Dopo la strage in Afghanistan che ha provocato la morte di 16 civili, la situazione per i contingenti della missione Isaf si fa sempre più insostenibile. Il presidente dell’Afghanistan, Hamid Karzai, nel corso di un colloquio con il capo del Pentagono, Leon Panetta, ha dichiarato che i militari occidentali devono “ritirarsi dai villaggi ed essere confinati nelle principali basi militari”. Il ministero della Difesa degli Stati Uniti ha commentato queste parole osservando che il presidente dell’Afghanistan non voleva auspicare un ritiro immediato. George Little, portavoce del Pentagono, ha osservato che Karzai ha semplicemente espresso un “forte interesse ad arrivare prima possibile a uno Stato pienamente indipendente e sovrano”.



L’esecutivo di Kabul ha però manifestato apertamente l’intenzione di controllare militarmente il Paese con le proprie forze già dall’anno prossimo, quindi con 12 mesi d’anticipo rispetto a quanto previsto dalle attuali road map, secondo cui il subentro dovrebbe avvenire a partire dal 2014. Karzai ha spiegato che dal 2013 tollererà soltanto la permanenza di un piccolo numero di forze speciali e consiglieri all’interno del Paese. Una scelta motivata dal fatto che dopo la strage di civili in Afghanistan, i talebani hanno sospeso i colloqui precedentemente avviati con Karzai. Le cui dichiarazioni denotano però una certa irresponsabilità, perché l’effetto psicologico del fatto che presto le truppe occidentali dovranno lasciare il Paese non fa che rafforzare notevolmente i jihadisti. Anche perché Karzai è in grado di controllare soltanto Kabul, mentre il resto del Paese è in mano ai signori della guerra che compiono tutto ciò che vogliono.



E’ evidente però che ormai Barack Obama e Hamid Karzai non sono più in sintonia per quanto riguarda la presenza delle truppe occidentali nel Paese, nonostante il programma di transizione sia stato confermato ancora ieri da Washington. Secondo alcuni analisti, le parole del presidente afghano potrebbero essere semplicemente un modo per ottenere condizioni più favorevoli nell’accordo di partnership strategica di cui sta discutendo con gli Stati Uniti.

Fatto sta che i talebani hanno annunciato anche lo stop al dialogo con gli Stati Uniti, rendendo più difficile una conclusione negoziata di un conflitto che è costato agli americani 500 miliardi di dollari e la morte di circa 2mila militari.