Quando succedono tragedie come quella del treno alla stazione Once di Buenos Aires e della Concordia in Italia credo che si debba aspettare un po’ di tempo e lasciare che i media si “sfoghino” sul fatto per vedere di trarre le conclusioni in forma più obiettiva possibile, una volta che il clamore mediatico lascia spazio spesso ad analisi più veritiere sull’accaduto.



È difatti di questi giorni la notizia che, per quanto concerne l’incidente accaduto in Argentina, al Ministro dei trasporti Schiavi e ai proprietari della Società Tba (Transportes de Buenos Aires) è stato proibito di lasciare il Paese. Manovra un po’ tardiva e anche sospettosamente diplomatica, dopo il clamore suscitato dal comportamento delle autorità al seguito dell’ennesima tragedia ferroviaria che ormai, a scadenza semestrale, si perpetra in Argentina.



Anni fa il regista Pino Solanas, nella sua pellicola “La ultima estacion” (“L’ultima stazione”) aveva chiaramente spiegato come la privatizzazione del trasporto su rotaia avrebbe portato ai disastri puntualmente avvenuti. Basta salire su di un treno di una qualsiasi linea, urbana o extra, per rendersi conto, senza esserne nemmeno esperti, delle disastrose condizioni in cui versano i mezzi e il materiale rotabile, condizioni di viaggio bestiali a parte: vagoni senza finestrini, porte rotte o che non si chiudono, passeggeri spesso “appesi” alle uscite, passaggi a livello non funzionanti… insomma, qualcosa che nemmeno la più fervida fantasia potrebbe avvicinare alla triste realtà.



Di solito, una volta spente le luci mediatiche sulle varie tragedie, proprio come in Italia, le cose continuano come e più di prima. Ma l’incidente della stazione Once pare aver sconvolto questa regola perché l’opinione pubblica pare ormai stufa di un Governo la cui presidente, Cristina Fernandez de Kirchner, non riesce più a nascondere le responsabilità e sopratutto la distorsione mediatica degli eventi che viene puntualmente fatta.

Il sistema dei trasporti argentino, dopo la privatizzazione fatta negli anni Novanta da parte del peronista presidente Menem, è largamente finanziato dallo Stato che, nel caso della compagnia aerea Aerolineas Argentinas, ha provveduto perfino a re-statalizzare con risultati non proprio esaltanti. Il finanziamento coinvolge tutto il trasporto passeggeri e i soldi dovrebbero servire per essere investiti dalle varie compagnie private, in modo da poter garantire un alto livello di sicurezza e confort. Succede invece che gli emolumenti che tanto abbondantemente vengono ricevuti finiscano, opportunamente dollarizzati, in conti privati, spesso all’estero. E che le autorità preposte alla vigilanza e controllo del settore denuncino da anni lo stato di abbandono e precarietà, puntualmente inascoltati.

Poi scoppiano i disastri, ma in quello recentemente accaduto si sono superati tutti i limiti della decenza… prima accusando il manovratore di non aver tentato la frenata (cosa impossibile, visto che si trovava in una stazione terminale) poi, nel caso del ministro dei Trasporti, negando che il numero dei morti fosse superiore ai 50 e accusando i genitori di un ragazzo che, supposto passeggero, lo avevano disperatamente ricercato senza risultato, di essere vittime di un “discolo” che era sparito per farsi i cavoli suoi… peccato che dopo tre giorni, a seguito di un’ordinanza di ispezione comandata dalla polizia dopo le denunce del caso, il cadavere del giovane venisse trovato in uno degli otto vagoni coinvolti nella tragedia, fatto di per sé incredibile e che spiega l’estrema leggerezza e improvvisazione nella gestione dei soccorsi.

Ci sono poi da segnalare le gravissime colpe governative che non si limitano al caso del Ministero competente ma si estendono, come ripetiamo, ad anni di una gestione spesso delirante di un Paese che, seppure con le casse del tesoro colme, non riesce a scrollarsi di dosso una crisi che, dagli altipiani andini del Nord fino alle sterminate estensioni della Tierra del Fuego, pur essendo una nazione altamente sottopopolata rispetto alla sterminata estensione, ha problemi di un’estesa miseria, di una mancanza di alloggi, di un sistema pensionistico che elargisce emolumenti da fame (nonostante i continui aumenti che però sono abbondantemente al di sotto di un’inflazione tremendamente camuffata dagli organi ufficiali governativi), di uno sviluppo industriale fermo al palo che, come quello italiano, gode della complicità di un sistema coercitivo tra Governo, mondo impresario e sindacati che mirano solo al proprio benessere, dimenticandosi che, anche in epoche come l’attuale di crisi mondiale, i paesi che ne subiscono le conseguenze minori sono quelli nei quali vige una concertazione, basata su di una collaborazione effettiva tesa al benessere comune e non di pochi…. e poi da non dimenticare il conflitto mai sopito che la attuale Presidente iniziò nel 2008 con l’intero mondo agricolo.

Ormai anche il dominio acquisito della maggior parte dei mass media non riesce più a coprire le malefatte di un sistema, quello kirchnerista più simile a un berlusconismo italiano che a un Governo progressista come era nelle intenzioni. Altra similitudine con l’Italia risiede nella frantumazione e impotenza di un’opposizione che non riesce a partorire un programma degno di questo nome.

C’è solo da sperare che il tragico incidente alla stazione Once possa trasformarsi, dato il grande impatto che ha avuto sull’opinione pubblica, nel “de profundis” di un potere così come l’incendio della discoteca “Republica Cromagnon”, nel Dicembre del 2004, che provocò la morte di 190 giovani, segnò la fine di Anibal Ibarra, l’allora Governatore di Buenos Aires.