“Dopo la vittoria di Mitt Romney in Stati chiave come Michigan e Ohio, le possibilità di Rick Santorum si stanno esaurendo. Con buona probabilità, alla fine la competizione sarà tra Romney e Obama. Mitt ha alcuni punti deboli, ma i suoi avversari si illudono se pensano di poterli sfruttare: pur di non sostenere Obama, gli elettori repubblicani sarebbero pronti anche a votare per Paperino o Antonio Conte”. E’ il commento di John Samples, direttore del Center for Representative Government del think tank Cato Institute di Washington DC. Romney è riuscito a vincere in cinque dei dieci Stati in palio nel Super Martedì, e ora è più vicino a quota 1.144 delegati che occorrono per sfidare Obama alle presidenziali. Mitt ha vinto con ampio margine in Massachusetts, Vermont e Idaho, piazzandosi primo anche in Virginia e Ohio. Lo sfidante Santorum è riuscito invece a strappare North Dakota, Oklahoma e Tennesse. Per Samples, “una variabile che influirà in modo notevole è lo stato di salute dell’economia. Disoccupazione e mancanza di crescita economica tendono a svantaggiare Obama, e alla fine quella con Romney sarà veramente una sfida sul filo di lana”.
Samples, qual è il verdetto che esce dal Super Martedì?
E’ stata sicuramente una vittoria per Romney, anche se non si tratta di un risultato così netto da porre fine alla competizione. Il sistema delle primarie repubblicane è stato impostato in modo tale che è difficile accumulare dei delegati in modo rapido. Tuttavia, Romney rimane in testa. Inoltre Mitt è meglio organizzato, e ha maggiori risorse per correre sia nei prossimi appuntamenti delle primarie sia nelle future elezioni presidenziali. La vera speranza per Rick Santorum era di vincere in uno Stato come il Michigan o l’Ohio, in quanto questo avrebbe rappresentato un capovolgimento della situazione. Perché quest’ultimo avvenga non bastano le sue vittorie in Tennessee e Oklahoma, che erano già state previste. Una settimana prima delle elezioni ci si aspettava che Santorum vincesse anche in Ohio, dove aveva un vantaggio di 20 punti.
Fino a che punto i giochi delle primarie repubblicane sono davvero già decisi?
Santorum ha perso la sua opportunità di danneggiare realmente l’avversario, e non è la prima volta che spreca la sua chance di mettere Romney fuori combattimento. Le possibilità per Rick si stanno quindi esaurendo, mentre Mitt sta lentamente accumulando i delegati di cui ha bisogno. Romney si appresta a vincere perché gli elettori repubblicani pensano che sia il candidato con maggiori probabilità di battere Barack Obama e i sondaggi confermano questa idea.
Una parte della base repubblicana finora si è rifiutata di votare per Romney. Perché il candidato non è riuscito a convincerli?
Diversi sondaggi mostrano che alcune persone che votano per Santorum perché credono che sia un autentico conservatore. In molti non pensano lo stesso di Romney perché, quando era il governatore del Massachusetts, ha approvato una riforma della sanità per certi aspetti simile a quella di Obama. Ha inoltre mutato posizione sull’aborto e grazie a questo la sua carriera è andata avanti, al punto da far sembrare che fosse un cambiamento dettato da motivi politici e per candidarsi come presidente. In generale inoltre Romney non è particolarmente abile a convincere gli elettori delle primarie. Anche Ronald Reagan ha cambiato idea su diverse questioni, ma era molto abile a persuadere le persone. Alla fine tutto ciò però non conterà, perché la scelta sarà tra Romney e Obama, e gli elettori repubblicani voteranno per chiunque non sia Obama. Probabilmente anche per Paperino o Antonio Conte, se si candidassero come presidenti. Santorum è cattolico.
Alla fine invece come voteranno i cattolici?
Nel 2008 Obama fu votato dai cattolici, che rappresentano il 25% della popolazione, ma si trattò di una campagna molto inusuale. L’amministrazione Obama è convinta che ciò avverrà anche quest’anno, anche se nelle due elezioni precedenti i cattolici avevano sostenuto i Repubblicani, che ora stanno cercando di riconquistare il loro consenso. In qualche modo sono stati aiutati dalla mancanza di chiarezza di Obama sulla proposta di legge che chiede alla Chiesa di finanziare la contraccezione. La questione però di recente si è complicata.
In che modo?
Inizialmente era un caso di libertà di religione nei confronti di uno Stato che voleva costringere la Chiesa a sovvenzionare la contraccezione. Ma, a causa delle esternazioni di Rush Limbaugh (un commentatore della radio che ha insultato in diretta un’attivista pro-aborto, Ndr) la vera natura del problema è passata in secondo piano. E’ probabile quindi che i cattolici saranno meno reattivi nei confronti della minaccia alla libertà di religione, rispetto a quanto sarebbero stati un mese fa.
Ritiene invece che, per quanto difficile, una vittoria di Santorum alle primarie convincerebbe gli indecisi a votare per Obama?
Sì. Santorum ha infatti una fama di conservatore sui temi sociali, con un’opinione precisa su una serie di temi come la contraccezione, l’aborto e i matrimoni gay. A pensarla come lui è il 17% degli americani, e quindi non sono la maggioranza. Santorum rischia quindi di allontanare il voto o creare problemi ai moderati o agli indipendenti che vorrebbero votare per i Repubblicani. Mentre Romney, che gode di un’immagine più moderata, alle primarie ha ottenuto buoni consensi tra gli indipendenti. Le cose gli vanno meno bene con i conservatori, ma resta il fatto che gli elettori di centro preferiscono Romney.
Quali altre variabili possono influire sul voto Usa?
Una variabile che influirà parecchio è lo stato di salute dell’economia. Di recente il presidente Obama ha beneficiato del fatto che l’economia era più forte, e i suoi livelli di consenso per la prima volta dopo un anno e mezzo sono cresciuti. Se l’ottimismo e la fiducia degli operatori continueranno a crescere, il presidente Obama ne beneficerà. Se l’economia resterà debole, la competizione elettorale sarà molto serrata. Io prevedo che si verifichi la seconda ipotesi, e che quindi alla fine chi prevarrà lo farà di poco. Se si considerano anche le persone che hanno smesso di cercare un lavoro, abbiamo ancora circa il 10% di disoccupati.
(Pietro Vernizzi)