Un soldato americano ha aperto il fuoco sui civili afghani uccidendo 16 persone disarmate. In preda a un raptus, il militare ha cercato le sue vittime casa per casa falciandone le vite una a una. L’episodio è avvenuto a Balandi Pul, nella provincia afghana di Kandahar. Ilsussidiario.net ha intervistato un militare Usa, che in passato ha combattuto in prima linea in Iraq e che preferisce rimanere anonimo. Come sottolinea l’intervistato, “lo stress di combattere in prima linea è enorme, ogni mattina ti svegli e sai che quel giorno potresti morire colpito dai razzi, da un attacco kamikaze, da granate o da una serie di altri motivi. Ma tutto ciò non giustifica in alcun modo quanto è avvenuto in Afghanistan, e che rischia di compromettere tutti gli sforzi degli Usa per portare la pace e la prosperità nel Paese. La strage di civili è intollerabile, e il soldato sarà processato davanti alla Corte marziale”.



Quali sono state le reazioni negli Usa alla notizia del militare che ha ucciso i civili afghani?

Gli americani nell’apprendere la notizia si sono svegliati tutti sotto shock. Ora si apre un’inchiesta formale, con una serie di indagini, per stabilire esattamente che cosa è accaduto. Quindi il soldato affronterà un processo militare di fronte alla Corte marziale e se sarà giudicato colpevole finirà nel carcere militare, probabilmente a Fort Leavenworth in Kansas. Quanto è avvenuto è un crimine di guerra, ed è un comportamento che non può essere tollerato in nessun modo. Le regole d’ingaggio degli Stati Uniti prescrivono che se un soldato è attaccato da un nemico può rispondere, ma assassinare degli essere umani innocenti è intollerabile. L’Esercito ha il dovere di indagare per scoprire perché tutto ciò è accaduto. I nostri militari vorrebbero evitare qualsiasi errore in un Paese come l’Afghanistan, il loro obiettivo è soltanto quello di aiutare la popolazione afghana a essere libera e favorire la prosperità del Paese. Ogni volta che i soldati commettono un errore la risonanza di ciò che avviene mette a repentaglio la nostra missione.



Lei è stato in Iraq. Quali sono i livelli di stress che un soldato deve sopportare in quelle situazioni?

E’ uno stress enorme. Ogni giorno rischi di morire, per una serie di cause diverse: razzi, attacchi kamikaze, granate. Ogni mattina ti svegli e sai che quella potrebbe essere l’ultima. E qualcuno quindi finisce psicologicamente a pezzi, perché non riesce a gestire quei livelli di pressione. Tutto ciò però non è una giustificazione per quanto di malvagio è stato compiuto dal soldato in Afghanistan. Il militare che ha compiuto la strage in quel momento non era attaccato, anche se non sappiamo se il giorno prima avesse magari rischiato di morire. Non conosciamo il contesto in cui tutto ciò è avvenuto. Magari di recente non gli era accaduto nulla di particolarmente drammatico, ma ciò era avvenuto in precedenza. Tutto ciò che sappiamo è che quel soldato sarà perseguito senza sconti e finirà in prigione. L’Esercito non tollererà delle follie di questo tipo, qualsiasi siano le circostanze in cui sono state originate, anche perché rischiano di compromettere tutto ciò che di buono stiamo cercando di realizzare in Afghanistan.



 

In passato dei militari Usa in Afghanistan hanno bruciato il Corano e dissacrato i cadaveri dei nemici. Fino a che punto l’addestramento nell’Esercito Usa avviene in modo realmente adeguato?

 

Ciascuno di questi comportamenti era inappropriato ed è stato punito, soprattutto per quanto riguarda i militari che hanno dissacrato i cadaveri. Per quanto riguarda i Corani bruciati, il sacrilegio era stato già commesso dagli stessi prigionieri musulmani. Li avevano infatti utilizzati per scriverci sopra dei messaggi e passarseli tra di loro, e quindi per motivi di sicurezza i Corani sono stati distrutti. Ma non ritengo che all’origine di quanto è avvenuto ci sia un’inadeguatezza nell’addestramento dei soldati Usa. Tutti i soldati sono preparati in modo adeguato, ma quando ti trovi a gestire decine di migliaia di militari in uno scenario di guerra, quando avvengono delle violazioni da parte di singoli individui non si può parlare di lacune nell’organizzazione dell’Esercito. L’unica cosa che si può fare è fare sì che chiunque compie una violazione debba pagarne le conseguenze.

 

Anche punendo il responsabile, è difficile però riparare a 16 famiglie che si vedono sottratti i loro cari in modo così insensato …

 

Innanzitutto, desidero esprimere le mie condoglianze a chiunque sia stato coinvolto in questa tragedia, come le famiglie, gli amici e i residenti locali. Vorrei che fosse chiaro che gli Stati Uniti si trovano in Afghanistan non per proprio conto, ma all’interno di una coalizione. Tutto ciò che vogliamo è aiutare la popolazione afghana ad avere una vita la più prospera possibile, la vita che tutti noi vorremmo vivere. Non vogliamo danneggiare nessuno, bensì costruire una società in cui il popolo afghano possa ritrovare la pace e l’unità.

 

(Pietro Vernizzi)