. Ammettiamo che al posto della Chiesa ci fosse stata una grande azienda privata. Sarebbe immaginabile che lo Stato imponesse alle banche di mettere gli immobili sfitti a disposizione dei senza-tetto? Non vedo perché per la Chiesa si dovrebbe usare questo tipo di entrata plateale che non si usa per nessuna altra istituzione. E’ come se si considerassero le diocesi e le parrocchie come una sorta di terra di nessuno in cui è legittimo a chiunque entrare e chiedere conto di quello che si sta facendo al loro interno.

In che senso quello del ministro Duflot ricorda il vecchio atteggiamento napoleonico?

Il riferimento è alla soppressione degli ordini e delle congregazioni religiose, compiuta nel periodo successivo alla Rivoluzione francese. Di fatto si presupponeva che queste realtà erano inutili e rappresentavano dei pericolosi corpi intermedi all’interno del nuovo Stato che si costituiva. Furono quindi soppressi, salvo poi farli rientrare di corsa perché non c’era più nessuno negli ospedali e in tutta l’attività assistenziale che a quel tempo solo la Chiesa svolgeva.

 

Oggi però lo Stato francese vuole venire incontro ai senzatetto …

 

Come dice il Papa Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, la carità deve essere innanzitutto intelligente. Il ministro Duflot presuppone che il problema dei senzatetto sia quello di trovare una casa. In realtà la vera questione non è dove fare passare loro l’inverno, perché gli immobili ci sono già. Il dramma del senzatetto ha a che fare con un’esclusione che è dovuta tanto a motivi economici quanto a ragioni relazionali, al crollo di una struttura di interdipendenza e dei legami familiari, cioè a crisi personali che affondano le loro radici molto più lontano.

 

E quindi?

 

Presupporre che tutto questo si risolva con l’alloggio, magari dato tramite la Chiesa, è veramente una visione miope. Significa fingere di non capire che cos’è la povertà reale oggi, che non è quella del ‘600. Un senzatetto non è un individuo senza un tetto, ma una persona che ha subito una lunga serie di rovesci. Questo lo ha portato prima a una marginalità economica e poi alla perdita di qualsiasi tentativo di recupero, alla possibilità di vedere delle alternative e a un lasciarsi andare vivendo per strada.

 

(Pietro Vernizzi)