“Boko Haram in Nigeria sta lanciando una serie di attacchi quotidiani contro i cristiani e le forze dell’ordine. Non sempre sono riportati dai media, ma quello che sta avvenendo ai danni dei cristiani nigeriani è una sorta di pulizia etnico-religiosa. Quest’ultima è ancora agli inizi, ma occorre tenere conto del fatto che Boko Haram è un movimento terroristico in forte espansione”. A denunciarlo è Guido Olimpio, inviato ed esperto di terrorismo del Corriere della Sera, che commenta così l’autobomba che ha fatto tre morti, di cui un bambino, e 38 feriti in una chiesa di Jos nel Nord del Paese. A Natale era stata scatenata una serie di attacchi contro alcune chiese, e all’inizio dell’anno Boko Haram aveva dato l’ultimatum ai cristiani del Nord della Nigeria, invitandoli ad andarsene o a essere sterminati.



Guido Olimpio, per quale motivo Boko Haram torna a colpire proprio adesso, a due mesi dall’ultimatum contro i cristiani?

Il gruppo terroristico sta lanciando una serie di attacchi quotidiani, che non sempre sono riportati dai media. Di recente per esempio è avvenuto un attacco contro un carcere, cui sono seguite delle sparatorie in un mercato. Insomma, Boko Haram ha moltiplicato gli obiettivi: da una parte ci sono i cristiani, dall’altra le forze di sicurezza. Sono questi i due fronti che Boko Haram ha individuato come avversari, ed è il motivo per cui i terroristi continuano a colpire le chiese e purtroppo non si può escludere che lo facciano di nuovo.



Quali sono gli obiettivi di Boko Haram nei confronti dei cristiani del Nord della Nigeria?

Essenzialmente stanno lanciando una campagna con duplice valore e significato: il primo è quello di una sorta di pulizia etnico-religiosa, il secondo è mostrare al mondo che combattono contro i cristiani, i simboli del cristianesimo e quella che la campagna qaedista definisce come “i crociati”. Colpendo i cristiani, si cercano anche di enfatizzare le rivalità, di sfruttare le tensioni sociali e religiose della Nigeria, che è un Paese gigantesco. Il sistema, fatte le debite proporzioni, è lo stesso utilizzato da Al Qaeda in Iraq, dove a essere colpiti sono gli sciiti con l’obiettivo di provocare una reazione e quindi una controreazione. Il disegno è abbastanza “semplice”, e lo abbiamo visto all’opera in altri Paesi dove sono attivi gruppi di al Qaeda o che si ispirano a quest’ultima.



Davvero ritiene che quella contro i cristiani nel Nord della Nigeria possa essere definita una “pulizia etnico-religiosa”?

Per certi versi sì. Quando si lanciano delle minacce che invitano i cristiani ad andarsene, e che poi sono accompagnate da attacchi terroristici di grandi proporzioni, utilizzando non solo armi da fuoco ma bombe e attentatori suicidi, possiamo dire che è l’inizio di una campagna di questo tipo. Il fatto è che purtroppo il movimento di Boko Haram sembra essere in continua crescita, e le autorità nigeriane faticano a controllarlo. Il timore è che Boko Haram si possa estendere superando i confini della stessa Nigeria. Del resto ci sono segnalazioni che i suoi capi non vivono in Nigeria, ma tra il Ciad, il Niger e in altri Paesi, dove reclutano i terroristi.

 

A livello internazionale, quali sono gli Stati e i movimenti che appoggiano Boko Haram?

 

E’ stato provato con certezza che Boko Haram ha contatti logistici e finanziari con Al Qaeda del Maghreb, e quindi con i gruppi terroristici di Algeria e Sahel. In questi Paesi sono stati catturati degli ostaggi occidentali (tra cui l’italiana Rossella Urru, ndr), e c’è stata un’indagine dalla quale è emerso che alcuni elementi di Boko Haram hanno aiutato Hakim Ould Mohamed M’Barek a realizzare i sequestri. E’ probabile quindi che Boko Haram abbia ricevuto fondi da questo canale. Sicuramente ci sono dei legami con gli Shebab somali, forse qualcuno dalla Nigeria è andato ad addestrarsi in Somalia. Così come ci sono rapporti, legati più che altro a singole persone, con le aree tribali del Pakistan.

 

Su quali appoggi può contare Boko Haram nella società, nelle istituzioni e nelle forze dell’ordine nigeriane?

Da un lato istituzioni e forze dell’ordine non hanno compreso per tempo la reale pericolosità di Boko Haram. Dall’altra c’è qualcuno che magari nutre delle simpatie per i terroristi islamici, tanto che non c’è dubbio che alcuni capi siano stati rimessi in libertà dopo essere stati catturati. L’insieme di questi fattori ha fatto sì che il gruppo terroristico non fosse particolarmente toccato dalla repressione o dalle attività della polizia. Dopo le ultime stragi c’è stato forse un risveglio, ma la stampa internazionale ha parlato di complicità all’interno dei servizi segreti o in alcuni apparati militari.

 

Il presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, è un cristiano. Ritiene che stia facendo abbastanza per proteggere le chiese?

 

Sta facendo quello che si può fare in un Paese così grande. In Nigeria esiste una miriade di problemi, per esempio i guerriglieri del Mend, e a causa delle dimensioni gigantesche della federazione non è facile mantenere l’ordine. Forse all’inizio Boko Haram è stato un po’ sottovalutato, non ci si è concentrati bene sui rischi legati a questo gruppo. Quando ha iniziato ad attaccare e a fare stragi, ormai era troppo tardi per fermarlo. Come sempre la risposta al terrorismo è venuta dopo che questo ha attaccato, ed è il motivo per cui le forze dell’ordine sono sempre un passo indietro rispetto agli attentatori.

 

(Pietro Vernizzi)