In dodici giorni, in Francia, si può giocare una partita decisiva, soprattutto nei rapporti tra le due destre, quella gollista e quella petenista, per usare lo schema classico francese. I quotidiani francesi stanno facendo l’analisi del voto e pensano anche al dopo, a giugno, quando si voterà per le legislative francesi, dove i regolamenti di conti, sempre a destra, possono riservare sorprese incredibili. Nel frattempo Nicolas Sarkozy sta conducendo una politica di “destrizzazione”, per cercare di recuperare i voti letteralmente saccheggiati da Marine Le Pen con il suo Front National. Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera, in questi giorni è proprio a Parigi, ed è quindi un testimone di primo piano di quanto sta accadendo in Francia.
Scusi Franchi, le risulta che qualcuno nella sinistra europea, anche quella italiana, possa non essere contento del risultato di François Hollande?
Da qui non mi pare proprio di sentire alcuna lamentela significativa. Anzi, sono gli stessi quotidiani francesi che fanno comprendere che le sinistre europee sono tutto sommato compatte nel sostenere la vittoria di Hollande. Lo stesso Bersani è venuto qui per una manifestazione comune con Hollande e con Gabriel, in attesa del prossimo appuntamento con le consultazioni tedesche.
Forse qualche moderato nel Pd italiano storce il naso e preferisce un tipo e una politica come quella del leader dei centristi, François Bayrou.
Ma mi sembra un aspetto marginale rispetto alla situazione complessiva che si gioca Francia e, di riflesso, anche in Europa. Hollande in questo momento è visto come un leader che può contrastare la politica di Angela Merkel, che può chiedere una politica della crescita e una rinegoziazione del Fiscal compact. Su questo credo che ci sia una solidarietà con Hollande non solo a sinistra, anche in Italia. Si pensi solo alla dichiarazione di Giulio Tremonti.
Il personaggio non appare molto convincente.
Se vogliamo discutere del livello dei leader socialisti europei attuali rispetto a quelli del passato, compreso Hollande, non possiamo parlare certo di “splendore”. Ma in questa situazione credo che ci sia la consapevolezza della necessità di un contrasto alla politica che viene imposta dalla Germania in sede europea.
A suo parere Hollande ha un strada abbastanza spianata nella corsa all’Eliseo?
Una valutazione approssimativa vede François Hollande al 40 per cento. Jean Luc Melanchon è nato trozkista, ma è un socialista attualmente ed è stato pure un ministro di Mitterrand. Non è un “gauchiste”, nel termine che si usava un tempo. E’ un signore che porterà i suoi voti a Hollande. Certo, ha raccolto meno di quanto si pensasse. Oggi il suo elettorato è intorno all’11 per cento, mentre puntava a realizzare un 15 per cento. Ma qui il discorso è più complesso e va fatto nel dovuto conto di un’analisi complessiva del voto francese.
Che cosa è successo veramente?
Bisogna guardare all’interno del voto del Front National. Marine Le Pen è andata male nelle grandi città, se si escludono Marsiglia e Nizza, le città del “Midi” che sono più esposte all’immigrazione. Ma poi il Front ha preso un terzo del voto operaio. Proprio analizzando il voto operaio, si può notare che un terzo si è astenuto, un terzo è andato ai socialisti e un altro terzo è andato a Marine Le Pen. La quale ha pure una forza straordinaria nelle banlieues, nel ceto rurale della Francia.
Sembra una protesta durissima, quella del Front National.
Lo è. Perché assomma la tradizionale politica contro l’immigrazione a considerazioni molto pratiche: pensioni, salari, stato sociale. Il Front National sostiene una linea fortemente anti-europeista e pensa che i traguardi raggiunti dalla Francia si possono raggiungere solo difendendo lo Stato nazionale. C’è anche il vecchio nazionalismo francese che emerge in questa circostanza.
Ma tutto questo pone dei gravi problemi a destra. In questo momento lo scarto tra le due destre è ridotto: 27 per cento contro 19 per cento. E, pensando anche a una “destrizzazione” di Sarkozy, è difficile immaginare che possa recuperare i voti del Fron National dopo la politica europea che ha fatto a braccetto di Angela Merkel.
È proprio così. Sarkozy tenterà un recupero, ma sarà difficile rimontare con questi presupposti. Qui è quasi messo in discussione (lo vedremo poi alle legislative di giugno) il rapporto tra le due destre francesi, su cui poi si è giocata la nascita della “Quinta repubblica” francese.
Restano i voti dei centristi di Bayrou, che sono voti moderati, che forse possono essere spaventati da Hollande.
Non credo che i voti del centro confluiranno tutti su Sarkozy. Qui si fa un calcolo approssimativo su un terzo dei centristi che voterà per Hollande. Ma è difficile fare una previsione al momento. Bisognerà ascoltare i toni di questa campagna elettorale, i nuovi confronti e le correzioni di tiro. Certamente, in queste elezioni francesi, con tutto quanto è in gioco, si può dire che in questi dodici giorni che mancano al ballottaggio vedremo una sorta di “film a colori”, dalle tinte molto forti.
(Gianluigi Da Rold)