“Resurrexit”: il verbo in latino che annuncia la vittoria di Cristo sulla morte è intonato incessantemente, la domenica di Pasqua, al Santo Sepolcro di Gerusalemme. Nella messa celebrata da mons. Twal proprio davanti all’edicola che conserva ancora la tomba di Gesù, hanno partecipato alcuni vescovi, oltre a un centinaio di sacerdoti e tantissimi fedeli. I pellegrini hanno raggiunto la Citta’ Santa da tutto il mondo, anche se in lieve calo rispetto all’anno scorso.



E’ potente il richiamo del patriarca alle rivoluzioni in Medio Oriente. “Nei paesi arabi intorno a noi, una gioventù entusiasta ha scosso la polvere dai propri piedi e da una storia oscura, di miseria, totalitaria – ha esordito  mons. Twal nell’omelia  – e  si è armata, alla ricerca di una nuova vita contraddistinta da giustizia, libertà e dignità”. Per il vescovo di Gerusalemme “si tratta di una generazione nuova, di giovani che cercano la risurrezione e la riforma per i propri popoli. Una forte volontà e la fiducia in un futuro migliore sono i soli strumenti a loro disposizione per giungere a questi cambiamenti”.



E davanti alla più stretta attualità il vescovo giordano ha invocato incessantemente il sostegno di tutti perchè le transizioni favoriscano il processo di pace: “Aiutiamoli con la nostra preghiera, con l’incoraggiamento, con il consiglio di armarsi di ragionevolezza, restando fedeli ai propri paesi e alle conquiste raggiunte”. Nella messa di resurrezione, sono tantissimi i fedeli di varie nazionalità che ascoltano le parole del Patriarca:  “Ci auguriamo di poter cantare insieme a loro un giorno il nostro Alleluia – ha proseguito – nonostante il pericolo e i rischi che li minacciano, e che ci minacciano tutti. Nonostante molte siano le parti interessate intenzionate a raccogliere i frutti di questa rivoluzione senza averne preso parte”.



Con riferimento alla situazione attuale della Terra Santa, mons. Twal ha esortato i cristiani locali a essere i primi promotori della novità portata da Gesù: “Seppelliamo dunque nella tomba di Cristo le nostre inclinazioni mondane, le nostre divisioni religiose, la nostra violenza, la nostra mancanza di fede e le nostre paure”. 

E alla fine, aggiunge: “Vivremo così una vita nuova, secondo quella che è la nuova evangelizzazione, compiendo il desiderio del Signore, nostro Maestro, nello spirito del prossimo Sinodo di ottobre”.

L’invito finale è quello a essere coraggiosi “come quelle donne che la domenica mattina si sono recate al sepolcro e hanno visto la tomba vuota”. E la tomba, ancora oggi, rimane vuota. A testimonianza della più bella notizia di tutta la storia dell’umanità, che la Chiesa universale invita oggi a ripetere con forza: Cristo e’ risorto.

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