“Cristiani e musulmani si mettano insieme senza pregiudizi per sconfiggere le forze malvagie dei terroristi di Boko Haram, che colpiscono tanto le chiese quanto le personalità islamiche per scatenare una spirale di odio religioso. Forse Dio ha permesso gli ultimi attentati per consentirci di scoprire chi sono i musulmani e i cristiani autentici, pronti a lavorare per la pace, lo sviluppo e il progresso della Nigeria”. E’ il commento di Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos, la città dove domenica un’autobomba ha colpito una chiesa provocando tre morti e 38 feriti. A rivendicare l’attacco suicida contro la sede della “Church of Christ” in Nigeria è stata la formazione terroristica di Boko Haram, la stessa che aveva seminato morte la notte di Natale e dato un ultimatum ai cristiani invitandoli ad andarsene dal Nord del Paese o a essere sterminati. Ilsussidiario.net ha raggiunto al telefono l’arcivescovo Kaigama, che in questi giorni sta partecipando agli incontri della Conferenza Episcopale Nigeriana ad Abuja.
Arcivescovo Kaigama, com’è la situazione per i cristiani di Jos dopo l’attentato kamikaze di domenica?
I cristiani di Jos sono arrabbiati e preoccupati. Per qualche tempo la mia arcidiocesi è rimasta tranquilla e in pace, e abbiamo pensato che finalmente fosse tornata la calma. Questa esplosione è stata del tutto inaspettata e ha creato una grande tensione.
Che cosa sta avvenendo nel Nord della Nigeria, dopo l’ultimatum di Boko Haram ai cristiani?
C’è paura, ansietà, tensione. La tattica di Boko Haram è sempre molto imprevedibile, attaccano quando meno te lo aspetti. E a finire nel mirino non sono solo i cristiani, lo abbiamo visto a Kano dove un attentato ha colpito dei musulmani che uscivano dalla moschea. Si tratta di attacchi indiscriminati, ed è proprio questo a preoccupare di più, perché non sai quando, dove e come scoppierà la prossima bomba. Nel corso della riunione della Conferenza Episcopale Nigeriana, cui sto partecipando in questi giorni, domenica è intervenuto il presidente della Federazione, Goodluck Jonathan, che ci ha inviato un messaggio di buona volontà. Noi vescovi abbiamo sottolineato che è suo dovere compiere tutto ciò che è in suo potere per riportare un’atmosfera tranquilla nel Paese, coordinando gli sforzi per sconfiggere Boko Haram che è causa di grande preoccupazione sia per i cristiani sia per i musulmani.
Quello che sta avvenendo nel Nord della Nigeria può essere definito come un genocidio dei cristiani?
Quello che sta avvenendo è un attacco contro i cristiani, ma non vogliamo generalizzare troppo, perché a essere colpite sono anche le stazioni di polizia, le istituzioni governative, gli edifici delle Nazioni Unite. Boko Haram si oppone infatti alla cultura e all’educazione occidentale, e le chiese sono viste come qualcosa che fa parte di questa occidentalizzazione. E soprattutto, i terroristi sanno che quando attaccano una chiesa questo fa molto più notizia a livello internazionale di quando colpiscono una stazione di polizia. E’ una forma di guerriglia, perché nessuno sa quando ci sarà una nuova esplosione. Per questo la Chiesa invita i fedeli a essere molto prudenti, a fare il possibile per tutelare la loro incolumità ed evitare di soffrire se questo non è necessario. Non c’è alcun dubbio che l’obiettivo di questi piccoli gruppi fondamentalisti è quello di attaccare i cristiani, e che lo faranno ancora più e più volte. Anche se speriamo che l’intervento del governo possa porre rimedio a questa situazione.
Gli sforzi del governo per combattere il terrorismo stanno producendo i primi risultati?
Devo ammettere che il governo ha fatto del suo meglio. A Jos la presenza dell’Esercito, della polizia e dello State Security Service (i servizi segreti, Ndr) è stata molto utile, in quanto gli agenti pattugliano le strade e restano a disposizione per controllare qualsiasi incidente. Il governo quindi ha dedicato delle risorse considerevoli per combattere Boko Haram, ma non è ancora abbastanza. Ciò che vediamo è che i terroristi hanno qualcuno che li appoggia, che possono avere dei collegamenti all’estero, ed è proprio questo che i nostri servizi segreti devono scoprire. Ciò che occorre è un programma coordinato con una rete di intelligence per scoprire chi c’è dietro a Boko Haram, in Nigeria o all’estero, chi fornisce il denaro, la logistica, l’equipaggiamento. Esigiamo inoltre di sapere chi sono questi terroristi, come sono reclutati, in che modo vengono addestrati e come comunicano tra di loro. Ci aspettiamo che per ciascuna di queste domande, i nostri servizi segreti siano in grado di fornire una risposta, e che quindi recidano il problema alla radice. Mentre tutto questo non è stato compiuto nel modo che auspichiamo.
I principali leader musulmani stanno prendendo posizione contro gli attacchi terroristici?
In passato mi sono incontrato con numerosi gruppi musulmani, e alcuni mi hanno consegnato delle lettere di solidarietà, in cui si affermava: “Noi non siamo coinvolti negli attentati, siamo contrari e ci dissociamo da quanto è avvenuto”. Anche loro sono arrabbiati e scontenti per il fatto che la pace, ritornata a Jos per qualche tempo, è stata nuovamente sconvolta.
In che modo è possibile evitare che gli attentati inneschino una spirale di vendetta tra cristiani e musulmani?
È inutile negare che in Nigeria esistono tensioni e competizione tra musulmani e cristiani, in quanto ciascuno dei due gruppi vuole influenzare politicamente il Paese. Questo è un dato di fatto, ma quello di Boko Haram è un fenomeno nuovo, e colpisce i cristiani in quanto rappresentano la cultura occidentale, ma anche delle personalità musulmane sono finite nel mirino dei terroristi. Questa nuova situazione rende necessari dei cristiani e dei musulmani che prendano realmente sul serio la pace. Occorre che cristiani e musulmani si mettano insieme senza pregiudizi religiosi, per sconfiggere queste forze malvagie. Forse Dio ha permesso che tutto ciò avvenisse, per permetterci di conoscere chi sono i musulmani e i cristiani autentici, in modo che si possano mettere insieme e lavorare in modo sincero per la pace, lo sviluppo e il progresso della nazione.
(Pietro Vernizzi)