Il regime impunemente dall’inizio delle rivolte sta continuando a reprimere le proteste nel sangue. La strage di innocenti continua a non arrestarsi, a differenza degli altri Paesi arabi dove le manifestazioni, anch’esse represse nel sangue, hanno, prima o poi condotto al rovesciamento del dittatore di turno. Pare che siamo giunti al limite. A questo punto l’Onu sembra sempre più intenzionata ad agire. Non è ancora chiaro se darà il proprio avvallo ad una no-fly zone come fece nel caso della Libia, legittimando l’intervento della Nato che portò alla caduta di Gheddafi. Sarebbe questa, in realtà, la richiesta degli insorti. Resta da capire, dunque, il piano operativo. Sta di fatto che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha redatto una versione definitiva della bozza di risoluzione arabo-occidentale con la quale viene duramente condannato il regime di Damasco. Il testo contro Bashar al Assad sarebbe già in “in blu”. Significa, cioè, che verrà votato entro 48 ore. In particolare, la Russia sino a poco tempo fa si era opposta a qualunque presa di posizione ufficiale contro lo Stato “amico”, specialmente nei punti in cui si chiedeva un embargo sulle armi e la defenestrazione di Assad. Il viceministro degli Esteri russo, Ghennady Gatilov, quando tali punti furono rimossi affermò che non era sufficiente perché il suo Paese la potesse appoggiare pienamente. Al Cremlino non andava già il fatto che, in un passaggio, il Consiglio di sicurezza appoggiava «pienamente» il piano di pace della Lega araba.



Con le ultimissime limature, la Russia potrebbe aprire ad un voto positivo. Gatilov, infatti, non ha minacciato, come era stato fatto più volte in precedenza, il veto. Oggi,nel frattempo, si è consumato l’ennesimo venerdì di sangue. Gli attivisti locali raccontano di un bilancio di almeno 19 morti. Sempre più, inoltre, emergono le atrocità del regime che, secondo Human Rights Watch, dall’inizio delle rivolte ha «ucciso, arrestato, torturato» minorenni e bambini «nelle case, nelle scuole e persino nelle strade». Secondo il calcolo di alcuni attivisti, sarebbero ormai 14mila le vittime del regime, il doppio di quanto sino ad oggi ne sono state contate.



Più di 60mila persone, inoltre, sarebbero state incarcerate o fatte scomparire. Molte di queste sono state torturate o, come testimoniano svariati video in rete, torturati a morte. 

Leggi anche

DUE POPOLI, DUE STATI?/ Se la vera “aspirazione” di Hamas non è molto diversa da quella di Israele