Tutte le operazioni diplomatiche dell’Italia in Siria sono cessate. Il nostro ministero degli Esteri ha comunicato di aver sospeso le attività della propria Ambasciata a Damasco e di aver rimpatriato lo staff della sede diplomatica. Dura la condanna della Farnesina nei confronti del regime, anche in considerazione delle condizioni di estrema insicurezza in cui versa attualmente il personale straniero impiegato sul suolo siriano. In ogni caso, il nostro Paese ha reso nota l’intenzione di continuare a sostenere il popolo siriano e di «lavorare per una soluzione pacifica della crisi, che ne garantisca i diritti fondamentali e le legittime aspirazioni democratiche». Il che, se si volesse interpretare a fondo il senso di tali dichiarazioni, esse potrebbero suggerire lo sforzo dell’Italia ad evitare una soluzione che contempli l’invio di una missione militare da parte dell’Onu, ipotesi attualmente scartata, prevalentemente, per il veto di Cina e Russia. L’Italia, altresì, ha fatto sapere di dare il suo completo appoggio a Kofi Annan, di recente nominato, con una larga maggioranza, Inviato Speciale dell’Onu e della Lega Araba. Il suo impegno principale consiste, attualmente, nel far sì che le violenze contro i civili cessino o che, quantomeno, vi sia una tregua temporanea che consenta di aprire un corridoio umanitario. Allo stato dell’arte, infatti, in molte zone sarebbe già emergenza umanitaria. La Siria, dal canto suo, sembra aver dato delle risposte che non soddisfano Annan.



L’ex segretario generale delle Nazioni Unite ha fatto sapere, infatti, di aver ricevuto delle risposte – senza specificare quali – ma che non corrispondono affatto a quelle che si attendeva. Frattanto, non si placano le violenze che hanno condotto, dall’inizio delle proteste, a oltre 8mila morti, molti dei quali donne e bambini uccisi o torturati a morte. L’esercito siriano, in particolare, ha di recente preso controllo della città Idlib, nel nord-ovest della Siria, tra i simboli della rivolta. La città è caduta dopo un assedio durato 4 giorni, al termine del quale i militari hanno fatto irruzione nelle abitazioni degli abitanti, effettuando dei raid casa per casa.



Il presidente siriano Bashar al Assad, intanto, ha fatto sapere che a maggio ci saranno nuove elezioni. Una mossa tardiva, bollata come tragicomica dagli Usa alla stregua della sua recente proposta di indire un referendum per scrivere una nuova costituzione che sia rispettosa dei diritti umani fondamentali

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