Con l’approssimarsi delle elezioni in Messico, l’attuale governo panista ha aperto un dibattito sull’infiltrazione nella politica di narcotrafficanti in aperta polemica con il Pri, storico partito unico messicano, il quale dal 2000 non governa però più il paese. “Chiediamo al governo che non faccia di questo tema un’arma per minare la fiducia nelle autorità elettorali, mettere in discussione i risultati e aggredire partiti e candidati” ha affermato il nuovo Presidente del Pri, Pedro Joaquin Coldwell.



E’ il caso di ricordare qui che ogni elezione in Messico è soggetta a contestazioni continue e ad accuse di frode, da sempre individuate dagli analisti internazionali, ma molto più facilmente dominabili sotto il Pri (per esempio con l’elezione di Carlos Salinas nel 1988). L’attuale presidente Felipe Calderón ha cominciato un’aperta campagna contro il crimine organizzato, in grado, oggi più che mai, di determianare il destino di molti stati del Messico e di intaccare anche il potere centrale. Le dichiarazioni di Calderón sono trasversali: si difendono tutte le formazioni partitiche.



Negli ultimi 5 anni di amministrazione federale la guerra contro il narco ha coinvolto il 52 per cento dei municipi messicani (1.269 comuni). Il saldo è di 47.515 morti. Non ci sono dati certi rispetto ai morti causati dalle guerre intestine tra bande rivali, di certo c’è che lo spazio degli scontri si è ampliato in tutto il paese, con molti pueblos sotto scacco. Ma la polemica è scattata subito dopo i comizi del 13 novembre scorso per le elezioni intermedie nello stato di Michoacán, roccaforte del narcotraffico, oggi governato dal Pri. La sorella del presidente Calderón, Luisa María, candidata a governatrice per il Partido Acción Nacional (Pan) denunciò le pressioni del narcotraffico nelle elezioni.



Lo stesso giorno delle elezioni il quotidiano “a.m.” del muncipio La Piedad, il più diffuso della zona, è stato costretto a pubblicare un messaggio nel quale si mincacciavano di morte i cittadini che avrebbero votato Pan e coloro che per esso facevano campagna elettorale. Pochi giorni prima era stato assassinato il sindaco, Ricardo Guzmán, membro del Pan e molto vicino alla famiglia Calderón. E non è un caso isolato. Nel muncipio di Tuzantla si è imposto di votare per il candidato del Pri, supportato dal gruppo narcotrafficante della Familla Michoacana. Gli stessi avvertivano: “chi vota per il partito di sinistra Prd avrà un familiare in meno”. Ma anche il Prd, in quella zona, è supportato da un gruppo rivale, Los Caballeros Templarios.

Partiti, candidati ed elezioni scelte dal narco in ogni schieramento. Il narco governa, l’economia genera la politica. Il Pri domina le preferenze nei sondaggi per le elezioni presidenziali del 1 luglio 2012 con il candidato Enrique Peña Nieto. Il partito parla delle denuncie di Calderón come di una manovra per incidere nel processo elettorale. Ma è evidente che la narcopolitica è un fatto reale e non riferito a un singolo schieramento. La verità è che molte imprese prestanome o imprese legali che operano per i gruppo criminali si stanno proteggendo finanziando campagne elettorali. La politica non ha la forza per contrastarle. 

Qualche timido tentativo però esiste: nel febbraio 2010 si sono sospese le elezioni nello stato di Tamaulipa, al confine con gli Usa, per infiltrazione delle organizzazioni criminali nel processo elettorale. Ma è una goccia nel mare. Chiaramente è assai più semplice per il narco collocarsi nelle istituzioni a livello municipale o regionale piuttosto che a livello federale, ma nessuno sembra esente da questo proceso. I paesi che compongono il Nordamerica (Messico, Usa e Canada) sono il principale mercato delle droghe al mondo. Ogni anno muoiono 45mila persone a causa dell’uso di stupefacenti, si registra così l’indice più alto al mondo. I costi sono elevatissimi in materia di giustizia penale, di costi sanitari, di perdita di competitività (calcolati approssimativamente in 193mila miliardi di dollari).

E il Messico in questo senso gioca in ruolo sempre più determinate come luogo di smistamento del commercio di droga proveniente da tutto il Sudamerica. A differenza del passato, però, oggi i messicani consumano droga. Il rapporto di amore e odio con il vicino statunitense aveva in passato un segno di resistenza: vendere droga ma non consumarla. E in questo gioco ci si fregiava di una superiorità che imponeva un’economia criminale al colosso capitalista, senza però subirne gli effetti. “De la droga que sembramos ustedes son consumidores”, cantavano i Moltov in Frijolero, meno di un decennio fa. Non si può più dire lo stesso.

Per il Messico, il 2012 sarà un anno di presidenziali, ma si voterà anche il rinnovo di entrambe le camere del Congresso, così come per le elezioni locali in 14 dei 32 Stati del paese. E molti interessi saranno in gioco. Non c’è dubbio che la narcopolitica segnerà questa svolta.