Ha preso il via ieri a Seul il vertice per disinnescare la minaccia nucleare nel mondo. Oltre al presidente del Consiglio, Mario Monti, partecipano i capi di Stato e di governo di 53 Paesi, più i leader dei massimi organismi mondiali quali Ue, Onu, Interpol e Aiea. Sorvegliato speciale del summit è la Corea del Nord, che ha annunciato il lancio del suo quarto satellite tra il 12 e il 16 aprile prossimi. Il giovane presidente Kim Jong-un non è stato invitato per partecipare al vertice, ma i progetti in campo nucleare del suo regime faranno sì che di fatto in questi giorni si parlerà molto di lui. Non a caso Obama e il presidente cinese, Hu Jintao, si sono incontrati per pianificare un’azione comune e prevenire ogni “potenziale provocazione” da parte della Corea del Nord. Come sottolinea Massimo Urbani, ex console italiano a Pyongyang, “tutto ciò che chiede la Corea del Nord è di essere riconosciuta a livello internazionale, per integrarsi e mettere fine alla guerra che di fatto dura ormai da 60 anni. Mai come ora i tempi sono maturi per la pace, per questo i colloqui di Seul hanno la possibilità di raggiungere risultati che sono stati impossibili in passato”.



Urbani, qual è il significato strategico dei summit nucleare di Seul?

Ritengo molto importante che si continui, o che si cominci a parlare seriamente di nucleare. Avendo vissuto per anni in Corea del Nord posso affermare con certezza, parlando ovviamente a titolo personale e non per conto dell’Italia, che la volontà del governo nord-coreano è di giungere alla pace. Poche persone sanno che la guerra tra le due Coree dura ormai da 60 anni. Ciò a cui mira Pyongyang è la denuclearizzazione della penisola, a una sola condizione: che lo stesso avvenga anche per la Corea del Sud.



Se i nordcoreani vogliono davvero la pace, perché si apprestano a lanciare il loro quarto satellite?

Il regno eremita della Corea del Nord ormai da dieci o 15 anni chiede soltanto di essere considerato. Solamente quando la comunità internazionale si rivolgerà loro, come dicevano i romani, “sine ira ac studio”, i nordcoreani perderanno tutte le loro velleità nucleari. Le dimostrazioni di forza da parte di Pyongyang sono semplicemente un modo per dire: “Ci siamo anche noi”. Il lancio del quarto satellite, con tutte le diatribe che hanno fatto seguito, nascono dalla volontà del governo nordcoreano di essere riconosciuto, integrarsi e concludere la guerra che per il suo popolo sta diventando una tragedia.



Obama ha dichiarato che gli Stati Uniti non hanno intenzioni ostili verso la Corea del Nord, ma che Pyongyang deve abbandonare la sua corsa al nucleare. Quella del presidente Usa è un’apertura sincera?

Assolutamente sì, ciò che afferma Obama è del tutto vero. Ricordo che nel 2000 il segretario di Stato Usa, Madeleine Albright, si recò in visita di Stato a Pyongyang. Il presidente democratico sta quindi soltanto riprendendo e ricucendo un processo di riappacificazione che era già iniziato. Sarebbe bello e importante che l’Italia, che è intervenuta più volte per ristabilire la pace nel corso di altri conflitti internazionali, riprendesse a sua volta l’iniziativa in questo processo di riunificazione tra le due Coree. Non a caso l’allora presidente del Consiglio, Lamberto Dini, nel gennaio 2000 fu il primo statista al mondo a venire in visita ufficiale a Pyongyang.

 

Quali sono i veri obiettivi della Cina nel conflitto coreano?

 

Sono più di dieci anni che a Pechino si incontrano sei delegazioni per i colloqui di pace: oltre a quelle di Corea del Nord e del Sud, ci sono Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone. Le quattro potenze del Pacifico affermano di volere la riunificazione della Corea, ma in realtà non è così. E questo nonostante il fatto che se domani tutti i coreani del Nord e del Sud si incontrassero al confine di Panmunjom, basterebbe contare fino a tre e le Coree sarebbero riunificate. Quindi dobbiamo sapere chi è veramente leale, perché per 60 anni le due Coree sono state tenute in piedi per mantenere i due blocchi distanti. E’ ora che questi blocchi siano riuniti, in quanto i mattoni devono essere usati per i ponti e non per i muri.

 

Ma chi ha interesse a tenere in piedi questi muri?

Se i coreani del Nord e del Sud fossero lasciati liberi di parlarsi, la pace domani sarebbe fatta. Se invece continuano a dover discutere con russi, cinesi, statunitensi e giapponesi, prima di giungere alla pace passeranno altri 60 anni.

 

Lei però poco fa ha detto di credere “assolutamente” alla sincerità delle parole di Obama …

 

Sì, ma non sono schierato a favore o contro il presidente Usa. Ciò che intendo dire è semplicemente che se americani, russi, cinesi e giapponesi sono sinceri, la pace in Corea sarà possibile. E’ un fatto che sono anni che le quattro potenze regionali si incontrano a Pechino, ma ancora non riescono ad intendersi.

 

E’ la Cina a fare il doppio gioco e ad avere interesse nel conflitto coreano?

 

Non è questo che voglio affermare né pensare. Se ciascuno evita qualsiasi doppiezza, la pace sarà raggiunta. Secondo un detto famoso, “la guerra è fatta da persone che non si conoscono e si uccidono per il profitto e il beneficio di persone che si conoscono benissimo e che non si uccideranno mai”.

 

(Pietro Vernizzi)