Tensione alle stelle in Afghanistan, dopo che alcuni soldati americani nei giorni scorsi avevano dato alle fiamme del materiale religioso islamico, tra cui alcune copie del Corano. Un gesto, quello di distruggere il libro sacro dell’Islam considerato sacrilego e dunque massima offesa. Motivo del gesto, il fatto che tale materiale fosse stato sequestrato a dei prigionieri talebani che lo usavano per passarsi comunicazioni fra di loro e l’esterno del carcere. Ma ovviamente un gesto sconsiderato da fare in territorio islamico: il responsabile per i rapporti religiosi afgano presente all’interno aveva infatti immediatamente denunciato l’episodio. Episodio per cui è dovuto intervenire personalmente il presidente degli Stati Uniti Obama chiedendo scusa al popolo afgano, dopo che lo aveva fatto anche il capo delle forze armate americane nel Paese. Scuse che non sono bastate: ieri infatti due soldati americani sono stati uccisi da un soldato afgano e numerose sono state le manifestazioni di protesta. Oggi la situazione è ancora più incandescente: centinaia di manifestanti si sono recati davanti al palazzo del presidente afgano Karzai gridando morte all’America e viva l’Islam. Il consolato americano della città di Herat è stato attaccato e nel corso degli incidenti sarebbero morte quattro persone. Due persone sono invece rimaste uccise negli scontri nella capitale Kabul. La tensione ovviamente sta salendo in tutto l’Afghanistan: a Kabul un mullah ha invitato i fedeli dopo la preghiera a scendere in strada per manifestare contro gli americani. Si segnalano manifestazioni con circa un migliaio di partecipanti anche nella città di Jalalabad. Il portavoce del ministero degli interni chiede alle persone scese in strada di manifestare pacificamente: “Sebbene le manifestazioni pacifiche siano tra i diritti delle persone, chiediamo vivamente ai nostri connazionali di evitare di trasformarle in proteste violente”. Le autorità afgane hanno intanto chiesto alle forze Nato di mettere sotto processo i responsabili del rogo del Corano. In tutto, da quando sono scoppiati i primi disordini tre giorni fa, sono rimaste uccise quindici persone, compresi i due soldati americani uccisi da un loro collega afgano.



Al momento si segnala una situazione di tensione anche a Gerusalemme. Al termine della preghiera del venerdì infatti alcuni fedeli islamici hanno lanciato sassi contro fedeli ebrei che pregavano davanti al Muro del Pianto nella spianata delle moschee. E’ dovuta intervenire la polizia israeliana per riportare l’ordine e disperdere centinaia di manifestanti palestinesi.

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