Paolo Bosusco è finalmente libero. Il cittadino italiano, rapito il 14 marzo scorso nella foresta di Soroda mentre accompagnava il turista Claudio Colangelo per una escursione di cinque giorni, è stato rilasciato dal gruppo maoista dopo 28 giorni di prigionia: «Saluto tutti quelli che mi vogliono bene, mio padre, mia sorella, zii e zie, e tutti i miei amici, in Italia e nel mondo», ha detto Bosusco una volta libero. L’ex ostaggio gestisce da diciannove anni una piccola agenzia di turismo specializzata in escursioni nell’Orissa e, apparso dimagrito ma in buone condizioni dopo la liberazione, ha spiegato al cronista del Tg1 Agostino Mauriello che le sue condizioni sono «il risultato di 28 giorni di vacanza pagata». Un’affermazione poi in parte ritrattata durante un collegamento a Sky Tg24, in cui Bosusco ha fatto capire di aver fatto solamente una «battutaccia». L’italiano ha quindi poi spiegato che i maoisti hanno cercato di dargli «il meglio che potevano, ma qualche problema c’è stato, il cibo era quello che era, e per due volte ho avuto la malaria», ma la vera difficoltà, continua Bosusco, «è stata quando c’erano altre persone che dipendevano da me, dopo invece è andata meglio», alludendo a Claudio Colangelo, l’altro ostaggio italiano liberato prima di lui, il 25 marzo. IlSussidiario.net ha contattato a riguardo l’onorevole Margherita Boniver, inviato speciale per le emergenze umanitarie del ministro degli Esteri: «Riguardo l’affermazione di Bosusco sulla “vacanza pagata” di 28 giorni, è evidente che il mestiere che fa e il posto in cui ha scelto di vivere gli abbiano conferito una forte personalità, ma abbiamo visto che successivamente si è praticamente scusato per quanto detto. Siamo tutti così felici che questa vicenda si sia conclusa nel migliore dei modi che ora di certo non possiamo giudicare un’affermazione del genere, e voglio ricordare che una situazione così delicata avrebbe potuto avere risvolti estremamente inquietanti. Adesso Bosusco fornirà alle autorità tutti i dettagli delle dinamiche, della sua prigionia e delle trattative, quindi è ancora presto per tirare le somme conclusive di questa vicenda». Bosusco è stato rilasciato nella stessa zona dove i due italiani erano stati rapiti, affidato dai rapitori a un mediatore locale, Dandapani Mohanty. All’ultimo momento i maoisti avevano chiesto la scarcerazione di un’altra donna, Aarti Majhi, da due anni rinchiusa nella prigione di Berhampur, ma secondo le autorità potrebbe essersi trattato solamente di un diversivo organizzato dai rapitori per guadagnare tempo e allontanarsi senza troppi problemi una volta rilasciato l’ostaggio. 



«Per quello che sappiamo le trattative sono state portate avanti dalle autorità indiane dello stato dell’Orissa – continua a spiegare l’onorevole Boniver –, quindi non è ancora chiaro se le richieste dei guerriglieri siano state accolte in parte o in toto. Il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura ha negato il pagamento di qualsiasi riscatto, quindi la prassi che il governo italiano ha sempre seguito in tutti i casi di rapimento, anche in questa vicenda è stata rispettata. Questo non esclude evidentemente che le autorità indiane, per conto loro, possano aver aderito ad alcune delle richieste dei guerriglieri».
Dopo l’avvenuta liberazione di Bosusco, il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha naturalmente espresso la propria soddisfazione, spiegando che finalmente «si sta concludendo una vicenda rischiosa e molto complessa che in queste settimane ci ha visto impegnati a tutti i livelli e senza sosta, con l’obiettivo che in questi casi resta sempre quello di garantire anzitutto l’incolumità dei nostri connazionali. Sono profondamente grato all’Unità di Crisi, ai nostri diplomatici in India e a quanti hanno contribuito a questo importante risultato che ci riempie di soddisfazione, e che è stato ottenuto anche grazie alla collaborazione delle Autorità dello Stato dell’Orissa e di quelle di New Delhi». Anche l’onorevole Boniver definisce l’operato del Ministero «estremamente positivo, non soltanto per la tanto agognata liberazione di Bosusco, ma anche perché ha dimostrato sempre un grande impegno per ottenere questo risultato».



(Claudio Perlini)

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