Sembra, apparentemente, che tutto prosegua con calma alla Maldive, dopo il golpe di ieri in cui Mohamed Nasheed è stato costretto a dimettersi dalla carica di presidente. A innescare la scelta, gli scontri violenti tra esercito e polizia. Gli agenti si erano rifiutati di togliere la propria protezione alla folla che protestava per l’incarcerazione di un giudice che aveva deciso di liberare dalla prigione un dissidente politico. L’esercito, in tutta risposta, aveva iniziato a sparare proiettili contro gli uomini della polizia che, a loro volta avevano occupato gli organi di informazioni televisivi. Il presidente, a quel punto, aveva deciso di dimettersi, sostenendo che non intendeva continuare a governare se costretto a usare il pugno di ferro e aveva lasciato i poter, come prevede la costituzione al vicepresidente Mohammed Waheed Hassan.
Quest’ultimo ha chiesto di dar vita ad un governo di unità nazionale. Nel frattempo, interpellato da France Presse, l’ex presidente ha svelato alcuni dettagli del golpe. Ha fatto sapere che è stato costretto a presentare le dimissioni. Nel suo quartier generale, infatti, si è trovato di fronte a 18 poliziotti e ufficiali che gli hanno intimato di fare un passo indietro, sotto la minaccia di usare le armi. Ha detto, quindi, che ha deciso di mettere così in salvo la propria vita e quella dei membri del suo governo. Secondo Nasheed il vicepresidente era a conoscenza del colpo di Stato. Questi si è detto convinto che, per quanto gli riguarda, il suo predecessore ha facoltà di lasciare il paese anche se non intende interferire con alcuna decisione, in tal senso, di magistratura o polizia. Nel frattempo, sarebbero già una 50ina gli esponenti del governo Nasheed cui è stato imposto di non lasciare le Maldive. Le forze di polizia, inoltre, avrebbero sequestrato a casa dell’ex presidente un centinaio di bottiglie di alcolici, illegali fuori dai complessi turistici nel paese, in cui vige la sharia islamica, e avrebbero diffuso la foto del sequestro. Giungono, invece, la felicitazioni al nuovo presidente da parte di Manmohan Singh, primo ministro indiano. Singh ha detto che intende collaborare con la nuova amministrazione per la sicurezza e la prosperità di entrambi i Paesi.
Sembra, a quanto riferisce la stampa indiana, che la mediazione del Paese sia stata determinante per evitare spargimenti di sangue. «Si è appreso che responsabili indiani hanno agito rapidamente ieri per portare le parti in conflitto (governo ed opposizione) a un tavolo per risolvere l’impasse», affermano gli organi di informazione indiani.