La televisione indonesiana sta trasmettendo in queste ore le immagini girate subito dopo la forte scossa di terremoto di 8.7 gradi sulla scala Richter registrata al largo della costa sud-occidentale dell’isola di Sumatra, in Indonesia: la gente lascia le abitazioni e si riversa in strada in preda al panico, correndo disperata verso le montagne in cerca di un luogo sicuro. Il terremoto è avvenuto alle 10.38, ora italiana, praticamente nella stessa zona in cui avvenne il tragico sisma del 2004, di 9,1 gradi, che provocò in totale quasi 230 mila vittime. L’epicentro del terremoto di oggi è stato localizzato a una profondità di 33 chilometri, lungo la fascia di subduzione della placca indo-australiana sotto quella asiatica. A differenza di quanto accadde nel 2004, secondo quanto riferiscono gli esperti, lo spostamento sarebbe stato più orizzontale che verticale. «Quando un grande terremoto si genera in mare c’è sempre la forte preoccupazione che possa crearsi uno tsunami, però non è detto che questo accada», spiega in questa intervista per IlSussidiario.net il professor Nevio Zitellini, dell’Istituto di Scienze Marine del CNR (ISMAR) ed esperto di tsunami. «Quindi normalmente delle agenzie come il Pacific Tsunami Warning Center (PTWC), gestito dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) cominciano a lanciare il cosiddetto “warning”, un allarme che viene diramato nel momento in cui si verifica il terremoto. Dopo di che bisogna stabilire se lo tsunami si è effettivamente generato, cosa che ancora non è possibile fare con precisione». Dagli ultimi aggiornamenti riguardo il forte sisma di oggi, sembra che l’allarme stia lentamente rientrando, nonostante un debole tsunami si sia effettivamente generato. Sembra infatti che alcune onde arrivate sulle spiagge di Sumatra siano alte appena diciassette centimetri. «Quello che si è cercato di fare dopo il tragico evento del 2004 – continua a spiegarci Zitellini – è stato posizionare delle boe per rilevare la generazione di uno tsunami: in mare aperto l’onda di uno tsunami risulta molto bassa, dell’ordine della decina di centimetri, quindi spesso ci si può accorgere della sua esistenza. L’onda invece si alza e diventa pericolosa solo quando si avvicina alla costa, così dopo la forte scossa di terremoto, si attende che un’onda passi su queste boe che sono state disseminate nella zona. Il NOAA ha fatto sapere attraverso l’ultimo bollettino che uno tsunami si è generato, anche se probabilmente non fa parte di uno di quelli devastanti. Come detto, si comincia dal “warning”, cioè il livello più basso di pericolo, che poi in base a quanto rilevato viene confermato o cancellato. In questo caso il livello si è spostato di un grado, quindi sempre un livello basso, ma hanno comunque fatto sapere che uno tsunami si è generato». 



Ma come nasce uno tsunami e cosa invece ancora non è chiaro? Il professor Zitellini ci spiega che ad oggi «sono chiare le modalità con cui si genera uno tsunami: dopo un forte terremoto avviene uno spostamento del fondo, che si solleva o si abbassa repentinamente spostando tutta la colonna d’acqua. Questo chiaramente destabilizza tutto l’equilibrio gravitazionale e in questo modo nasce un’onda che si propaga in tutte le direzioni. Questa è la ragione principale, ma quello che non si riesce a stabilire con chiarezza è perché molte volte, a seguito di un grande terremoto, non si generi uno tsunami. Le informazioni riguardanti il terremoto non sono quindi ancora sufficienti a stabilire con certezza la creazione di uno tsunami, ma è necessario aspettare che un’onda passi su uno dei sensori e avverta che lo tsunami si è effettivamente creato». Dopo che l’allarme tsunami è stato lanciato dalle agenzie competenti e dalle autorità locali, c’è praticamente solo una cosa da fare: «Bisogna semplicemente allontanarsi dalla costa. Può sembrare banale, ma in particolare chi abita vicino alla zona costiera deve allontanarsi il più possibile, mentre per edifici e manufatti non c’è niente da fare: bisogna lasciarli lì e allontanarsi immediatamente».  



 

(Claudio Perlini)

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