La situazione,attualmente, sembra ancora in fase di stallo. Il ministro degli Esteri indiano S.M. Krishna ha fatto spere che il processo relativo ai due marò italiani accusati di aver ucciso due pescatori, credendo che fossero due pirati, dovrà essere celebrato secondo la legge del Paese. Una controversia di carattere giuridico decisamente spinosa quanto, per la maggior parte degli osservatori, lampante: l’Enrica Lexie, infatti, la nave sulla quale Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri del reggimento San Marco, si trovavano quando avrebbero compiuto il reato che viene loro contestato, si trovava in acque internazionali e batteva bandiera italiana. Secondo il diritto internazionale, quindi, la legge cui dovrebbero essere sottoposti nell’essere giudicati, è quella italiana. Non solo: come spiegava Enzo Cannizzaro su queste pagine, i due imputati, trattandosi di soldati, dovrebbero godere di uno status particolare. I militari, infatti, godono della cosiddetta immunità funzionale, tale per cui, eventuali reati, non possono essere addebitati loro direttamente, ma lo devono essere allo Stato di cui fanno parte. Il ministro indiano ha fatto presente, in ogni caso, che saranno i giudici del suo Paese a valutare la competenza del caso. Il giudice dell’Alta Corte di Kochi avrebbe, quindi, rinviato al 15 marzo il processo in cui si stabilirà a chi spetta la giurisdizione della vicenda. Krishna ci ha tenuto, tuttavia, a sottolinea che i rapporti con l’Italia sono ottimi e che non si determineranno conseguenze negative a livello diplomatico.
Dal canto suo, il titolare della Farnesina, Giulio Terzi, che sta seguendo l’evolversi dello scenario al premier Monti in persona, ha ribadito che il procedimento contro i marò è illegale, dal momento che i due soldati erano impegnati in azioni di contrasto alla pirateria. Oggi il capo della diplomazia italiana ha incontrato l’Alto rappresentante della Ue Catherine Ashton spiegando, in seguito, di confidare in «un’azione attiva dell’alto rappresentante della politica estera europea e su una voce autorevole della Ue anche nei confronti delle autorità indiane».
Terzi ha sottolineato, inoltre, come il diritto della libertà di navigazione sia un principio che va tutelato sia per l’Italia che per tutti gli altri Paesi e che è necessaria «la tutela e riconoscimento sugli organi di uno Stato che legittimamente agisce in un quadro delle risoluzioni dell’Onu, e che ci sia la tutela delle navi che battono bandiera nazionale».