Thomas Lubanga, ex leader della milizia armata Unione dei Patrioti Congolesi (Upc), è stato dichiarato colpevole di crimini di guerra dalla Corte penale internazionale. Una sentenza storica, in cui per la prima volta dopo dieci anni dalla sua nascita, la Corte dell’Aia ha giudicato l’arruolamento di minori un crimine di guerra. Il giudice britannico Adrian Fulford ha detto: «La corte è giunta alla conclusione all’unanimità che l’accusa ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che Thomas Lubanga è colpevole dei crimini di coscrizione e arruolamento di bambini di meno di quindici anni e li ha fatti partecipare a un conflitto armato». La pena non è ancora stata resa nota, ma Thomas Lubanga rischia adesso dai trent’anni di carcere fino alla reclusione a vita. 51 anni, Lubanga è l’ex leader della milizia congolese Unione dei Patrioti Congolesi (Upc), che negli ultimi cinque anni di guerra civile in Congo avrebbe arruolato bambini soldato. Lubanga si era fin da subito dichiarato non colpevole di tutti i capi d’accusa, mentre i suoi avvocati hanno sempre dichiarato false le prove e le testimonianze presentate dall’accusa. Tra il pubblico presente in aula durante la lettura della sentenza, c’era anche l’attrice americana Angelina Jolie, moglie di Brad Pitt, che da anni lotta in favore di diverse cause umanitarie. Questa sentenza, ha spiegato successivamente la Jolie, è una vittoria per tutti quei bambini costretti ad arruolarsi: «E’ il loro giorno. Oggi questi bambini sentiranno che non c’è impunità per quello che gli è accaduto, per quello che hanno sofferto», ha detto l’attrice. La sentenza nei confronti di Lubanga arriva appena pochi giorni dopo la diffusione, da parte dell’organizzazione Invisible Children, del video Kony 2012, una campagna di sensibilizzazione che ha raggiunto la cifra record di oltre 70 milioni di visualizzazioni. Il generale Joseph Kony ha obbligato centinaia di bambini ugandesi ad arruolarsi nel suo esercito usandoli come bambini soldato per lo più da sacrificare in azioni suicide, e adesso l’associazione umanitaria ne chiede l’arresto.
Successivamente, nella giornata di ieri, la Invisible Children ha risposto con un secondo video alle polemiche scatenate dopo la pubblicazione del primo documentario sul generale Kony, leader dell’esercito dei ribelli ugandesi, considerato da qualcuno fuorviante. A parlare è stato il Ceo dell’organizzazione, Ben Keesey: «Non c’è niente da nascondere. Invisible Children è trasparente dal 2004, quando abbiamo iniziato», ha detto in una intervista rilasciata recentemente alla Cnn. «Abbiamo fatto del nostro meglio per essere il più esaurienti e trasparenti possibile», ha detto, e «non abbiamo mai sostenuto il desiderio di salvare l’Africa, ma piuttosto quello di ispirare i giovani occidentali a “fare” più che guardare».