L’esercito siriano ha chiuso tutte le strade che portano a Damasco dopo gli attacchi sferrati dai ribelli contro i posti di blocco in varie parti della capitale. Lo riferisce l’agenzia di stampa Dpa e i ribelli sarebbero prossimi alla conquista dell’aeroporto della Capitale e dei 27 chilometri che collegano la capitale allo scalo, nel tentativo di interrompere i rifornimenti alle truppe di governo, hanno detto gli attivisti. Intanto l’ennesima autobomba è esplosa questa mattina a Damasco, nel quartiere di Barzeh, causando danni materiali, ma nessuna vittima. Lo riferisce l’agenzia di stampa statale Sana. Nel frattempo, secondo la Nbc, il presidente siriano, Bashar al-Assad, avrebbe fatto caricare alcune bombe con le componenti chimiche del micidiale sarin, un gas nervino classificato come arma di sterminio. Ilsussidiario.net ha intervistato il generale Carlo Jean.



Molti sostengono che il ritiro del personale diplomatico delle Nazioni Unite, la fuga del portavoce del Ministero degli esteri o il black out di internet siano chiari segni della probabile fine del regime siriano. Lei cosa ne pensa?
Non ne sarei così sicuro. Anzi, l’interruzione di internet è il segnale del fatto che il Governo ha ancora il pieno controllo dei sistemi elettronici e riesce a bloccare uno strumento così importante come la rete.



Assad ricorrerà all’uso di armi chimiche se messo con le spalle al muro?
A mio avviso sarebbe una specie di suicidio da parte del Regime. Sul piano strategico, obbligherebbe la Cina e la Russia ad abbandonare il sostegno, per ora incondizionato, offerto al presidente di Damasco. Sul piano tattico, le armi chimiche sono efficaci nel caso di un attacco esterno, ma è difficile che possano essere impiegate in una guerra civile, perchè colpirebbe in maniera indiscriminata sia i nemici che gli amici. Va considerato che questi ultimi sono ancora parecchi, perchè altrimenti l’esercito di Assad non sarebbe così ben fornito e sostenuto. Inoltre, un attacco chimico dipende anche da alcuni fattori imponderabili, come le condizioni meteo e la direzione del vento. Tutti elementi difficilmente preventivabili. Non si tratta di armi puntuali e nemmeno Saddam, che con tutta probabilità ne era in possesso, le ha mai utilizzate.



Il presidente Obama ha messo im guardia Assad sul possibile uso di armi chimiche. E’ una minaccia tattica o psicologica, dal momento che la guerra civile sul territorio ha comunque mietuto 40mila vittime sino ad oggi?
E’ una minaccia di dissuasione di puro carattere psicologico: “Se ricorrerai ad armi di massa, interverremo con la forza”. Del resto, gli americani si sono già mossi. Hanno inviato due portaerei nel Mediterraneo e rafforzato la presenza aerea in Turchia. In particolare nella base Incirlik ci sono un paio di squadroni F16 e in più ci sono velivoli senza pilota, che potrebbero effettuare attacchi contro la Siria, e due battaglioni di marines. Quindi, mi sembra che siano ben pronti ad attaccare, se necessario, in ogni da un momento.

Lei pensa che tutto questo possa far presa su Assad?
Non penso che cambi nell’equilibrio attuale, sebbene Assad non sia così pazzo da ricorrere alle armi chimiche e anche se si rifugiasse in America Latina, come molti ipotizzano nelle ultime ore, sarebbe spacciato. I servizi di intelligence americani lo braccherebbero.

Sul piano diplomatico ci si può aspettare dei passi avanti dall’incontro in programma lunedì fra il leader della Coalizione nazionale siriana, Ahmad Muadh al Khatib e i ministri degli esteri dei 27? La questione di un intervento dell’Europa è da escludere: forse possono intervenire Francia o Gran Bretagna. Del resto, la politica di difesa europea è completamente paralizzata dalle tensioni che oggi scuotono l’Unione dei 27 e ben difficilmente ci potrebbe essere un’azione congiunta per la questione siriana. Anzi,  ci si può aspettare il solito vertice presieduto da Lady Ashton, che non approderà a nulla. 

Intanto, i governo olandese e tedesco hanno approvato la decisione di fornire alla Turchia due batterie di missili. 

Si tratta di missili Patriot, che hanno il solo scopo di difendere il suolo turco. Non sono certo schierati con obiettivi offensivi verso la Siria. 

Cosa ne pensa del fatto che la Russia ha accusato la Nato di un coinvolgimento di fatto nella questione siriana? Sono accuse pretestuose o giustificate? 
Sono assolutamente opportunistiche. La Turchia ha chiesto solidarietà all’Organizzazione internazionale e giustamente, la Nato concede aiuto ad uno dei suoi membri più importanti. 

Mosca, dunque, perdura nel suo gioco. 
Sì, anche se comincia ad oscillare soprattutto sulla questione delle armi chimiche, su cui non può fare altro che appoggiare gli americani. Il Consiglio Nazionale siriano, l’organo politico degli insorti, è fortemente appoggiato dagli altri Paesi Arabi e la Russia non può inimicarsi il resto del Golfo per puntellare un regime che sta crollando.

 

(Federica Ghizzardi)