Mario Monti promette al premier israeliano Netanyahu pieno sostegno politico e diplomatico nella crisi iraniana, in cambio di un potenziamento della cooperazione economica tra i due Paesi. Lo Stato ebraico è ai massimi livelli per quanto riguarda l’industria hi-tech e la sua economia è solida, ben lontana dalla crisi finanziaria che affligge il continente europeo. Ecco quindi profilarsi uno scambio dal preciso significato politico: l’Italia farà la sua parte inasprendo le sanzioni contro l’Iran e Israele incrementerà gli investimenti nel nostro Paese, con il quale ha già un interscambio pari a 4 miliardi di dollari l’anno. Tutto il resto, dal biasimo nei confronti delle leggi razziali di Mussolini alle dichiarazioni sui confini del 1967, è puro contorno anche se i principali media italiani lo hanno fatto passare come se fosse il vero contenuto della visita pasquale di Monti in Israele. Ben altra la vera posta in gioco, come sottolinea Michael Herzog, analista politico del quotidiano israeliano Haaretz.



Herzog, quali sono i reali obiettivi della visita di Monti in Israele?

Si tratta ovviamente innanzitutto di obiettivi economici. Non a caso Monti è un economista e i problemi finanziari occupano un posto molto importante nell’agenda politica italiana ed europea. Israele grazie al suo progresso tecnologico e alla sua solida economia può offrire all’Italia una cooperazione a beneficio di entrambe le parti in causa.



Quali nuovi scenari di collaborazione tra l’Italia e Israele apre la visita di Monti?

La visita di Monti rappresenta una pietra miliare nelle relazioni tra l’Italia e Israele. In prospettiva vedo soprattutto uno sviluppo delle relazioni economiche. Esiste già una solida base di relazioni commerciali, in quanto i reciproci scambi di import ed export ammontano a oltre 4 miliardi di dollari l’anno, e sono in ulteriore espansione. Alla luce della crisi economica in Europa, c’è molto spazio per la cooperazione tra i due Paesi. Nel 2010 si è tenuta una grande conferenza a Milano, nel corso della quale le due parti hanno individuato nuovi terreni per la collaborazione in campo economico.



Ora quindi si passa alla fase operativa?

In questi giorni Monti ha incontrato il primo ministro, Benjamin Netanyahu, il ministro delle Finanze, Yuval Steinitz, il governatore della Banca israeliana, Stanley Fisher. Hanno discusso insieme delle nuove vie per la cooperazione bilaterale: non abbiamo ancora i dettagli, ma è stato evidente che quello economico era l’elemento principale nel corso della visita. Le due parti hanno trovato un accordo sulla necessità di stabilire un fondo per incoraggiare maggiori scambi, anche come know how, tra i settori hi-tech dei due Paesi. Israele come è noto è molto avanzato in questo ambito, soprattutto nelle tecnologie per l’incisione dei materiali. Anche l’industria italiana è a ottimi livelli, e questo apre delle buone prospettive nella cooperazione tra i due Paesi.

 

Quali sono stati i problemi politici più discussi nel corso degli incontri bilaterali?

 

In primo luogo le sanzioni internazionali contro l’Iran, che includono anche quelle europee le quali avranno effetto a partire da luglio e che naturalmente avranno conseguenze anche per l’Italia. Nel corso dei suoi colloqui con Netanyahu, Monti ha dichiarato che la comunità internazionale deve essere preoccupata per la possibilità che l’Iran stia cercando di guadagnare tempo nella sua corsa al nucleare. Ritengo quindi che la posizione italiana su questo argomento sia molto importante.

 

Per quale motivo?

Perché ci sono stati dei progressi da parte di Roma, in quanto ora Monti è disposto a partecipare alle sanzioni europee contro l’Iran, un fatto che valuto in modo estremamente positivo.

 

Che cosa ne pensa invece della posizione di Monti per quanto riguarda le altre principali questioni mediorientali?

 

Dal presidente del Consiglio italiano mi aspetterei una posizione più esplicita nei confronti di quanto sta avvenendo in Siria, dove il presidente Bashar Assad sta letteralmente macellando la sua stessa gente. Pur fingendo di essere d’accordo con l’iniziativa dell’inviato Onu, Kofi Annan, il presidente siriano ne sta soltanto approfittando per rafforzare la sua posizione e guadagnare tempo. Da parte dell’Ue in generale, e di Monti in particolare, riterrei quindi opportuna una linea caratterizzata da maggiore chiarezza.

 

E per quanto riguarda invece la questione palestinese?

 

Monti in questi giorni ha visitato anche l’Autorità palestinese e si è incontrato con il presidente Mahmoud Abbas. Purtroppo però in questo momento il processo di pace è in una situazione di stallo, e ritengo che l’Europa non possa fare molto per sbloccarlo.

 

(Pietro Vernizzi)