“Smettere di sfruttare il nome della Palestina per compiere azioni terroristiche”. Le parole del ministro palestinese Salam Fayyad riferite da Al Arabiya stanno facendo discutere. Forse quanto le dichiarazioni del primo ministro israeliano riportate poco dopo. A tema la triste vicenda di Tolosa, che ha riacceso i riflettori (spenti solo la settimana scorsa) sulle tensioni che si vivono oggi in Medio Oriente. Dietro l’appello del premier dell’ANP si celano alcuni interrogativi che affondano le radici nella storia del conflitto israelo-palestinese, quando gli attentati erano all’ordine del giorno. E dieci anni fa, si era pronti a giustificare. Oggi Fayyad è schietto: “smettere”. Ma di fare cosa? Non è molto chiaro. Sembra che il problema sia solo la strumentalizzazione del nome, non l’atto in sé. E rivolto a chi? C’è chi è pronto a giurare che l’appello è diretto a tutti, mentre qualcuno malignamente scommette che agli autentici palestinesi sia ancora data la “licenza di uccidere”.
Forti polemiche hanno suscitato anche le dichiarazioni di Benjamin Netanyahu. Rispondendo a Catherine Ashton, che nel suo intervento a Bruxelles aveva ricordato le innumerevoli stragi dei bambini in tutto il mondo, il premier israeliano avrebbe detto: “Noi a Gaza uccidiamo i bambini solo per difenderci”. “Scudi umani” li ha chiamati, cercando di salvarsi in corner dando contro ai terroristi adulti. Ma il bambino di 12 anni morto la settimana scorsa non era proprio uno scudo di un terrorista. Stava semplicemente andando a scuola, con il suo fratellino di qualche anno in meno, anche lui rimasto ferito.
Due dichiarazioni differenti per due polemiche diverse e comunque intrecciate. Come sempre, quando si parla di israeliani e palestinesi. Da una parte ci si chiede ancora se esista per l’ANP un terrorismo legittimato e uno che meriti parole di condanna; dall’altra il dubbio è su quanto possano essere definiti difensivi i raid che colpiscono con precisione chirurgica dei bambini che passeggiano per strada.
A quale ipotesi dare maggior credito? Non è neanche così importante. Nessuna renderà giustizia alle vittime di Tolosa. E questa non è una teoria, ma una certezza.