Il presidente uscente Nicolas Sarkozy ha perso, ma il candidato socialista François Hollande non ha vinto, e nel loro insieme i francesi hanno votato in maggioranza per candidati di centro-destra. Mentre scriviamo, alla luce dei primi sondaggi e prima che siano disponibili i risultati ufficiali definitivi, è questo in sintesi il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali francesi che ha avuto luogo ieri.
Secondo tali sondaggi Hollande è il più votato con circa il 28 per cento dei suffragi. Seguono Sarkozy con circa il 25 per cento, Marine Le Pen (estrema destra) con il 20, Jean-Luc Melenchon (Partito comunista francese e ultrasinistra) con il 12, e infine il candidato centrista François Bayrou con il 9 per cento. Si va dunque verso il prossimo decisivo voto di ballottaggio con una situazione molto aperta anche se è chiaro che per Sarkozy, presidente in carica, i tre punti percentuali che lo separano dal più votato Hollande hanno un peso assai più che proporzionale al loro valore strettamente numerico. Prima di tentare previsioni sul possibile esito del ballottaggio vale però la pena di soffermarsi sul quadro politico complessivo che questo primo turno di elezioni ha delineato.
Soprattutto l’area di centro-destra, ma anche quella di centro-sinistra, appaiono spaccate al loro interno ciascuna in due sotto-aree molto lontane l’una dall’altra, mentre il modesto esito del candidato di centro esclude almeno per il momento la possibilità per quest’area di un ruolo rilevante che peraltro in Francia non ha mai avuto. Di fronte alle urgenze della crisi economica internazionale in atto, la società francese risulta in fin dei conti divisa e disorientata non meno di quella italiana. Quale sarà il risultato del voto di ballottaggio, questo è il dato di fondo destinato a pesare sulla politica del nuovo presidente francese.
Se costui sarà Sarkozy sappiamo già di chi si tratta, ovvero di un personaggio tanto capace di galleggiare quanto incapace di navigare. Dunque nient’affatto l’uomo giusto in un momento di crisi. Se costui sarà invece Hollande, c’è ancor meno da stare allegri. Nel suo programma economico ci sono elementi (da aumenti della pressione fiscale e della spesa pubblica a riduzioni dell’età di pensione) che sembrano fatti apposta per spingere avanti la Francia sulla via della recessione con ovvi contraccolpi sul resto dell’Unione europea; e in particolare su di noi visto che, dopo la Germania, il nostro grande partner commerciale è appunto la Francia.
Essendo il mondo dei media complessivamente orientato a sinistra, in queste ore viene soprattutto sottolineato il primo posto in classifica di Hollande: un dato certamente di rilievo, ma non decisivo. Meriterebbe invece altrettanta attenzione il 20 per centro dei consensi raccolto dal Fronte Nazionale di Marine Le Pen. Tra l’altro, al di là della loro ovvia diversità, Le Pen e Hollande hanno un punto in comune: la critica alla politica europea di Sarkozy, di cui entrambi censurano la forte dipendenza dalla Germania di Angela Merkel. Ecco un altro elemento che contribuisce a rendere il quadro più complesso da come in queste ore lo si sta raccontando.
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