Sarebbe di 50 feriti, di cui 40 tra le forze dell’ordine, e di 22 arresti il bilancio provvisorio dei violenti scontri che si sono verificati ad Atene la sera e la notte scorsa, mentre il governo tecnico guidato da Papademos votava le nuove misure alle quali affidare la salvezza del Paese. In piazza Syntagma, nel centro della capitale ellenica proprio davanti al Parlamento, e poi a Salonicco, seconda città della Grecia, fin dal pomeriggio di ieri si è dato appuntamento un numero crescente di persone contrarie ai provvedimenti che dovrebbero salvare la Grecia dalla bancarotta e dal caos sociale.



Si tratta, infatti, di misure draconiane, fatte di deregolazione, riduzione del 20% dei salari minimi, tagli a sanità e autonomie locali, vendita di quote pubbliche detenute dal governo. Di fronte al piano voluto dalla “triplice” costituita da Ue, Fondo Monetario internazionale e Banca centrale europea che ha vincolato nuovi aiuti per 145 miliardi a ulteriori misure di tagli alla spesa, i sindacati maggiori, Adedi e Gsee, hanno subito organizzato una manifestazione di protesta. Blac block ed estremisti di varie sigle hanno però infiltrato la manifestazione di protesta pacifica, cercando lo scontro con la polizia. Ci sono stati episodi di guerriglia urbana, con lancio di molotov e bombe carta ai quali la polizia ha risposto con cariche sui manifestanti e lacrimogeni. Gli estremisti hanno dato alle fiamme banche, cinema e e negozi. Le notizie giunte in serata parlavano di 80mila manifestanti ad Atene e di altri 20mila a Salonicco. Gli eventi sembra tragicamente confermare quanto dichiarato dal primo ministro greco Lucas Papademos alla vigilia del voto: “Siamo giunti al punto zero”. Ilsussidiario.net ha intervistato Dimitri Deliolanes, corrispondente da Roma per la tv pubblica greca “ERT” e autore del libro “Come la Grecia”, in cui si spiega la situazione drammatica nella quale versa il suo Paese.



Come valuta il pacchetto di interventi all’insegna dell’austerità in discussione al Parlamento greco?

Lo valuto in maniera pessima. E’ la prosecuzione della stessa linea che si è adottata fin dall’inizio della crisi, e che ha portato non solo a non migliorare le condizioni della Grecia in modo che potesse pagare i suoi debiti, ma al contrario a una situazione sociale ed economica disastrosa. Ed è impossibile gestirla con un debito complessivo da 300 miliardi di euro, che è diventato ormai un problema esplosivo.

Per quale motivo ritiene che l’austerità danneggi l’economia greca?



Non lo dico io, il primo a dichiararlo è stato il premier italiano Mario Monti nel momento in cui ha assunto il suo incarico. In quell’occasione, ha spiegato: “E’ giusto fare certe riforme, che in Italia come in Grecia non sono state realizzate per tempo, a differenza di altri Paesi come la Germania. Ma occorre anche che l’Unione europea in quanto tale escogiti un sistema per portare avanti lo sviluppo della nostra economia”. Non è possibile che l’unica ricetta che si tenta di applicare al caso della Grecia sia la svalutazione interna del Paese, l’abbattimento del costo del lavoro in modo che il Paese diventi competitivo ai livelli di Turchia, Cina e India. Una ricetta che è assolutamente fuori dalla logica e dal buon senso.

Secondo lei invece quali interventi andrebbero introdotti?

Il governo e il popolo greco hanno chiesto all’Ue da un lato degli aiuti per fare fronte al loro indebitamento. Ma soprattutto, avevano sperato che fosse data loro una ricetta per riformare in maniera radicale l’economia e la struttura statale, due aspetti che sono legati intrinsecamente tra loro. Quello della Grecia è infatti un problema di presenza sproporzionata di politica e Stato nell’economia del Paese. Tutto gira attorno allo Stato, il primo datore di lavoro e il principale cliente del settore privato. Quando si parla di Stato, in Grecia si parla anche di corruzione e clientele politiche ed era questo problema che andava affrontato lasciandoselo addietro. Il ceto politico greco non era in grado di compiere questa riforma, e tutt’ora non lo è, e quindi l’Europa avrebbe potuto tranquillamente portare avanti una riforma di questo tipo. E’ quanto si sta cercando di fare anche in Italia. Solo che a un certo punto da parte dell’Ue sono emerse e hanno preso il sopravvento delle logiche depressive e di recessione, oltre che in parte punitive nei confronti della Grecia. Si è voluto intervenire nella struttura economica del settore privato, in aspetti dove un intervento non era così urgente e avrebbe potuto essere realizzato in un secondo tempo.

 

Antonis Samaras, leader di Nuova Democrazia, a un deputato del suo partito scettico sul piano di austerità ha dichiarato: “Cosa vuoi, un Paese dove il cibo è distribuito con la tessera e dove non avremo carburante?”. Che cosa ne pensa di questa dichiarazione?

 

E’ così, e infatti la drammaticità della situazione è certamente questa. C’è una situazione di recessione, miseria e altissimo costo sociale. E l’unica alternativa è introdurre dei costi sociali ancora maggiori, attraverso il default e il ritorno alla dracma. Questa sarebbe una soluzione veramente disastrosa che produrrebbe un effetto domino. Anche perché una nuova dracma sul mercato varrebbe mezzo centesimo e noi avremmo dei debiti in euro da saldare. Samaras ha quindi perfettamente ragione, in Grecia tutti sanno che non c’è alternativa. Il mio Paese insomma si trova tra Scilla e Cariddi.

 

In cambio del pacchetto di austerità, la Grecia otterrà aiuti da 145 miliardi da parte dell’Ue. Perché non li ritiene sufficienti?

Insieme al famoso “hair cut”, cioè il “taglio di capelli”, sicuramente è una misura necessaria ma non è sufficiente. Entrambe daranno un po’ di sollievo, ma francamente manca una prospettiva di sviluppo, per la Grecia come per l’Italia. E questa è innanzitutto una debolezza politica dell’Ue. Tutti se la prendono con la Merkel, ma la verità è che il premier tedesco ha questo potere da azionista di riferimento dell’Ue perché l’Europa è in mano a personaggi come Van Rompuy o la baronessa Ashton, privi di spessore politico, e quindi assolutamente incapaci di elaborare un progetto così ambizioso e così necessario come quello necessario per lo sviluppo dell’economia europea nel suo complesso.

 

Dopo l’approvazione del pacchetto di austerità, sarà necessario introdurre dei nuovi interventi in Grecia?

 

Il debito e il deficit in Grecia stanno crescendo in seguito alla recessione. E’ quindi probabile che a giugno saranno necessarie delle ulteriori misure. Mi permetta di descriverle di che cosa stiamo parlando. La Grecia è un Paese di 11 milioni di abitanti, con 3 milioni sotto la soglia di povertà nazionale, che molto è inferiore alla soglia di povertà europea. Un milione e 300mila persone sono disoccupate, pari a un giovane su due, e chi lavora spesso ha una mansione da pony express per 500-600 euro al mese. Stiamo parlando di famiglie intere in cui entrambi i genitori sono disoccupati, e ci sono problemi di malnutrizione o denutrizione dei bambini che frequentano l’asilo o le scuole elementari. E’ questa la Grecia di oggi, e francamente non si capisce quale logica ci sia dietro il fatto di chiedere adesso nuove misure e ulteriori interventi di austerità a giugno.

 

(Pietro Vernizzi)

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