“L’ascesa al potere dell’Islam politico in tutto il Medio Oriente sta causando una vera e proprio fuga dei cristiani dalla Palestina. Dopo il colpo di Stato di Hamas nel 2007, non ne è praticamente rimasto uno solo nell’intera Striscia di Gaza. Ma soprattutto, le recenti vittorie dei partiti islamisti nelle elezioni in Marocco, Tunisia ed Egitto stanno spaventando anche i fedeli delle chiese degli Stati circostanti”. E’ il commento dell’analista politico israeliano Michael Herzog sui dati sulla fuga dei cristiani dai territori dell’Autorità palestinese. Secondo Justus Reid Weines dell’Hebrew University of Jerusalem, circa 1.000 cristiani palestinesi stanno fuggendo da Betlemme, ed entro 20-30 anni nella città in cui è nato Gesù non ne resterà nemmeno uno. Nello stesso tempo, i cristiani nello Stato d’Israele sono aumentati dai 34mila del 1949 agli attuali 163mila, e raggiungerà quota 187mila entro il 2020. Per Herzog, “la comunità internazionale dovrebbe individuare il rispetto delle minoranze religiose come il criterio guida per scegliere quali governi e partiti politici sostenere in Medio Oriente”.



Quali sono le principali discriminazioni subite dai cristiani in Palestina?

Tra le comunità cristiane e musulmane in Palestina al momento sono presenti alcuni attriti, per quanto non drammatici. Ma ritengo che a spaventare i cristiani sia soprattutto quello che vedono accadere nei Paesi circostanti. Osservando i disordini e le uccisioni ai danni delle comunità copte in Egitto e l’esodo dei cristiani irakeni, temono che anche a loro presto possa capitare la stessa sorte. A condizionarli è inoltre il fatto che di recente i partiti islamisti hanno vinto le elezioni in Marocco, Tunisia ed Egitto. Entro pochi mesi potrebbero affermarsi anche in Libia, e inoltre i Fratelli musulmani rappresentano un elemento importante nell’opposizione siriana. Come se non bastasse, nel 2006 Hamas ha vinto le elezioni nell’Autorità palestinese e dopo l’invasione americana, i partiti islamisti hanno ottenuto risultati brillanti anche in Iraq. L’Islam politico quindi si sta affermando in tutto il Medio Oriente.



Ritiene che Hamas sia direttamente responsabile della fuga dei cristiani dalla Palestina?

Sì, la responsabilità è di Hamas. I cristiani avvertono la crescita di Hamas come l’ascesa dell’ala palestinese dei Fratelli musulmani. Non so dire se i dati statistici sulla fuga dei cristiani siano esatti, ma so con certezza che questo fenomeno sta avvenendo.

 

Oltre alla minaccia costituita da Hamas, i cristiani sono aggrediti da gruppi ancora più estremisti?

 

I salafiti sono presenti soprattutto nella Striscia di Gaza, dove non rimane praticamente nessun cristiano. E questo da quando Hamas ha realizzato il sanguinoso colpo di Stato del 2007. Ormai sono rimaste delle comunità cristiane soltanto in Cisgiordania.



 

Mohammad Shtayyeh, membro del comitato centrale di Fatah, ha chiesto ai cristiani di “restare nel Paese”. Ritiene che si tratti di un appello sincero?

 

Da un punto di vista politico, Fatah si rende conto che il fatto che i cristiani stiano fuggendo non rappresenta un fatto positivo per la Palestina e rischia di danneggiare la sua immagine internazionale. Quando si appella quindi ai cristiani chiedendo loro di non partire, pensa realmente ciò che afferma. Ma la domanda è che cosa stia facendo in concreto Fatah per rassicurare i cristiani. Personalmente ritengo che non stia facendo abbastanza, e lo prova il fatto che nonostante gli appelli di Fatah i cristiani continuano a fuggire.

 

Che cosa dovrebbe fare in concreto il governo di Salam Fayyad per difendere i cristiani?

 

Ogni volta che ci sono problemi all’interno di comunità miste, con frizioni tra cristiani e musulmani, il governo dovrebbe intervenire per assicurarsi che le minoranze non siano discriminate bensì protette.

 

Dai dati del professor Weiner, emerge inoltre che Israele è il solo stato in Medio Oriente dove i cristiani stanno aumentando invece di diminuire. Qual è il motivo?

Israele è una democrazia che protegge i diritti delle minoranze religiose, e i suoi cittadini cristiani avvertono di essere difesi in modo soddisfacente da parte dello Stato. Anche in Israele si sono verificate alcune frizioni tra le comunità cristiane e musulmane. Per esempio alcuni anni fa nella città di Nazareth i musulmani hanno tentato di costruire una moschea dove c’era una chiesa. Alla fine lo Stato d’Israele è intervenuto ripristinando la legge e l’ordine e proteggendo la comunità locale. Questo contributo alla sicurezza dei cristiani non è avvenuto quindi sottolineando delle differenze politiche, ma sotto forma di una basilare protezione nei confronti della comunità cristiana.

 

I cristiani possono esercitare un ruolo di pacificazione tra israeliani e palestinesi?

 

In teoria potrebbero, ma non sono sicuro che dal punto di vista pratico quella dei cristiani palestinesi sia una comunità sufficientemente forte e organizzata da poter svolgere un simile ruolo di “ponte” tra arabi e israeliani. Ci sono alcune singole personalità cristiane che certamente hanno le capacità necessarie per svolgere questo ruolo. Ma in quanto comunità, i cristiani in Palestina non sono abbastanza sicuri.

 

La Primavera araba ha accelerato la fuga dei cristiani dalla Palestina?

 

Sì, è in corso un leggero incremento del fenomeno dall’inizio della cosiddetta “Primavera araba”. Nell’intero Medio Oriente stiamo assistendo a un vero e proprio terremoto, e in molti si sono chiesti se si tratti di una Primavera araba o di un “Inverno islamista”. E’ un’apertura, in quanto le persone domandano diritti fondamentali e democrazia, o sta liberando delle energie negative nell’intera regione? Per dare una risposta, la comunità internazionale dovrebbe individuare dei criteri precisi. Nel momento in cui si trova a deliberare come muoversi nei confronti dell’Islam politico e quale rapporto stabilire con i partiti islamisti che approdano al potere, uno dei criteri che dovrebbe usare è proprio il modo con cui sono trattate le minoranze religiose come i cristiani.

 

(Pietro Vernizzi)