La salma di Franco Lamolinara, l’ingegnere italiano di 47 anni ucciso giovedì scorso durante il blitz dei commando inglesi in Nigeria, è arrivata questa notte, intorno alle 2.15, a Gattinara. La camera ardente, allestita nella sala del consiglio comunale, verrà aperta alle 10, mentre i funerali si svolgeranno nella giornata di domani. Intanto non si placano le polemiche riguardo il blitz britannico che avrebbe dovuto portare alla liberazione di Lamolinara e dell’inglese Chris McManus, i due ostaggi rapiti il 12 maggio dello scorso anno a Birkin Kebin, in Nigeria, e giustiziati dai sequestratori con diversi colpi alla testa. A Roma è stata infatti eseguita l’autopsia sul corpo dell’ingegnere, che ha stabilito che la morte è avvenuta proprio a causa di quattro colpi alla testa sparati a bruciapelo. Questo dettaglio escluderebbe quindi l’ipotesi del fuoco amico, confermata anche dalla testimonianza, rilasciata al quotidiano inglese The Times, di una donna di nome Hauwa, moglie del custode del compound, rimasto anch’egli ucciso durante il blitz delle forze britanniche: «Erano nel salone, quando le mura sono state scosse da una esplosione, e due rapitori sono rimasti uccisi da proiettili entrati nella stanza. Lo scontro a fuoco si intensificava e due degli uomini hanno spinto gli ostaggi nel bagno. Ho sentito dei colpi e sono scappata. Non so come sono sopravvissuta», avrebbe detto la donna, avvalorando quindi la versione del governo britannico, secondo cui i due ostaggi avrebbero perso la vita per mano degli stessi sequestratori. Come ha anche spiegato Francesco Bei su la Repubblica, la pallottola mortale «è entrata da dietro l’orecchio destro, gli altri tre colpi sono stati tra il petto e fianco. Dei frammenti dell’unico proiettile trattenuto dentro al corpo è stato stabilito che il calibro dell’arma era superiore al 5,56 in dotazione alla Nato (e quindi allo Special Boat Service). Una ricostruzione che non esclude il fuoco amico ma rende più plausibile che il killer di Lamolinara sia stato uno dei terroristi».
Il presidente del Copasir, Massimo D’Alema, ha espresso scetticismo riguardo la posizione degli inglesi, spiegando che «non appare convincente la risposta del governo britannico alle richieste di chiarimento da parte del nostro Paese», ma sottolineando anche che «occorrerà chiarire il ruolo dei nostri servizi segreti e valutare le iniziative svolte, in questo lungo periodo, fino a ieri, in relazione alla tragica vicenda».