Sul finire del 2011 era rimasto preda di un sgradevole scandalo. Aveva ottenuto, da un amico imprenditore, un finanziamento a tassi agevolati per edificare una casa in Bassa Sassonia; Land – piccolo inconveniente – di cui era presidente. La colpa ne ha decretato la caduta. E, oggi, Christian Wulff ha rassegnato le dimissioni da Presidente della Germania. Per i tedeschi, l’etica pubblica pare sia cosa seria. Karl-Theodor zu Guttenberg, allora ministro della difesa e astro nascente della Cdu (lo stesso partito della Merkel, da cui proviene anche Wulff) aveva dovuto lasciare la poltrona. E archiviare i sogni di gloria che, secondo molti, l’avrebbero lanciato, prima o poi, nella corsa alla successione della cancelliera. Il suo “crimine”? Svariate porzioni della sua tesi di dottorato, scritta anni addietro, erano il frutto di un misero “copia-incolla” fatto senza le dovute citazioni. Sta di fatto che la questione, se è seria per la Germania, lo è per tutta l’Europa; la stabilità finanziaria della quale, suo malgrado, dipende dalla solidità dei tedeschi. Politica ed economica. Abbiamo chiesto a Vittorio Emanuele Parsi, Docente di Relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano, di aiutarci a capire quali scenari si prefigurano.
Anzitutto: le ragioni delle dimissioni del presidente tedesco si esauriscono realmente nello scandalo in cui è stato coinvolto? O crede che ce ne siano altre, di diversa natura?
Onestamente, no. La figura del Presidente della Repubblica, in Germania, è molto simile a quella prevista, formalmente, dalla nostra Costituzione. Si tratta di una figura di garanzia che deve essere al di sopra delle parti, al pari di una sorta di “notaio”. E, considerando che la Germania non è mai andata incontro a una crisi politica come quella che c’è stata in Italia, il suo ruolo è sempre stato contenuto della primazia del cancelliere. Quindi, su una personalità del genere, non può esserci ombra di macchia. C’è da dire, inoltre, che lo scandalo è stato aggravato dal fatto che, da Presidente della Repubblica, ha fatto pressione sui giornali affinché la vicenda venisse insabbiata.
Ma la colpa di Wulff è realmente grave o lo è solo per la sensibilità tedesca?
Ricevere favori cospicui importanti, finanziariamente rilevanti, in virtù di un ruolo ricoperto, in tutti i Paesi del mondo – a parte l’Italia – viene considerato incompatibile con cariche pubbliche di rilievo. Ma da noi, a 20 anni da Mani Pulite, la Corte dei Conti ci comunica che la corruzione è tornata a livelli spaventosi.
La vicenda, per i tedeschi, era nota o si è trattato di un fulmine a ciel sereno?
Era nell’aria; del resto, già da tempo Wulff era stato scaricato pressoché da tutti i partiti, compreso il proprio. La Merkel, dal canto suo, ha cercato di difenderlo finché ha potuto. A un certo punto, le è stato chiaro che non poteva accollarsi pure un problema di questo genere.
In che situazione versa, politicamente, la Merkel?
Per lei, è un momento difficile. Con il presidente, infatti, aveva importanti legami politici. È anche vero che da tempo il suo rapporto con gli elettori è in crisi; la decisione di far presente a Wulff di non poterlo più difendere può darsi che gli faccia riconquistare alcuni punti con l’elettorato. Quantomeno, non la danneggerà ulteriormente.
In seguito alla vicenda, c’è il rischio di instabilità economica per la Germania (e, quindi, per l’Europa)?
Al momento no. Al limite ci sarebbe se si dovesse andare a elezioni anticipate, ma non è un’ipotesi prevista. A rigor di logica, la situazione non dovrebbe sortire preoccupazione nei mercati. Tuttavia, non è da escludersi che essi reagiscano in maniera “isterica” a una situazione i cui “fondamentali politici” restano solidi.
Crede che possa cambiare qualcosa nei rapporti con l’Italia?
No. Monti non ha potuto incontrare la Merkel in Italia, ma ci saranno, in seguito, anche altre occasioni.
(Paolo Nessi)