La Siria, attraverso le parole del portavoce del ministero degli Esteri, ha fatto sapere oggi di aver risposto positivamente alle proposte di metter fine alle violenze arrivate da Kofi Annan, inviato dell’Onu e della Lega Araba: «Il tono della nostra replica è stato positivo», ha detto il portavoce siriano, sottolineando che la Siria ha offerto «chiarimenti» riguardo ad alcune proposte. Arrivano intanto le dure parole del presidente francese Nicholas Sarkozy, secondo cui il presidente siriano Bashar Assad «si comporta come un assassino» e per questo dovrebbe essere giudicato dalla Corte Penale Internazionale. Il numero uno dell’Eliseo, in un intervento alla radio francese Europe-1, ha aggiunto che è necessario «ottenere corridoi umanitari, e per poterlo fare dobbiamo sbloccare il veto di Russia e Cina». «L’esercito francese – ha spiegato poi Sarkozy – non può in nessun modo intervenire» in Siria senza un appoggio da parte delle Nazioni unite. Intanto l’Italia ha comunicato di aver sospeso le attività della propria Ambasciata a Damasco e di aver rimpatriato lo staff della sede diplomatica. Dura la condanna della Farnesina nei confronti del regime, ma l’Italia ha comunque reso nota l’intenzione di continuare a sostenere il popolo siriano e di «lavorare per una soluzione pacifica della crisi, che ne garantisca i diritti fondamentali e le legittime aspirazioni democratiche». Il nostro Paese ha anche fatto sapere attraverso una nota di dare il suo completo appoggio a Kofi Annan, di recente nominato Inviato Speciale dell’Onu e della Lega Araba: «Sosteniamo pienamente gli sforzi dell’Inviato Speciale dell’Onu e della Lega Araba, Kofi Annan, per ottenere uno stop immediato alla violenza e per consentire l’accesso degli operatori umanitari e l’avvio del dialogo politico», si legge. Intanto in Siria si continuano a contare le vittime: sarebbero almeno 44 le persone rimaste uccise nelle violenze e, secondo attivisti citati dall’agenzia di stampa Dpa, le uccisioni più numerose sarebbero avvenute nella provincia di Idlib, nella zona nordoccidentale del paese. 



Anche Amnesty International ha recentemente denunciato in un fitto rapporto le numerose torture e violenze che si susseguono nelle carceri siriane, anche a danno di minori. Ann Harrison, del programma di Amnesty per il Medio Oriente e il Nord Africa, ha recentemente dichiarato che «le testimonianze raccolte gettano una luce inquietante su un sistema di detenzione e di interrogatori che, un anno dopo l’inizio delle proteste, puntano a umiliare e terrorizzare le vittime, costringendole al silenzio».

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