Transizione a rischio per la giovane democrazia tunisina. Ne è prova il fatto che in questi giorni migliaia di persone sono accorse nella capitale da tutto il Paese, per partecipare a un congresso sulla sharia e la Costituzione che si sta trasformando in una manifestazione di massa appoggiata dalle correnti islamiche più estremiste. Da mesi l’Assemblea costituente, eletta lo scorso ottobre, sta discutendo la nuova legge fondamentale dello Stato che sostituirà quella in vigore dal 1959. Come sottolinea Mustapha Mansouri, esponente del movimento Musulmani moderati italiani e segretario nazionale della Confederazione dei marocchini in Italia, “la deriva islamista sta portando rapidamente la Tunisia all’istituzione del Califfato islamico, come documenta il fatto che una settimana fa il Paese ha dato vita a corpi di polizia religiosa come in Arabia saudita. Questo inasprisce le tensioni nel Paese, così forti che ritengo che sia già in corso una guerra civile”.



Mansouri, che cosa ne pensa dell’attuale dibattito sulla Costituzione in Tunisia?

In Tunisia esiste già una Costituzione fin dal 1959, cioè tre anni dopo l’indipendenza del Paese avvenuta nel 1956. Si trattava di una Costituzione laica e moderna, come documenta il fatto che Tunisi ha riconosciuto il diritto di voto alla donna soli 13 anni dopo rispetto all’Italia. Oggi però le forze islamiste chiedono a gran voce una nuova Costituzione basata sulla sharia, e una settimana fa hanno istituito la polizia religiosa come in Arabia Saudita. La Tunisia sta quindi andando verso una deriva di estremismo e radicalismo islamico, che la sta portando a trasformarsi da Repubblica tunisina in califfato islamico.



Ritiene che sia questa la vera intenzione del partito Ennahda oggi al governo?

Sì, anche se l’Occidente non intende farci caso e non ha voluto aiutare quei giovani e quelle donne che hanno creduto nella libertà e cacciato il dittatore Ben Alì, solo per cadere nelle mani degli estremisti radicali che lavoravano da anni sottobanco per conquistare il potere. Un giorno quindi Ennahda dichiara una cosa, il giorno dopo la smentisce, ma i fatti sono molto preoccupanti.

Quali sono gli obiettivi del Congresso sulla sharia e la Costituzione in corso a Tunisi?

E’ un congresso a margine dell’Assemblea costituente tunisina e ha come obiettivo quello di influenzare i padri costituenti convincendoli a inserire la sharia nella legge fondamentale dello Stato.



 

Anche la Costituzione egiziana dei tempi di Mubarak, considerata da tutti laica, prevedeva che la sharia fosse l’unica fonte della legislazione …

 

La Costituzione dei tempi di Mubarak era ispirata alla sharia, il che però non vuole dire che la sharia valesse come legge dello Stato. Tutte le costituzioni dei Paesi musulmani, dal Marocco all’Egitto, sono ispirate alla sharia, ma sono laiche al 100 per cento. L’unica condizione che non può essere messa in discussione né cambiata è l’eredità musulmana. La Costituzione in Tunisia non è ancora stata scritta.

 

Per quale motivo afferma già in anticipo che sarà contraria ai principi liberali?

 

Lo scorso ottobre si sono tenute le elezioni per l’Assemblea costituente e il partito Ennahda ha conquistato oltre il 40% dei seggi. Sommati agli altri partiti islamisti fanno il 60% dei parlamentari, mentre i liberali si sono fermati al 10%, quindi rappresentano una piccola minoranza. Ora che i membri eletti stanno scrivendo la Costituzione, che dovrà quindi passare al vaglio del referendum, i salafiti sono stati chiamati dalle più svariate parti del mondo al fine di tenere un Congresso e condizionare l’Assemblea costituente.

 

Che cosa la preoccupa di più per quanto riguarda il futuro della Tunisia?

All’inizio di marzo gli islamisti sono entrati nella facoltà di letteratura e arti dell’Università di Tunisi e hanno ammainato la bandiera tunisina issando al suo posto il vessillo nero con scritte islamiche con cui si identificano i salafiti. Si tratta di un episodio preoccupante, che documenta come i numerosi conflitti politici in Tunisia rischiano di sfociare in una guerra civile. Abbiamo poche informazioni su quanto sta realmente accadendo, ma di fatto ritengo che la guerra civile sia già in corso.

 

I Musulmani moderati italiani sono stati esclusi dalla Consulta islamica istituita dal ministro per la Cooperazione, Andrea Riccardi. Che cosa ne pensa di questa scelta?

 

I Musulmani moderati italiani collaborano regolarmente da anni con le istituzioni italiane tra cui il ministero degli Interni. Andrea Riccardi ci ha però esclusi e, solo dopo che i Musulmani moderati hanno diffuso un comunicato in cui si faceva notare la cosa, ci è stata inviata una lettera con cui il ministro cercava di tranquillizzarci e ci invitava a discutere insieme. Personalmente ho scelto di partecipare con l’obiettivo di confrontarmi sul lavoro ancora in corso che non è stato terminato. Ho constatato però che si trattava soltanto di una passerella attraverso cui il ministro intendeva farsi bello di fronte alle diverse fedi presenti in Italia, mentre ha escluso numerosi partecipanti alla Consulta islamica italiana che ha lavorato per tre anni con l’obiettivo di creare un Islam italiano. Riccardi ha invitato invece l’Ucoii, che punta a raggiungere un’intesa con lo Stato italiano per gestire il fiume di denaro che arriva non solo dall’Italia ma anche dall’estero. E’ proprio quello che noi non vogliamo. Ci opponiamo cioè a un Islam teleguidato dalle ambasciate e da Paesi che vogliono solo diffondere la loro ideologia, tra cui innanzitutto l’Iran che sta inviando un fiume di denaro in Italia per fare crescere l’Islam sciita.

 

(Pietro Vernizzi)