“Invece di appoggiare i laici e i moderati nello schieramento dei ribelli siriani, la Francia e i Paesi arabi sostengono le fazioni più fondamentaliste. Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, è malato di ‘sindrome libica’: è convinto di avere liberato la popolazione da Gheddafi, quando invece il suo intervento militare ha provocato 50mila morti, e ora pretende di fare lo stesso anche in Siria”. Ad affermarlo è Haytham Manna, portavoce del National Coordination Committee (NCC), un movimento politico di ispirazione laica che si oppone tanto ad Assad quanto al Consiglio Nazionale Siriano nel quale spadroneggiano i Fratelli musulmani. Figura di spicco dell’opposizione siriana, Manna sottolinea che “gli estremisti in Siria si annidano sia nel regime sia tra i ribelli, e il nostro obiettivo è difendere i cristiani da entrambi. Per farlo abbiamo preparato una ‘Dichiarazione sopra-costituzionale’, su cui si fonderà la Seconda Repubblica Siriana e che non potrà essere modificata da nessuna maggioranza parlamentare, con cui tutelare i diritti di tutte le minoranze religiose inclusi i cristiani”.
Diversi osservatori ritengono che il Consiglio Nazionale Siriano sia dominato dai Fratelli musulmani. Lei condivide le posizioni espresse dal movimento islamista?
Innanzitutto, io non faccio parte del Consiglio Nazionale e ritengo che la sua composizione non sia accettata dalla maggioranza dei siriani. E’ stata imposta da Turchia, Qatar, Arabia Saudita e da alcuni Paesi occidentali come la Francia. L’imminente fine della presidenza di Nicolas Sarkozy offrirà nuove chance all’anima più autentica dell’opposizione siriana, della quale l’NCC fa parte. Il vero paradosso è che il ministro Juppé prima si rifiuti di fare lavorare nei suoi uffici una donna velata, e poi regali ai Fratelli musulmani un peso politico di gran lunga superiore rispetto a quello che riveste realmente nella società siriana. Francamente, non riesco a comprendere questo tipo di laicità.
Il cessate il fuoco in Siria è stato violato diverse volte. Di chi è la responsabilità, di Assad o dei ribelli?
Di entrambi. Una parte del regime percepisce la road map di Kofi Annan come una minaccia per i suoi interessi militari, e non vuole quindi concedere nulla a una soluzione pacifica del conflitto. Nello stesso tempo gli estremisti presenti nell’opposizione sanno bene che il fondamentalismo prospera dove c’è violenza, e che senza violenza essi stessi saraebbero marginalizzati. Cercano quindi a loro volta di ostacolare il piano di pace proposto da Annan.
Chi sono gli autori dei recenti attentati in Siria?
Per quanto riguarda quello di Idlib, è stato realizzato da parte di gruppi militari, ma in altri governatorati della Siria le forze di sicurezza non erano implicate. Ci sono quindi due opposti estremismi, uno nello schieramento dei ribelli e uno all’interno del regime, pronti a organizzare attentati per destabilizzare la situazione.
Che cosa ne pensa delle preoccupazioni espresse dai cristiani siriani, che dopo la caduta di Assad temono di diventare una minoranza perseguitata come in altri Paesi arabi?
La situazione in Siria non può essere paragonata a quella di nessuno degli altri Paesi nel mondo arabo. Oggi la cosa più importante è trovare una soluzione siriana, perché l’incremento sistematico della violenza cui abbiamo assistito negli ultimi 13 mesi porta inevitabilmente alla marginalizzazione di tutte le forze laiche e democratiche presenti nel Paese.
Quali sono gli impegni in difesa dei cristiani del movimento NCC di cui lei è portavoce?
La percentuale dei cristiani nell’NCC è superiore rispetto a quella presente nella società siriana. Tra il 40 e il 50 per cento dei nostri membri appartengono alle diverse minoranze etniche e religiose. Da Homs ad Aleppo, da Daraa a Damasco, cristiani, musulmani e laici lavorano insieme per cambiare la Siria. La nostra organizzazione è composta da 11 partiti politici, numerose Ong, intellettuali e molte personalità famose, e queste figure non sono caratterizzate da un unico colore ideologico. Per questo l’NCC è considerato la migliore protezione possibile per tutte le minoranze, inclusi i cristiani.
Se Assad dovesse essere cacciato, in che modo l’NCC riuscirà a difendere i cristiani dai Fratelli musulmani?
Nel nostro programma abbiamo inserito una “Dichiarazione per la dignità e i diritti”. Consideriamo questa dichiarazione un testo sopra-costituzionale. Il nostro obiettivo è fare sì che anche chi ha la maggioranza in Parlamento non possa cambiare la Costituzione a svantaggio delle minoranze e dei diritti di quanti non professano la religione sunnita o non sono arabi. La tutela delle minoranze deve quindi trovare spazio in un testo sopra-costituzionale, che rappresenti l’atto fondante della Seconda Repubblica Siriana.
Il suo movimento è disposto a dialogare anche con Assad?
Noi siamo aperti al dialogo con chiunque possa essere utile a una transizione politica pacifica. Chiediamo che quanti sono stati direttamente implicati in crimini contro l’umanità si facciano da parte, ma siamo disposti ad accettare che l’autorità del presidente Assad passi al suo vicepresidente, Farouk al-Sharaa, o a un generale dell’Esercito. Dobbiamo garantire un’“uscita di sicurezza” a numerosi esponenti dell’attuale regime, per evitare ulteriori spargimenti di sangue.
Il ministro Juppé ha minacciato un intervento militare in Siria. Lei è favorevole?
Alain Juppé è malato di quella che chiamo “sindrome libica”. E’ convinto che la Francia abbia liberato il popolo da Gheddafi, e vorrebbe riproporre lo stesso meccanismo anche in Siria. E’ una soluzione davvero stupida, non riesco a trovare altre parole, se non altro perché la Siria e la Libia sono completamente diverse. La “liberazione” della Libia inoltre ha provocato oltre 50mila vittime. Spero quindi che Juppè eviti delle soluzioni semplicistiche per il mio Paese, la cui situazione è molto complicata.
La Russia finora ha appoggiato Assad. Ritiene che possa ugualmente essere coinvolta in un tentativo di mediazione?
Coinvolgerla è un dovere di chiunque abbia a cuore la pace. La Russia deve fare parte della soluzione, se escludiamo Mosca non riusciremo a dialogare con una parte molto importante dell’Esercito e della società siriana. Dobbiamo quindi prendere in considerazione una soluzione globale cui partecipino tutte e cinque le superpotenze del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
(Pietro Vernizzi)